Interactive

Meta sta per essere ‘digerito’ dai social network, ma non tutto va come piacerebbe a Mark…

La sera (in Italia) dello scorso 28 ottobre Facebook ha annunciato al mondo il suo nuovo nome: Meta, a suggellare l’investimento – si parla di una decina di miliardi di dollari come inizio – dedicato a quello che nella mente di Mark Zuckerberg sarà il futuro: il metaverso, la Realtà Virtuale e i device necessari per connetersi a questo mondo.

Al di là delle reazioni ironiche, a volte vere e proprie burle, che hanno accolto l’annuncio – e che si erano manifestate anche prima del giorno fatidico – va detto che le reazioni dei social sono state molto diverse tra loro, a iniziare dall’arruolamento’di Khabane Lame, il TikToker del momento, per illustrare alla sua maniera ciò che sarà il futuro del metaverso.

Innanzitutto va detto che la distinzione tra gruppo aziendale (il soggetto del rebranding) e il social network, il cui nome rimane invariato, non è molto chiara agli utenti. Qui riportiamo alcuni esempi.

Egualmente è stato dato largo spazio al simbolo – una sorta di ‘infinito’ un po’ schiacciato – per trovare similitudini con i loghi o i prodotti di altre aziende.

 

Ma il nome non è certamente originale in quanto tale: basti pensare a Meta, attività milanese del food, acronimo di Merging Taste, “piatti stellati ma a prezzi accessibili, dove tutto è pensato in chiave sostenibile e nulla è lasciato al caso, dove la consegna a casa arriva con scooter elettrici e il packaging è a impatto zero”. E non citiamo le decine di brand, a partire dalla cittadina di Meta in provincia di Napoli, che potrebbero con qualche ragione alzare la propria voce in merito.

Più seria l’obiezione di chi contesta ‘nel merito’ la mossa di Mark Zuckerberg. Come Yanis Varoufakis, già Ministro della Finanze greco, che scrive su Twitter, adombrando un diritto di primogenitura sul nome “Meta è l’acronimo di Center for Postcapitalist Civilisation, un gruppo di esperti di sinistra il cui comitato consultivo comprende eminenti filosofi, economisti, registi, artisti e attivisti come come Noam Chomsky, Srećko Horvat, Brian Eno, Ken Loach e James K. Galbraith“, spiegando poi che il movimento vuole “cogliere il momento storico attuale in modo da aiutare i movimenti progressisti radicali a trovare un percorso dal lugubre postcapitalismo emergente a uno per cui valga la pena combattere e vivere”. Un percorso che appare decidamente differente dal metaverso di Meta.

Ma la strada comunque è stata ormai tracciata: Meta significa – e significherà sempre più in futuro – metaverso secondo l’interpretazione di Zuckerberg. Nè poteva mancare in chiusura il commento sospettoso di un Senatore della Repubblica italiana, Armando Siri, che ha scritto “dopo quasi vent’anni dalla sua nascita, Facebook cambia nome al futuro che diventa ‘MetaVerso’. È interessante l’utilizzo della parola ‘Meta’ che ha una radice ben precisa in ebraico, quella di ‘morte’. E Zuckerberg è ebreo. Carl Gustav Jung, sosteneva che il ‘caso’ non esiste”. Ma qui sembra più opportuno lasciare la parola a Napalm51 o a Red Ronnie, nella magistrale interpretazione di Maurizio Crozza.