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La Gen Z spalanca le porte al Web3 e ai metaversi, mentre si annullano le differenze tra presenza fisica e realtà virtuale. We Are Social e The Sandbox al ‘WTFuture Metaverse Edition’

Quello che oggi viene definito come Web3 sta prendendo forma in modo sempre più definito, sia a livello concettuale, sia relativamente ai luoghi in cui si svilupperà. Tra questi ultimi il metaverso, o meglio, i metaversi, a cui è stato dedicato l’appuntamento ‘WTFuture Metaverse Edition’ di WE ARE SOCIAL, in cui l’agenzia ha esplorato questo nuovo spazio e l’impatto che sta avendo sul settore della comunicazione.

“Due sono i punti centrali di questo discorso”, ha puntualizzato Luca Della Dora, Innovation Director di We Are Social, introducendo il seminario. “Innanzitutto la comparsa della Generazione Z, la prima ad essere totalmente pervasa del digitale come modalità espressiva, che è abituata sin dalla nascita al gaming e alla realtà virtuale, per cui è estremamente facile non solo ‘vivere’ i video giochi, ma soprattutto relazionarsi senza quasi notare la differenza la tra realtà fisica e avatar digitali. Vi è poi, allo stesso tempo, la comparsa del Web3: dopo il Web1, quello iniziale dei publisher; e il Web2, che ha trovato la sua ragione d’essere nella diffusione capillare dei social, questa nuova forma di internet vede il suo obiettivo finale nell’open web e nella decentralizzazione, che sta dando vita a più metaversi, ciascuno con la sua peculiarità specifica”.

Il Web3, in effetti, non è solo un nuovo canale di comunicazione, ma attraverso le sue declinazioni cha vanno dalle criptovalute agli NFT, dalla blockchain alle personificazioni digitali, apre nuovi mondi da popolare e da colonizzare, creando finalmente quelle combinazione tra persona, creator, consumatore, esploratore che rappresenta l’essenza stessa dei protagonisti del metaverso, sempre in bilico tra community, possesso e identità individuale.

Per dare concretezza all’invito di Della Dora, di non essere frenati e ‘lanciarsi’ a esplorare le nuove tecnologie, che sono già qui, attive, a disposizione di persone e brand, è quindi intervenuta Serena Tabacchi, Partnerships Manager at The Sandbox, nonché co-founder e director del MoCDA, il Museum of Contemporary Digital Art, che si è concentrata sull’esperienza di The Sandbox, una delle piattaforme più utilizzate e di maggior successo quando parliamo di metaversi basati su blockchain.

Un metaverso che si distingue da quelli proposti da Meta, che necessitano del visore Oculus, o da Roblox e Fortnite, in cui la discendenza gaming è ancora troppo presente, e che è disponibile nella versione alfa, in evoluzione, in cui i ‘terreni’ – previsti quantità limitata e veduti già per 70% – accolgono i partecipanti e i brand che vogliono costruire le loro residenze e relazionarsi in maniera nuova con i consumatori.

Un metaverso ‘open’ che accoglie tutte le attività possibili, da quelle creative, come gli NFT, a quelle economiche, come le transazioni effettuate nella moneta ufficiale del luogo, il Sand, fino alle esperienze individuali, uniche e irripetibili.

Chi si fosse perso l’evento potrà rivederlo su YouTube a questo link.