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Oltre 240.000 posti di lavoro nel 2023 ‘persi’ dalle tech company alla ricerca di profitto, il doppio dell’anno precedente

Layoffs 2023

Prosegue anche quest’anno la resa dei conti – leggi layoffs – delle tech company che era iniziata nel 2022. L’industria tecnologica ha visto la perdita di oltre 240.000 posti di lavoro nel 2023, un totale già superiore del 50% rispetto all’anno scorso e in crescita. All’inizio di quest’anno, le riduzioni di massa della forza lavoro sono state guidate dai più grandi nomi della tecnologia come Google, Amazon, Microsoft, Yahoo, Meta e Zoom. Anche le startup di molti settori hanno annunciato tagli nella prima metà dell’anno. Mentre i licenziamenti nel settore tecnologico sono rallentati durante l’estate e l’autunno, sembra di essere alla vigilia di una nuova ripresa. Questi numeri sono raccolti pazientemente da TechCrunch e da Layoffs.fyi, per cui vi sono pochi dubbi sulla loro accuratezza, semmai può essere sfuggita qualche azienda che non ha pubblicizzato i propri licenziamenti.

Le ragioni delle riduzioni di personale seguono spesso un copione comune: il contesto macroeconomico, i piani di riduzione dei costi e le ristrutturazioni durante il tumultuoso percorso verso la redditività. Ma seguire questi licenziamenti  aiuta a capire l’impatto sull’innovazione, quali aziende stanno affrontando pressioni difficili e chi è disponibile ad assumere per le aziende che hanno la fortuna di crescere in questo momento.

Diventa infatti complesso affermare quali siano i profili professionali più a rischio, guardando ai dati disponibili dei licenziamenti: sicuramente tra i più colpiti ci sono tutte le funzioni di staff e corporate, che intuitivamente rappresentano la maggioranze di questi layoff, suggeriti dalla crescente domanda di redditività, ma non mancano ingegneri e sviluppatori, che teoricamente dovrebbero essere maggiormente protetti perché più vicini al core business di queste imprese.

A questo proposito vanno sottolineati tre elementi presenti di questo ‘esodo’. Innanzitutto l’abnorme crescita degli headcount che molte aziende hanno sperimentato nel corso della pandemia: dai primi mesi del 2020, superato lo shock iniziale, vi è stata una vera e propria corsa alle assunzioni, che ha condotto all’attuale situazione di sovrappiù di mano d’opera qualificata. Poi non è stato calcolato quanto pesino i nuovi ingressi, sicuramente in totale un ordine di grandezza inferiore ai licenziamenti: tuttavia non si può fare un bilancio preciso se non si tengono in conto anch’essi. E che le aziende tech stiano procedendo a nuove assunzioni è un fatto: solo che queste sono fatte guardando attentamente alle specializzazioni e ai profili, pensando agli impieghi che dovranno svolgere. Infine l’impatto iniziale dell’AI Generativa, che si sta facenndo sentire in non poche attività, dal marketing alla creatività, dalla pianificazione alla logistica. Paradossalmente, in questa fase di tagli, sono più protette le attività manuali, quali ad esempio il corriere o il magazziniere, fino a quando – va da sé – anche questi lavori non verranno impattati dai robot e dai droni: un fatto che ci ricorda l’evoluzione dei profili di rischio.

Layoffs

Secondo Layoffs.fyi, il totale dei licenziamenti per il 2023, basato sui mesi completi, è di 224.503 unità. I licenziamenti nel settore tecnologico effettuati quest’anno superano attualmente il numero totale di licenziamenti nel settore tecnologico nel 2022, secondo i dati del tracker.