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La crisi mette a rischio i passi avanti nel lavoro dovuti alla pandemia, flessibilità e lavoro ibrido nel mirino dei capi azienda costretti a scelte impopolari. L’indagine LinkedIn

Di fronte a un futuro incerto per l’economia globale, con la crisi energetica che deve ancora raggiungere il suo picco, alcuni dei principali progressi di cui lavoratori e lavoratrici in Italia hanno potuto usufruire durante la pandemia – in primis la maggiore flessibilità e le modalità di lavoro ibride – rischiano di diventare passato remoto. Questo lo scenario che emerge da una nuova indagine commissionata da LinkedIn, che ha coinvolto dirigenti di alto livello su scala globale.

L’incertezza per il futuro si sta già traducendo in decisioni concrete da parte delle aziende, con un forte impatto sul mercato del lavoro e sulla vita dei dipendenti. In Italia, il 34% delle aziende ha già ridimensionato i propri piani per le assunzioni (contro il 29% in Europa) e il 25% le ha completamente bloccate. Il 27% delle imprese – un dato sopra la media europea di 2 punti – ha già ridotto anche i fondi allocati per la formazione e per la creazione di nuove opportunità professionali per i propri dipendenti.

“Fiducia, flessibilità sul lavoro, equilibrio tra vita privata e professionale, sviluppo di nuove competenze e creazione di nuove opportunità di carriera all’interno dell’azienda sono aspetti fondamentali sui quali non si possono fare passi indietro” ha commentato in una nota Marcello Albergoni, Country Manager di LinkedIn Italia. “Sono punti cruciali per un ambiente di lavoro inclusivo ma anche per costruire aziende diversificate e resilienti, in grado di adattarsi a un mondo in rapida evoluzione. Al primo posto devono sempre esserci le persone, il loro talento e la loro crescita. Il supporto delle aziende è fondamentale in un momento in cui sono sottoposte allo stress e all’incertezza dovuti all’aumento generalizzato dei costi della vita. Crediamo infine che il rapporto datore di lavoro – dipendente debba essere di scambio reciproco tale per cui i dipendenti dovrebbero essere resi partecipi del business, incarnando i valori dell’azienda e investendo su se stessi attraverso competenze e una comunicazione trasparente”.

Dal ramo italiano dell’indagine commissionata da LinkedIn, emergono alcune principali aree di preoccupazione per le aziende nei confronti dei propri dipendenti. E anche alcune contraddizioni, soprattutto per quanto riguarda la visione dei leader rispetto alla flessibilità e al lavoro da remoto: mentre il 71% dei C-level intervistati si dice convinto che queste conquiste ottenute in pandemia siano destinate a rimanere valide nel tempo, il 60% è preoccupato per una loro probabile riduzione – con ricadute negative sull’equilibrio tra vita professionale e privata e sulla motivazione dei dipendenti. E il 36% delle aziende ha già programmato una riduzione delle modalità di lavoro flessibili e ibride.

È probabile che questa dissonanza derivi da un mancato allineamento tra le opinioni dei datori di lavoro e il feedback da parte dei talenti che vogliono trattenere. Secondo il report Global Talent Trends di LinkedIn, infatti, le attuali priorità dei dipendenti nei confronti dei datori di lavoro, oltre la retribuzione, sono: flessibilità, sviluppo delle competenze ed equilibrio tra lavoro e vita privata.

Un’altra preoccupazione diffusa tra i C-level italiani (60%) riguarda la possibilità che, con la crisi in corso, aumenti ulteriormente il divario di competenze tra i lavoratori, anche per la richiesta di percorsi di formazione specifici: per oltre la metà degli intervistati, sarà ancora più importante possedere un titolo universitario per trovare opportunità professionali.

Queste preoccupazioni hanno portato i leader a definire nuove priorità che riflettono l’attuale momento storico, caratterizzato da un’incertezza finanziaria: per il 44% dei leader tra le priorità di business è fondamentale essere finanziariamente preparati per i tempi difficili che ci attendono, una preoccupazione che risuona anche tra i dipendenti: il 35% degli intervistati ha infatti dichiarato che nella propria realtà i dipendenti stanno chiedendo supporto finanziario a fronte dell’aumento dei costi di vita e il 46% si dichiara preoccupato per lo stress finanziario a cui sono sottoposti i lavoratori. Oltre alle preoccupazioni, c’è una priorità per i dipendenti legata alla loro crescita professionale; per il 29% dei leader si tratta del miglioramento delle competenze e il reskill dei propri dipendenti. Infine, per il 40% dei dirigenti una priorità riflette una delle maggiori preoccupazioni degli italiani in questo momento, ovvero ridurre il consumo energetico aziendale per risparmiare sui costi.

Dall’indagine emerge infine come ci sia un sostanziale accordo – sia a livello globale sia nel nostro paese – sulle qualità che i leader devono dimostrare in questo momento di difficoltà: per il 33% degli intervistati la soft skill fondamentale è la capacità di comunicare, seguita dal problem solving, dalla trasparenza e dall’empatia. Di fronte a un percorso pieno di ostacoli, è particolarmente sentito il bisogno di figure con competenze trasversali: una percezione che trova riscontro nel 78% delle offerte di lavoro pubblicate a livello globale su LinkedIn negli ultimi tre mesi.