Il Super Bowl LVI è stato solo un anno fa, ma se si guardano alcune delle pubblicità di allora, sembra di essere in un tempo molto diverso da quello. L’anno scorso il futuro di Internet era tutto incentrato su criptovalute, NFT e metaverso. Aziende che non esistevano nemmeno tre anni spendevano ingenti somme di denaro per promuoversi come attori principali del Web3, mentre aziende più vecchie e affermate cercavano di affermarsi nello stesso mondo. Un mondo che, a giudicare da quello che si è visto ieri, non è durato a lungo.
Nell’ultimo anno, d’altra parte, il Web3 ha disilluso molte aspettative, le azioni delle Big Tech si sono inabissate, mentre l’intelligenza artificiale sta attualmente scendendo in campo come il fattore più ‘caldo’, in una Silicon Valley che per il resto non ha molto di cui rallegrarsi. I grandi annunci pubblicitari del Super Bowl del 2022 sono quasi ridicoli giudicati a posteriori. A meno che non siate una delle celebrità preoccupate perché stanno affrontando una class action per aver promosso i crypto exchange. O uno dei milioni di persone che hanno perso denaro con gli investimenti in criptocurrency, grazie almeno in parte alle frodi su larga scala che hanno permeato il settore. O una delle migliaia di lavoratori del settore tecnologico che sono stati licenziati negli ultimi mesi.
“Le società di criptovalute si stanno concentrando meno sulla pubblicità delle criptovalute e più sugli investimenti per migliorare l’esperienza degli utenti, i prodotti e il servizio clienti”, ha riassunto la posizione di questi operatori Silvia Lacayo, Direttore marketing America della società di criptovalute Bitstamp. “Il tono della comunicazione si è spostato verso il coinvolgimento degli interessati attraverso il Web3 rispetto alla pubblicità specifica per le criptovalute“.
E in effetti un ‘sopravvissuto’ di questa specie a rischio estinzione, o almeno un suo parente prossimo, si può trovare anche tra gli inserzionisti di quest’anno: le NFT, un acronimo un tempo poco conosciuto che è entrato nel mainstream nel 2021, sono destinate a tornare alla luce in mezzo all’inverno delle criptovalute. Infatti Limit Break, società Web3 con sede nello Utah, aveva dichiarato a ottobre di aver acquistato uno spot per il Super Bowl per 6,5 milioni di dollari, e ha confermato il suo impegno. Fondata dai creatori di giochi per cellulari Gabriel Leydon e Halbert Nakagawa, Limit Break è nota per aver creato DigiDaigaku, una serie digitale da collezione di personaggi in stile anime. Lo spot dell’azienda, che è andato in onda durante la prima pausa pubblicitaria del gioco, conteneva un codice QR che indirizzava gli spettatori a iscriversi per avere la possibilità di possedere uno dei 10.000 DigiDaigaku Dragon NFT, coniato apposta.
Gli altri spot di quest’anno hanno presentato invece alcuni scorci del (possibile) futuro, oltre agli spot classici del Super Bowl: tra questi ultimi c’erano cibo, alcolici e automobili, comprese quelle elettriche, che ora sono più facili da trovare in stock megli USA e possono beneficiare di crediti d’imposta. Apple, l’unica azienda di Big Tech che finora non ha subito licenziamenti, ha sponsorizzato l’halftime show (protagonista Rihanna incinta). Netflix ha collaborato con GM e Michelob per la pubblicità. Amazon ha presentato diversi commercial per i suoi servizi. Google infine ha pubblicizzato i suoi telefoni Pixel e gli strumenti di editing fotografico, che utilizzano l’intelligenza artificiale.
E a proposito di IA, per un pelo non c’è stato anche un spot con lo strumento di IA generativa più in voga del momento: ChatGPT, ideato e poi ritirato da Avocados From Mexico. Ma se quest’anno si è ‘evitato’ la Avocados Intelligence, c’è sempre da pensare al Super Bowl LVIII. Se l’interesse frenetico per l’intelligenza artificiale generativa si protrarrà per tutto l’anno, la partita dell’anno prossimo potrebbe essere costellata di pubblicità di tutte le aziende tecnologiche che mostrano i loro nuovi servizi potenziati dall’intelligenza artificiale in annunci appariscenti con le più grandi star del mondo, o forse solo con versioni generate dall’intelligenza artificiale. Forse lo sarà quello il momento di chiamarlo ‘AI Bowl’.