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“Gruppi come WPP o agenzie come Saatchi non servono più a niente. Sono strutture inutili per il nuovo mondo: hanno i cbo – chief breakfast officer – sono pieni di manager costosi ai livelli alti della piramide. E’ un modello fuori mercato”. E’ la Martin Sorrell visione

“Il modello dello spot tv da 60″ sulla tv commerciale, che richiede mesi di lavoro, è il passato. Noi usiamo il modello The Holy Trinity. Partiamo dai dati delle persone, i clienti sono numeri, ma tutti catalogati in base ai loro gusti. Poi ci sono i contenuti e infine il programmatic”.

“Il mondo prima del Covid cresceva del 2%, questo modello digitale del 20%. Anche noi siamo cresciuti del 16% su base organica. Ora le previsioni sono piatte, ma il mondo ha subìto una accelerazione. E’ arrivata la spallata che sposta definitivamente la società verso il digitale. In America la pubblicità online ha superato la raccolta di carta e tv. I media tradizionali sono i perdenti della pandemia: è la fine del modello dei palinsesti che per decenni i media tradizionali hanno venduto agli inserzionisti. I giornali di carta dovranno diventare carta digitale a pagamento”.

“Il business è cambiato. WPP è cresciuta con le acquisizioni, ora con la S4 il nostro modello di business è diverso. Non compriamo società ma facciamo fusioni. Le nostre due controllate – MediaMonks e MightyHive – hanno incorporato sette aziende ciascuna e il prossimo passo sarà fondere le due insieme per razionalizzare la struttura”.

Il virgolettato si riferisce a un’intervista rilasciata dallo stesso Sorrell (che, ricordiamo nell’aprile 2018 si dimetteva da WPP fondando a seguito la sua S4) a Il Sole 24 Ore e pubblicata lo scorso venerdì. Chiediamo scusa per la ‘pirateria’ (come nostra consuetudine ringraziando e citando la fonte) ma queste righe sono il pretesto per continuare a ragionare sul nuovo modello d’agenzia. Fatto salvo l’aspetto umano della vicenda, perché una certa dose di voglia di ‘rivincita’ ci sta, è indubbio che la riflessione sia quanto mai attuale.

E’ davvero la fine dell’era dei palinsesti? Siamo così certi che il digitale modifichi sostanzialmente il modo di essere marca e comunicarlo? I numeri sopratutto? E la qualità? Non vi sembra che già oggi vinca l’omologazione, con la vittoria della tattica e rari picchi a pensare strategico? Quale sarà il ruolo della comunicazione? E delle agenzie? Nasceranno nuovi sistemi? Come sempre il dibattito è aperto.

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