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eCommerce: i resi online generano nel mondo circa 23 milioni di CO2 l’anno, dato che potrebbe crescere del +25% entro il 2050. La risposta dell’AI

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L’attenzione dei consumatori e delle aziende verso l’impatto ambientale delle proprie azioni quotidiane è in costante crescita, evidenziando una crescente consapevolezza e impegno nei confronti della sostenibilità. Questa attenzione è declinata in molteplici ambiti, incluso l’eCommerce. iF Returns – piattaforma SaaS che aiuta i merchant a ridurre i rimborsi degli acquisti online trasformandoli in cambi e nuove vendite – ha delineato una fotografia dell’attuale stato dell’arte in termini di eShopping, grazie al suo nuovo ‘Sustainability Report’.

Tra le evidenze, emerge che con il prosperare dell’eCommerce in un Paese, aumentano di conseguenza il numero di resi. In Italia siamo a un tasso medio di reso circa del 20% degli acquisti online, che arriva anche al 60% in Paesi in cui l’abitudine è più consolidata come la Germania. E proprio la gestione dei resi risulta essere una delle sfide più significative per i brand, poiché hanno conseguenze sia sulla logistica sia sull’ambiente. Il processo dei resi genera, infatti, emissioni inutili, contribuisce all’eccessivo accumulo di scorte nei magazzini e alla duplicazione degli imballaggi. Inoltre, l’intensificarsi del numero di tratte e la lunghezza dei viaggi che compiono i prodotti, tendono a congestionare il traffico, aumentano le emissioni e i costi operativi dei business.

Resi in ambito fashion: numeri da record

In base all’analisi condotta da iF Returns, si evince che attualmente i resi e i cambi frutto degli acquisti online generano nel mondo circa 23 milioni di tonnellate di CO2 l’anno, ossia l’equivalente delle emissioni annuali di 5 milioni di automobili, un dato che si ipotizza possa ulteriormente aumentare del 25% entro il 2050. Inoltre, i resi contribuiscono all’accumulo di scorte in magazzino e rifiuti in eccesso, gravando sulle discariche. In particolare, si stima che ogni anno finiscano presso le piattaforme ecologiche quasi 6 miliardi di euro di beni restituiti, pari al 10% del totale dei resi.

L’industria della moda contribuisce significativamente a questa situazione. Basti pensare che nel settore fashion, meno dell’1% dei capi viene riciclato: ogni secondo un camion carico di indumenti viaggia verso la discarica oppure il suo contenuto viene bruciato. Infine, solo il 20% dei rifiuti tessili vengono effettivamente riutilizzati o riciclati.

Il potere dei dati: la risposta dell’AI

In questo scenario, una risposta utile e applicabile può arrivare dall’impiego dell’intelligenza artificiale che utilizza algoritmi avanzati e analisi predittive, favorendo l’ottimizzazione dei processi logistici e la gestione dell’inventario, riducendo così gli sprechi e migliorando la lettura dell’analisi dettagliata dei dati.

Da un lato, l’intelligenza artificiale supporta le aziende a comprendere i modelli e le modalità di reso, a identificare i prodotti soggetti a restituzione e a prendere decisioni informate per ridurre al minimo l’impatto ambientale e a spingere il business verso pratiche operative più adeguate. Nello specifico, un’efficienza migliorata permette l’automazione di molti processi e favorisce la precisione di smistamento dei prodotti. Non solo, l’IA consente una riduzione dei costi associati alla logistica inversa potenziando l’efficienza e l’accuratezza dei processi di restituzione, riparazione, riutilizzo e riciclo. Infine, l’impiego di software che calcolano i carichi e l’impronta di carbonio consente di comprendere i danni causati dall’attività e di prendere decisioni informate per ottimizzare i percorsi di trasporto e i carichi.

Sull’altro fronte, l’integrazione dell’intelligenza artificiale nella gestione dei resi migliora anche l’esperienza del cliente e la sua soddisfazione in quanto apre la strada a un’organizzazione più rapida ed efficace dei processi di reso.

Lo shopper online opta per l’opzione green, quando suggerita

Secondo il report di iF Returns, gli appassionati di acquisti online che attivano processi di resi tendenzialmente lo fanno a causa di problemi legati alla taglia degli indumenti comprati – nello specifico, quasi la metà di loro (45%). Ciò è legato ad abitudini come il bracketing, ossia comprare più taglie o colori e rendere ciò che non va bene. Ma le motivazioni che spingono gli utenti a effettuare restituzioni sono molteplici. Si parla anche di mancata soddisfazione dei capi (15%), problematiche legate alla qualità del prodotto (13%) e inefficienza sulle tempistiche di consegna (6%).

Tuttavia, l’attenzione all’ambiente è una delle chiavi che guida le scelte dei clienti in fatto di resi: infatti, se viene fatto loro presente che una determinata modalità di reso è più eco-friendly (es. il drop-off a un punto di ritiro invece del ritiro a domicilio), questa viene scelta nel +15% dei casi. Guardando nello specifico ai clienti di iF Returns, si è assistito a un passaggio da un tasso di restituzione a casa del 90% a un tasso del 20% di utilizzo dei punti di ritiro. Il suggerimento di un metodo di reso green, peraltro, si traduce in una riduzione delle emissioni di carbonio del 37%.