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Lush e il futuro digitale: la forza della small tech energy e una visione tecno-ottimista. E un manifesto per ribadire che i diritti digitali sono diritti umani

Bath Bot, la prima bomba da bagno digitale di Lush
Bath Bot, la prima bomba da bagno digitale di Lush

Lush presenta i risultati della ricerca ‘Digital Engagement: A Social Future’, realizzata in collaborazione con la società di consulenza strategica The Future Laboratory, che analizza il futuro del panorama digitale con uno sguardo al 2030, tenendo in particolare considerazione il suo impatto sui consumatori e le barriere esistenti alla trasformazione digitale.

Lush si sta impegnando a spingere l’innovazione ai confini tra tecnologia e cosmesi, dopo che, nel novembre 2021, è stato il primo brand internazionale a scegliere di staccare la spina da tutte le piattaforme Meta e ad allontanarsi dal loro uso commerciale, con una mossa che ha visto il brand essere definito come ‘gangster anti-social’. In un momento cruciale della storia dell’evoluzione digitale, Lush crede nella forza della small tech energy e la sua priorità oggi è essere fautore del cambiamento, abbandonando i giganti delle Big Tech, come Meta, in favore di community open-source più piccole e agili, per favorire un’interazione con i clienti in scenari digitali più etici.

Guidata dalla convinzione che i diritti digitali siano diritti umani e che, senza un cambiamento consapevole a livello globale, siano destinati a essere messi a repentaglio, Lush ha cercato di indagare come potrebbe svilupparsi ed evolvere il rapporto delle community con il digitale nel prossimo futuro. La ricerca ha permesso di elaborare e presentare ‘The SOCIAL Framework’, un manifesto a cui tutte le aziende possono accedere gratuitamente, pensato per facilitare un futuro tecno-ottimista e assicurare che l’innovazione tecnologica possa creare un progresso positivo per la società.

Cinque esperti di spicco del settore tecnologico hanno contribuito ad analizzare i dati della ricerca ‘Digital Engagement: a Social Future’ che ha coinvolto oltre 12.000 consumatori del Regno Unito, degli Stati Uniti e del Giappone, intervistati per capire le loro esigenze, i loro desideri e le loro opinioni sul futuro dell’impegno digitale e dei social media.

I diritti digitali sono diritti umani

Perché un’azienda cosmetica dovrebbe interessarsi all’etica digitale? Per Lush la risposta è semplice: tutti noi abbiamo il dovere di preoccuparci del futuro del nostro pianeta, della vita che lo abita e delle connessioni che si sviluppano nelle comunità.

Jack Constantine, Chief Digital Officer di Lush, commenta nella nota: “In Lush crediamo fermamente che i diritti digitali siano diritti umani e che senza un cambiamento consapevole e olistico a livello globale tali diritti siano compromessi”.

Annabelle Baker, Global Brand Director di Lush: “Abbiamo voluto presentare una ricerca che mostrasse gli aspetti positivi che esistono intorno al panorama digitale e dei social media. La policy anti-social di Lush è stata accolta da alcuni anche con scetticismo, per cui abbiamo fortemente voluto dimostrare la possibilità di un futuro diverso rispetto a quello attuale, in cui le persone possano relazionarsi in ambienti digitali sicuri. Dobbiamo essere in grado di spostare la narrazione da ciò che non possiamo fare a ciò che possiamo fare”.

Secondo la ricerca, questo è un tema che sta a cuore anche ai consumatori di tutto il mondo. Quasi sette adulti su dieci (69%) ritengono che se una piattaforma di social media non è etica, i brand dovrebbero abbandonarla, mentre sei su dieci (62%) affermano di rispettare i marchi che si preoccupano maggiormente dell’etica di una piattaforma di social media rispetto al numero di persone che possono raggiungere.

L’allontanamento dai canali social

È interessante notare come un numero crescente di consumatori trascorra meno tempo sulle piattaforme social. Oltre un terzo (35%) degli utenti di Meta (Facebook e Messenger al 17% e Instagram al 18%), quasi un terzo degli utenti di Pinterest (27%), un quarto degli utenti di Twitter (24%), Discord (24%) e Snapchat (24%), più di un quinto degli utenti di BeReal (22%), il 18% degli utenti di TikTok e il 16% degli utenti di Line, sono su queste piattaforme con una frequenza nettamente minore rispetto all’anno precedente.

Jack Constantine spiega: “I social media promettevano connessione, espressione e comunità. Oggi, però, molti consumatori hanno perso fiducia nei confronti delle piattaforme social e alcuni le percepiscono addirittura come spazi ostili. Tutto ciò è dimostrato in maniera allarmante dalla nostra ricerca, che rivela come quasi la metà (49%) dei consumatori ritenga che le piattaforme di social media non facciano abbastanza per proteggere gli utenti da molestie, pericoli e manipolazioni”.

