Interactive

Il Creative Day di Uniting Group: un luogo e un momento dove conoscersi, condividere, ispirarsi, confrontarsi e lavorare sempre più insieme. Perché la creatività dev’essere una scoperta quotidiana, un processo in costante evoluzione

Marco Zambaldo e Andrea Stanich - Uniting Group
Marco Zambaldo e Andrea Stanich - Uniting Group
di Massimo Bolchi

Il Creative Day è un format di Uniting Group, ideato e guidato da un tavolo di leadership creativa formato dal Chief Creative Strategy Officer Dario De Lisi, dalle direzioni creative esecutive del Gruppo, Zambaldo, Mascheroni, Stanich, e dalle direzioni creative delle unit, ALL Communication, KIWI, FLU, Freshhh e aBit. L’appuntamento, tenutosi per le prime due edizioni da Combo Milano, vede l’incontro fra le tutte le figure creative e strategiche delle varie unit del Gruppo per mettere a confronto le proprie personali esperienze su un tema unico e comune.

“Creative Day vuole essere uno spazio e un tempo”, spiega il CCSO di Uniting Group Dario De Lisi. “Un luogo dove ritrovarsi per ricordarsi che il nostro compito oltre a fare tantissimi progetti è anche quello di indagare il concetto stesso di creatività. Conoscersi, condividere, ispirarsi, confrontarsi e lavorare sempre più insieme”.
“Perché le idee più stanno vicine più fioriscono. Il Creative Day nasce dalla consapevolezza che la creatività non può essere solo un servizio, una competenza specifica di un settore. La capacità di far nascere e muovere su ogni touchpoint un’idea è orizzontale: una capacità che coinvolge anche il pensiero strategico in un flusso unico su tutto l’ecosistema. La creatività è il motore che stimola e muove la nostra quotidianità, avevamo bisogno di un luogo e uno spazio dove allenarla per una migliore comprensione del futuro”.

Ma è possibile ‘rubare’ un giorno al lavoro e ai tempi di consegna sempre più sfidanti? Come si riesce a gestire il tempo?

“Il Creative Day è proprio quel momento che serve per alzare gli occhi dalla quotidianità e ricordarci quanto sia bello il lavoro che facciamo”, risponde Marco Zambaldo, Executive Creative Strategy Director di Uniting Group. “Una giornata in cui ci prendiamo un tempo e uno spazio fisico dove stare tutti insieme per nutrirci di ispirazione, approfondendo le relazioni infra-Gruppo e indagando la nostra professionalità”.

“Succede sempre che a ridosso di un Creative Day ci sia una gara, una scadenza indifferibile”, aggiunge Andrea Stanich, Executive Creative Director di Kiwi, Part of Uniting Group. “Però è importante che questo momento venga preservato perché è un investimento essenziale per l’azienda e per tutti noi. Serve per ricordarci l’identità del lavoro creativo, sempre più spesso schiacciata dall’operatività, soprattutto in una realtà come Uniting in rapida crescita, in cui i nuovi talenti hanno necessariamente bisogno di fare networking e di conoscersi meglio, per lavorare in perfetta sinergia”.

MZ – “Si ripaga anche nella produttività dei giorni seguenti e nelle progettualità che si nutrono di una giornata di ispirazione: il creativo se viene ‘schiacciato’ troppo dal day by day dopo un po’ non performa più o mostra i limiti della routine. Noi non riempiamo recipienti, ma teniamo vivo il ‘fuoco’ di tutti i nostri collaboratori”.

AS – “Motivazione e anche scoperta e condivisione di strumenti e competenze, che magari non si sapeva di avere all’interno dell’azienda: cose che devono essere fatte emergere, perché il creativo è come un’orchidea, che fiorisce in un posto della casa e appassisce in un altro. Per noi diventa essenziale individuare quelle caratteristiche peculiari, dalle passioni personali alle capacità di utilizzo di nuovi tool, e metterle a sistema per capire, all’interno della nostra realtà, dove ciascuno possa fiorire al meglio”.

E di cosa ha bisogno oggi un professionista della creatività? In che maniera si coinvolgono e si assumono nuovi talenti?

