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Condividere un milione di clienti (and counting) per crescere: il co-marketing delle startup assume una nuova veste con PickaBù

pickabu
di Massimo Bolchi

Sono molti i partner che partecipano a questa attività, a partire dalle statup che si mettono in gioco in questa iniziativa di co-marketing innovativo mirate a far crescere ognuno mettendo a fattor comune la base clienti di tutti. Così funziona infatti PickaBù, una sorta di vetrina digitale per dare visibilità alle startup e favorirne la crescita, sotto il cappello di Azimut, che ha sviluppato a sua volta una startup, Italian Excellence che gestisce il tutto, partecipata da Mercurio Gp, agenzia di comunicazione, advertising e marketing, e da consulenti finanziari del gruppo, in cui sono presenti al momento 18 aziende di diversi settori (dal fashion al beauty, dal food all’innovazione tecnologica), tra cui Fessura, Cosaporto, Switcho, Cicero e Zago Milano. Elemento comune: sono tutte aziende partecipate dai quattro fondi di investimento di venture capital di Azimut: Eltif Venture Capital Alicrowd; Eltif Venture Capital Alicrowd II; Eltif Venture Capital Alicrowd III; ed Eltif Ophelia.

L’iscrizione a PickaBù è aperta a tutti i consumatori, e quindi l’attuale base clienti di circa un milione di persone è certamente destinata ad espandersi ulteriormente, sfruttando le condizione vantaggiose offerta per gli acquisti sulla piattaforma. Si tratta infatti di un progetto di co-marketing collaborativo, in cui tutte le società presenti in piattaforma contribuiscono alla crescita comune condividendo la clientela e offrendo vantaggi esclusivi a tutti gli iscritti. Non quindi un’iniziativa che potrebbe essere giudicata astratta, ma un concreto vantaggio win-win che accomuna le start-up, gli investitori e i consumatori comuni.

L’iniziativa è nuova come conio e come concezione, e non è ovviamente priva di rischi per gli investitori – ma d’altronde ogni venture capitalist che si rispetti dove essere disposto ad assumersi il rischio di avviare nuove realtà ‘or else’ – e si differenzia dai gruppi di acquisto per essere individuale nelle scelte e per poter avvalersi di una sola (o una parte) delle proposte, che sono indirizzate in funzione della profilazione degli utenti, sfruttando tecnologie di geomarketing e utilizzando l’AI. E qui starà proprio la problematica ultima di PickaBù: è una nuovo mantello per un’idea già collaudata con risultati mediocri, vedi i GAS, oppure è un’iniziativa davvero nuova, che vede gli investitori nella duplice veste di finanziatori e di consumatori attrarre nuovi consumatori ‘semplici’ in misura sufficiente da rendere il meccanismo autosufficiente e autoalimentantesi.