Una delle ragioni potrebbe essere il fatto che oltre la metà dei consumatori intervistati ( 57%) ritiene che il dominio della tecnologia e della cultura online sia nelle mani delle Big Tech, con il 55% che auspica che queste possano ridurre la portata del loro controllo online. Molti si dicono preoccupati per la sicurezza, e il 70% degli intervistati chiede una legislazione globale che protegga la sicurezza degli utenti durante la navigazione online. I consumatori della generazione Z, in particolare (54%), ritengono che alcune minoranze siano emarginate o ignorate negli spazi digitali.

Lush Lens

Una trasformazione tecno-ottimista

I brand non possono permettersi di chiudere gli occhi davanti ai problemi che tutti noi, come società globale, dobbiamo fronteggiare: i consumatori si aspettano, infatti, che diano il loro contributo e ben il 62% ritiene che spetti a tutte le aziende garantire che gli spazi digitali siano etici.

Nonostante la crescente preoccupazione per l’impatto dell’attuale cultura digitale, traspare anche un certo tecno-ottimismo. Le piattaforme digitali offrono ancora numerosi vantaggi a cui i consumatori tengono molto, tra cui la possibilità di connettersi con gli altri (33%) e di trovare persone che la pensano come loro (29%). La maggioranza (57%) afferma che la tecnologia sia di supporto nell’aumentare la produttività e il 39% sostiene che i social media aiutino a favorire l’espressione della propria identità.

Questa positività è ulteriormente alimentata da un panorama tecnologico in rapido sviluppo, con l’intelligenza artificiale (AI), il metaverso e il Web3 – la prossima iterazione decentralizzata di Internet – che promette un nuovo modo di fare le cose. Agli albori di una nuova rivoluzione tecnologica, che si appresta a offrire esperienze digitali immersive e trasformative, esiste finalmente l’opportunità di assicurarsi che le regole che governano tali spazi siano allineate ai valori della società. La ricerca sottolinea il ruolo delle singole persone nella costruzione del futuro: il 62% dei consumatori concorda sul fatto che tutti possono contribuire a creare un mondo digitale più sicuro e inclusivo.

The SOCIAL Framework – Il manifesto per il futuro dell’innovazione tecnologica

Per garantire che l’innovazione tecnologica possa creare un progresso esponenziale in una direzione positiva, la ricerca di Lush con The Future Laboratory ha elaborato il manifesto The SOCIAL Framework. Un insieme di sei principi per guidare gli spazi digitali, le piattaforme e l’interazione, che permette di aprire la strada a un futuro tecno-ottimista. Il futuro dell’innovazione tecnologica può generare progresso se attento a questi sei principi guida, le cui iniziali compongono la parola ‘SOCIA’L.

Sostenibile: prima di sviluppare qualsiasi piattaforma, servizio o prodotto digitale, occorre considerarne l’impatto ambientale. Indipendentemente dall’impatto positivo che potrebbe avere uno spazio digitale, qualunque esperienza risulta indebolita se l’hardware o lo storage di dati hanno un impatto negativo.

Open-source: all’interno del panorama digitale la competizione deve essere sostituita dalla cooperazione. Un flusso trasparente di informazioni può contribuire a creare soluzioni e innovazioni con vantaggi per tutte le parti coinvolte.

Comunità: nella maggior parte degli spazi digitali, ad oggi, i consumatori non hanno il controllo dei propri dati. La proprietà dei dati controllata dalla comunità e decentralizzata potrà creare nuovi scambi di valore.

Iterazione: a differenza del mondo fisico, gli spazi digitali evolvono rapidamente e in modi non sempre facilmente comprensibili. Adottare approcci iterativi all’innovazione digitale è fondamentale per garantire flessibilità e miglioramento costante.

Accessibile: una maggiore inclusività rappresenta un vantaggio per gli ambienti digitali e virtuali, in quanto garantisce che il lavoro, il merito e il valore di una persona siano giudicati sulla base di chi è questa persona, anziché a suo dispetto. La spinta verso l’inclusività sta incoraggiando i brand a offrire una visione maggiormente diversificata dei mondi virtuali e ad aiutare le persone con esigenze, aspirazioni e desideri diversi a muoversi senza ostacoli negli spazi digitali.

Life-affirming e ottimistico: dal momento che diventa sempre più difficile distinguere tra IRL e URL, la natura esperienziale dell’interazione digitale dovrebbe essere incanalata in modo tale da offrire momenti divertenti, giocosi e positivi. Questo può portare a un cambio di mentalità improntato all’ottimismo e assicurare che la cultura digitale sia uno strumento volto a migliorare il benessere.