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Il futuro del fintech è l’open finance, una tappa imprescindibile nel viaggio verso l’open data

Marie Johansson, Country Manager di Tink in Italia

Qual è la differenza tra open banking e open finance, quali le regolamentazioni in atto e quando potremo parlare di open data? Marie Johansson, Country Manager di Tink in Italia, cerca di fare chiarezza sul prossimo futuro del settore.

Partendo dalle basi, cos’è l’open banking? L’open banking è lo scambio di dati e servizi tra istituzioni finanziarie e fornitori terzi (TPP). L’obiettivo, quello di migliorare il mercato finanziario, offrendo nuove esperienze partendo dall’accesso ai dati delle transazioni. Con l’uso delle API, infatti, i fornitori di terze parti possono costruire applicazioni e servizi per portare valore ai consumatori – sia offrendo insight esclusivi basati sui dati del conto corrente, sia ottimizzando l’esperienza dell’utente o semplificandone i pagamenti.

L’open finance guarda oltre l’ambito dei dati e dei servizi bancari, coinvolgendo l’impronta finanziaria a 360 gradi. Previo consenso del cliente, i dati finanziari relativi a pensioni, tasse, investimenti e assicurazioni possono diventare accessibili a una terza parte fidata e ciò può aprire la strada a servizi per i consumatori ancora più personalizzati, sia per quanto attiene ai pagamenti che per altri prodotti finanziari.

La più grande differenza tra l’open banking e l’open finance è che l’open banking è parzialmente regolato da un quadro legale, mentre l’open finance non lo è (ancora).

L’open banking in Europa è regolato dalla PSD2. Non c’è dubbio che la direttiva sui servizi di pagamento sia servita da apripista per l’open finance, in quanto ha evidenziato le opportunità che scaturiscono dai dati e dalla condivisione degli stessi con l’obiettivo di aumentare la concorrenza, migliorare l’efficienza e ripensare la gestione del denaro. Questa direttiva, entrata in vigore nel 2018, ha reso aperto il settore dei servizi finanziari – e la speranza è che le future regolamentazioni procedano nella stessa direzione.

L’open finance non è coperto da alcuna regolamentazione finanziaria. Ma ciò potrebbe presto cambiare. Nel Regno Unito, ad esempio, la Commissione europea e la Financial Conduct Authority (FCA) hanno intrapreso un dialogo sulla necessità di regolamentare l’open finance. L’obiettivo è quello di promuovere una maggiore salute finanziaria attraverso la concorrenza e l’innovazione del mercato.

I benefici dell’open finance

L’open banking ha democratizzato e trasformato la finanza come la conosciamo oggi. L’open finance è il prossimo passo di questo viaggio, e incoraggerà la collaborazione tra fornitori terzi e l’industria finanziaria tradizionalmente chiusa. L’open finance sarà un bene sia per le imprese che per gli individui. I consumatori otterranno un accesso più semplice ai propri dati e impareranno di più sulle proprie finanze, migliorandone anche il controllo: l’accesso a più informazioni, d’altronde, conduce a migliori decisioni finanziarie. Le aziende, dall’altra parte, otterranno l’accesso a dati più rilevanti, un più agevole onboarding di nuovi clienti e soluzioni fintech scalabili e a prova di futuro.

Quindi l’open finance è il naturale proseguimento dell’open banking. È il livello successivo nella democratizzazione della finanza, e finirà ciò che l’open banking ha iniziato: livellare il campo di gioco in modo che i consumatori ottengano servizi finanziari più personalizzati.

L’open finance è parte di un obiettivo europeo ancora più ampio: una tappa imprescindibile nel viaggio verso l’open data, che rappresenta il momento in cui ognuno potrà scegliere chi può accedere ai propri dati – finanziari e non.