“Ci troviamo in un contesto di profondo cambiamento”, ha affermato Marco Giorgino, Responsabile Scientifico Osservatorio Fintech & Insurtech presentando a Milano la ricerca all’interno del convegno ‘Il Fintech & Insurtech cambia pelle: quali scenari per il futuro’. “Gli ultimi due anni sono stati molto positivi per Banche e Assicurazioni. Ora lo scenario segnato da volatilità dei tassi di interesse e incertezze politiche e nuovi rischi richiede agilità e capacità di adattamento agli operatori del settore. Gli incumbent stanno ridefinendo le loro strategie, esplorando possibilità di fusioni e acquisizioni per creare sinergie, ampliare la gamma di servizi e migliorare l’efficienza operativa. Allo stesso tempo, agiscono come driver di innovazione attraverso investimenti in progetti digitali interni e sostenendo le startup emergenti. Le nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale generativa, sono delle leve strategiche, ma l’implementazione richiede sempre un approccio responsabile in termini di governance, etica e conformità normativa”.
Il settore italiano del Fintech e Insurtech in effetti vive una fase di maturità e consolidamento. A fine 2024, si contano 596 startup, in lieve calo rispetto alle 622 del 2023, tra nuove realtà annunciate, alcune chiusure, diverse M&A. Quelle esistenti hanno rafforzato la propria posizione attraverso sinergie con partner industriali e finanziari, dimostrando capacità di adattamento e resilienza.
Circa due terzi delle startup (63%) hanno raccolto capitali dalla fondazione a oggi. Tra queste, il 31% lo ha fatto nel 2024 (20% del totale). Complessivamente, nell’anno in corso sono stati raccolti 250 milioni di euro tra equity e strumenti convertibili, +44% rispetto ai 174 milioni del 2023, prevalentemente attraverso Business Angel e Venture Capitalist. Ma molte realtà ancora faticano ad attrarre capitali sufficienti per sostenere ricerca, sviluppo e crescita: 46% è impegnato nella ricerca fondi e solo il 12% ha identificato investitori adeguati al round pianificato, prevalentemente Seed o Series A. I round sono spesso destinati allo sviluppo del prodotto più che all’espansione in nuovi mercati o alla diversificazione della clientela. E l’ammontare dei fondi è generalmente contenuto (oltre il 50% delle richieste è inferiore a 2 milioni di euro).
Panorama del Fintech e Insurtech italiano: tanti segni più
Il Fintech & Insurtech italiano appare quindi in salute. Per il secondo anno consecutivo, i ricavi mediani per startup sono in aumento (+29%), con una previsione di 450.000 euro nel 2024, segnale di un ecosistema che continua a crescere nel suo complesso. Migliora la profittabilità, con il 44% delle startup che prevede il break-even entro fine anno. E le startup dimostrano pragmatismo nel gestire le risorse disponibili, privilegiando l’efficienza operativa e gli investimenti strategici. Il contesto è vivace anche nell’assunzione di personale: il 76% delle startup ha posizioni aperte, soprattutto per rafforzare R&D e vendita e marketing.
“Le startup Fintech e Insurtech, nonostante la difficoltà d’accesso ai capitali si confermano come motore fondamentale dell’innovazione nel settore”, ha spiegato Laura Grassi, Direttrice dell’Osservatorio. “La loro capacità di sviluppare soluzioni tecnologiche avanzate e di introdurre nuovi modelli di business sta contribuendo alla modernizzazione dell’intera industria finanziaria. Recenti interventi legislativi hanno riconosciuto l’importanza strategica di queste realtà e il sostegno istituzionale mira a promuoverne la crescita, valorizzando il loro ruolo nel portare avanti soluzioni all’avanguardia che rispondono alle nuove esigenze del mercato. Inoltre, anche a livello europeo, alcune importanti evoluzioni normative avranno impatti significativi e tangibili sul settore Fintech & Insurtech, come il regolamento DORA per rafforzare la resilienza operativa digitale degli istituti finanziari e la proposta FIDA per la creazione di un quadro armonizzato di accesso e condivisione dei dati finanziari. È essenziale comprenderne le implicazioni e il ruolo di tutti i soggetti coinvolti”.
Le tecnologie si trovano al centro della proposta
Le tecnologie sono il fulcro dell’offerta delle startup Fintech e Insurtech, che continuano a puntare soprattutto su quelle più consolidate, come API (adottate dal 70%) e Artificial Intelligence (43%). Tra le tecnologie emergenti, si distingue la crescita significativa della Generative AI, adottata oggi dal 26% di startup soprattutto per ottimizzare processi di back-office, mentre rimane limitato l’impiego per servizi specifici rivolti a settori verticali o ai consumatori finali, con esempi significativi concentrati soprattutto nei chatbot.
Le realtà Fintech e Insurtech italiane si rivolgono nella loro offerta principalmente ad aziende e intermediari finanziari, confermando il loro ruolo di abilitatrici tecnologiche più che di competitor diretti dei player tradizionali. In particolare, 1 startup su 2 si configura come Techfin, collaborando con intermediari tradizionali per migliorare tecnologie, processi e servizi, anziché competere con essi.
All’interno del panorama complessivo, sono 86 le startup Insurtech attive nel 2024, capaci di raccogliere quasi 35 milioni di euro nel corso dell’anno. L’83% delle realtà sta assumendo nuovo personale per sostenere l’espansione e il 43% ha già raggiunto il break-even. Tuttavia, anche in questo ambito il funding è la sfida principale, indicata dal 55% delle realtà e ben il 43% è attivamente alla ricerca di capitali per accelerare lo sviluppo.
