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Il Comune di Milano dice no alla campagna di Lav, la Lega antivivisezione,  #bastasparare. Roma, Firenze, Bergamo, Mantova, Siena e persino Rho non ci hanno visto nulla di non divulgabile o lesivo. Ma se la caccia è uccidere, mostrare il suo effetto con immagini di animali assassinati non è il minimo per non essere ipocriti? Conversion, agenzia che firma il progetto, non nega perplessità al diniego. Anche se, in epoca social, un censura non moralmente ineccepibile come questa, fa che il messaggio in ogni caso raggiunga il pubblico

Ne parliamo con Sergio Spaccavento, Ecd e Partner Conversion, che difende il progetto, aprendo il dibattito sui confini tra ammesso e non ammesso, tra accettabile o meno, tra lesivo o non lesivo dell’interesse e del benessere pubblico.

Qual è la vostra opinione. Perché queste immagini hanno potuto scandalizzare la giunta di una città come Milano, forse la più internazionale, o comunque aspirante a tale, d’Italia?  

Schermata 2017-10-23 alle 19.35.17“Sinceramente la notizia ha colto tutti di sorpresa, sia il cliente che noi, in sintesi il comune ha bloccato queste affissioni considerandole ‘fortemente evocative del tema della morte’.

So che in occidente la morte è un tabù, un argomento da evitare, però fa parte della vita, e la caccia è morte, la caccia è uccidere, non serve per procacciarsi il cibo, non serve per difesa personale, non serve per ‘aiutare’ la natura.

Ripeto: la caccia è uccidere, e mostrare il suo effetto con immagini di animali assassinati è il minimo per non essere ipocriti. Immagini, però, badate bene, delicate, senza sangue o scioccanti, da qui non capiamo l’esagerazione della censura”.

Guardando ancora più largo e profondo, qual è il rapporto tra verità anche brutale, scalpore e risultato-efficacia delle campagne che mirano a sensibilizzare l’opinione pubblica e quindi sociali?  

“Non sono un amante delle campagne sociali aggressive o quelle che si servono di toni colpevolizzanti per imporre il messaggio a tutti i costi.

L’aggressività è spesso respinta dal pubblico che dinanzi al fear arousing appeal (tecnica che mostra la paura, l’angoscia e il senso di impotenza derivanti da situazioni a rischio) oppone una rimozione difensiva cancellandone il ricordo. Se invece il messaggio è sì duro, ma chiaro, semplice e intelligente, converte di più, soprattutto a lungo termine”.

In epoca social, quanto questo no diventa comunque eco e dunque è in certo modo media per il messaggio che la campagna intende veicolare?  

“Se la campagna ha la sua onestà intellettuale, situazioni del genere non possono far altro che amplificare il messaggio. Oggi più che mai cerchiamo sempre la notiziabilità dei progetti creativi, e quando arriva così, il rammarico può essere sostituito dalla soddisfazione di raggiungere comunque il pubblico, purché la censura non sia moralmente ineccepibile”.

Infine, che ‘armi’ ha la Lega a questo punto? Farete ricorso, cambierete le immagini, rinuncerete a Milano?  

“Fortunatamente le affissioni sono solo una parte del progetto, ci sono flyers, campagne stampa, radiocomunicati, social engagement, oltre agli eventi in piazza. Ci piacerebbe solo avviare un dialogo con il comune per capire a fondo le motivazioni”.