MZ – “Un creativo oggi è molto esigente, capisce subito se il contesto di una agenzia nuova è giusto o meno: l’area di creatività va al di là dei progetti, è la capacità di essere curiosi, di approcciarsi in modo diverso alla quotidianità. Un creativo di oggi non ha solo bisogno di capire un processo di lavoro, ma deve muoversi in un contesto in continuo cambiamento, quello comunicativo, quindi non può limitarsi a imparare a farlo al meglio, ma cerca soprattutto di dare il suo contributo originale, perché probabilmente quello che ha imparato da noi oggi tra sei mesi sarà tutt’altro: essenziale è trovare il proprio punto di vista nella trasformazione globale”.

AS – “Un altro aspetto secondo me rilevante, soprattutto per un’azienda come la nostra dove ci sono tanti giovani e giovanissimi creativi, è dire ai ragazzi: le idee fresche, la padronanza di alcuni strumenti, di alcune piattaforme o di alcuni linguaggi ce l’avete voi. Tu mi porti i tuoi stimoli di giovane creativo e io ti insegno come metterli a frutto”.

Come scegliete le tematiche e gli ospiti? Qual è (e quale sarà) il ruolo dell’AI in quest’ambito?

MZ – “Fissare un tema è un punto cruciale: deve essere un tema contemporaneo, ma non affetto da ‘contemporaneismo’. Prendiamo ad esempio l’AI, un ambito dirompente al momento attuale e che lo sarà sempre di più in futuro. Un tema che non possiamo non affrontare da creativi, benché l’AI sia un qualcosa che potrà sostituire, almeno in parte, la creatività umana. Ecco quindi che l’abbiamo approcciato su due livelli. Uno livello per comprendere e dibattere proprio sul tema generale, su che cambiamenti porterà e come lavorare creativamente sul concetto di intelligenza artificiale. L’altro è proprio a livello di strumento, quindi come può aiutare e come può far evolvere la capacità di un creativo nel processo di nascita di un’idea, ma anche nella produzione di contenuti”

AS – “Una versione che mi piace chiamare ‘spin-off condensato dei Creative Day’, è stata fatta anche alla chiusura del Cannes Lions International Festival of Creativity 2024. Non siamo andati in trasferta ma abbiamo organizzato, all’interno dell’azienda, uno stop di un intero pomeriggio per poter guardare e commentare insieme delle case study che avevamo selezionato tra quelle vincitrici a Cannes. In alcuni casi, un ‘oro’ che ha premiato un lavoro fatto con un budget colossale, per noi è meno interessante di un ‘bronzo’ per un lavoro più adatto al mercato nazionale, di grande originalità e di manifesta eccellenza, che potrebbe darci uno spunto per un altro progetto a cui stiamo lavorando”.

Qual è stato il feedback che avete ricevuto dai Creative Day da parte delle persone coinvolte? E dal resto dell’azienda?

MZ – “Abbiamo fatto una survey subito dopo l’ultimo Creative Day e la risposta è stata ottima, con feedback arrivati, anche live durante la giornata, e numerosi suggerimenti di miglioramento. Quando le persone ti danno degli spunti, vuol dire che vogliono partecipare. Non si limitano ad assistere e basta. Quanto al resto della popolazione aziendale – il Creative Day è una giornata dedicata solamente a tutta la parte creativa strategica di Uniting – c’è stata grande curiosità, motivo per cui abbiamo condiviso quello che abbiamo realizzato tramite un report della giornata. Siamo un’unica squadra, nei progetti e nelle azioni quotidiane, e la condivisione è uno dei pilastri su cui si fonda, in generale, il lavoro di Team.

AS – “Una cosa che non abbiamo detto sul Creative Day è che nel pomeriggio è previsto un workshop, ahimè troppo breve. Lo chiamiamo ‘Creative Derby’ ed è un momento ludico a squadre incrociate, per lavorare insieme su vari tavoli e restituire quanto fatto, raccontandolo poi all’intera platea. Al termine della giornata non possono mancare grandi festeggiamenti, ovviamente davanti ad un drink (…anche due!).
Qual è l’unico problema del Creative Day? Che dura un solo giorno!

Concludo riprendendo una frase che ha detto all’inizio il mio collega Marco, che mi piace molto e che condivido a pieno: “Il Creative Day è proprio quel momento che serve per alzare gli occhi dalla quotidianità e ricordarci quanto sia bello il lavoro che facciamo”.