In ambito assicurativo è stato registrato un incremento della digitalizzazione, principalmente guidato dalla grande crescita delle partnership tra incumbent e startup: sono 45 quelle attivate nel 2023, in aumento dell’80% rispetto all’anno precedente. Ma è spinto anche dall’impegno delle compagnie nello sviluppo interno di progetti digitali: sono stati avviati 108 progetti interni per un valore di quasi 45 milioni di euro, con un aumento dell’89% rispetto all’anno precedente.
Il cliente finanziario del futuro preferisce il digitale
I clienti finanziari italiani sono molto propensi ad usare il digitale come canale di gestione delle proprie attività finanziare: il 74% usa già l’home banking e il 65% l’app della propria banca (entrambi in crescita di 8 punti percentuali rispetto all’anno scorso). Lo sono molto meno a condividere informazioni con la propria banca: appena il 5% è disposto a condividere in automatico un set ampio e completo di dati, che vanno dalle informazioni anagrafiche, ai dati finanziari (come buste paga o investimenti), fino ai dati di comportamento (come l’utilizzo dello smartphone o gli spostamenti). Le motivazioni della reticenza sono soprattutto mancanza di chiarezza e consapevolezza: il 51% non comprende l’utilizzo dei dati raccolti, il 49% non percepisce chiaramente le motivazioni della banca nel chiederli e il 42% non vede vantaggi concreti. Sono di più i consumatori disposti a condividere informazioni manualmente, ad esempio compilando form, potendo controllare la procedura e ottenere spiegazioni chiare.
Gli istituti finanziari iniziano a concentrarsi sul target dei Teenager come clientela attuale e futura dei loro servizi. I ragazzi italiani tra i 13 e i 19 anni utilizzano ancora poco prodotti e servizi finanziari e gli unici realmente diffusi sono i pagamenti contactless (utilizzati già dal 44% del totale dei teenager). Ma nel futuro c’è interesse: i teenager vorrebbero utilizzare soprattutto pagamenti istantanei (72%), servizi di cashback (49%), split dei pagamenti (45%), servizi di automazione dei risparmi (31%) e servizi di Buy Now Pay Later (15%). Tuttavia, specialmente tra i minorenni, è centrale il ruolo dei genitori (anche per motivi legali). Il 96% dei minorenni ha aperto un conto corrente perché lo hanno voluto i genitori, stessa cosa per il libretto di risparmio (il 99%). Il 69% dei teen sceglie la stessa banca dei genitori, anche nei casi in cui dichiarano di fidarsi più delle banche conosciute in TV (12%) o sui social (3%).
La sostenibilità ESG conta sempre meno
Il 74% dei principali gruppi bancari e assicurativi europei considera la sostenibilità in tutte le sue declinazioni (ambientale, sociale e di governance) un tema di rilevanza strategica, tra i principali obiettivi di medio-lungo termine e destinando risorse significative. Un ulteriore 21%, principalmente gruppi assicurativi, attribuisce agli impegni sostenibili una rilevanza moderata. Ma il cliente finale, nel tempo, ha dimostrato un interesse decrescente verso l’impatto sostenibile degli strumenti finanziari e assicurativi di cui si serve. Nell’arco di due anni, l’importanza attribuita dai consumatori italiani alla lotta al cambiamento climatico e alla riduzione della povertà nella scelta dei prodotti finanziari è passata rispettivamente da 7,5 a 5 e da 7,4 a 5,8 su una scala da 1 a 10. Le startup Fintech & Insurtech, che potrebbero giocare un ruolo centrale nel promuovere la sostenibilità grazie all’innovazione, mostrano un impegno limitato. Solo il 24% considera l’impatto sulla sostenibilità uno degli elementi chiave per il successo dei propri prodotti e servizi.
“Sebbene la sostenibilità sia riconosciuta obiettivo strategico a lungo termine dagli operatori tradizionali e sia destinata a rimanere centrale nei prossimi anni, spinta anche dal regolatore, si evidenzia una forte necessità di concretezza e focalizzazione”, ha provato a commentare Filippo Renga, Direttore dell’Osservatorio. “Se ogni istituto segue una propria direzione e i settori continuano a operare in modo compartimentale, sarà difficile ottenere risultati concreti. Emerge la necessità di accrescere le competenze aziendali degli operatori finanziari, sia nella gestione dati che nella comprensione e applicazione della regolamentazione. Ed è indispensabile fare leva sull’innovazione e promuovere la collaborazione tra operatori, sfruttando tecnologie in grado di gestire e risolvere le sfide poste da obiettivi sostenibili spesso divergenti”.
Assicurazioni al rischio di cambiamento climatico
Il cambiamento climatico rappresenta un rischio crescente per la società e i cittadini. Secondo l’indagine condotta dall’Osservatorio Fintech & Insurtech all’interno del progetto Horizon Europe PIISA (Piloting Innovative Insurance Solutions for Adaptation), ben il 79% dei cittadini italiani ha vissuto almeno un evento legato al cambiamento climatico negli ultimi cinque anni. Nonostante questo, e nonostante il fatto che l’86% dei cittadini italiani dichiari di essere preoccupato per l’aumento dei rischi legati al cambiamento climatico, oltre il 50% degli italiani dichiara di non disporre di alcuna copertura assicurativa specifica contro questi rischi. “È quindi necessario che si agisca su due lati”, ha concluso Grassi . “Da un lato implementando prodotti e soluzioni assicurative che sappiano identificare con massima puntualità il rischio di ogni singolo assicurato e ne forniscano una adeguata copertura specifica. Dall’altro creando consapevolezza e educando i clienti sui nuovi rischi emergenti al fine di aumentare la prevenzione e quindi diminuire l’esposizione al rischio”.