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Lorenzo Marini Group rilegge i brand italiani al tempo del coronavirus. Questione di distanza

I brand hanno forme e identità ben definite. Come le persone. I brand esistono con un proprio carattere e una propria anima. Essi vivono tra le persone e hanno la forza di determinare e influenzare ogni giorno le loro vite, guadagnando quel ruolo di rilevanza, che sia sociale, emotiva o funzionale.

Queste vere e proprie personalità, in quanto tali, oggi sono chiamate ad agire e a reagire di fronte ai cambiamenti che ci circondano. Il tema importante oggi è la social distancing: la raccomandazione di tenere la distanza di sicurezza di almeno un metro, applicata in tutto il mondo, per contenere la diffusione del virus.

Così come le persone stanno modificando le proprie abitudini quotidiane, anche le marche si modificano di conseguenza. Questo è il pensiero di Lorenzo Marini e del team creativo di graphic designer dell’agenzia LORENZO MARINI GROUP, che ha avuto l’idea e la volontà di rileggere le marche al tempo del coronavirus.

Partendo dall’originale intuizione di McDonald’s in Brasile e del creative director della sua agenzia, il team creativo italiano ha realizzato un lavoro di graphic design che si vuole concretizzare in vere e proprie comunicazioni di responsabilità sociale.

Tra quarantena, distanziamento sociale e protezione, l’intenzione è di lanciare messaggi di vicinanza, empatia e condivisione emotiva. Le rielaborazioni grafiche dei marchi hanno coinvolto solo aziende italiane.

Troviamo dunque design realizzati ad hoc, quali l’aquila di Emporio Armani che si allunga in verticale, l’uovo ‘scomposto’ di Barilla, i type di Lavazza, Nutella e Fiat che si distanziano orizzontalmente, o ancora i marchi di Alitalia e Martini che si separano verticalmente.

Commenta nella nota lo stesso Marini: “Ogni azienda oggi ha bisogno di far parlare bene di sé. Se negli anni 80-90 la pubblicità stile Toscani ha illuso le aziende che fosse sufficiente la provocazione e che l’importante fosse far parlare di sé, oggi la sfida è far parlare tanto e bene di ciò che si fa. Il concetto creativo, l’idea, oggi, diventa concreta quando è socialmente utile. È il Mondo a chiederlo e le aziende devono rispondere.

L’obiettivo della comunicazione di brand non è più la brand awareness; non è più sufficiente dire ‘esistiamo’; è necessario invece (se non indispensabile, ormai) attivare strategie più complesse e profonde che tendono a valorizzare la brand equity e brand reputation. Che sia il brand redesign, o la conversione della produzione, o la donazione agli ospedali: personalmente stimo molto queste aziende che in questo momento stanno adottando comportamenti socialmente importanti. Non mi dimentico però che ci sono anche tanti imprenditori che da anni sono generosissimi, ma che non amano farlo sapere: donano a livello personale e anonimo. Riconosco con orgoglio che sono peculiarità del nostro sistema imprenditoriale: austerità e riservatezza”.