Youmark

La notizia è il renaming di Immuni, con incarico a Paolo Iabichino. Ma sorge una riflessione, perché alla cultura della comunicazione sta sfuggendo qualcosa. Sicuramente il suo potere. Fosse usata meglio

Paolo Iabichino

Leggiamo oggi che la titolare del dicastero per l’Innovazione, il ministro Paola Pisano, ha affidato a Paolo Iabichino, ex direttore creativo esecutivo di Ogilvy Italia e fondatore con Ipsos dell’Osservatorio Civic Brands, la scelta di un’alternativa al nome ‘Immuni’ della app di tracciamento Covid-19, che mal rappresenterebbe la missione di avvisare chi è stato a contatto con un infetto.

Facendogli i complimenti per l’incarico e augurandogli, ovviamente, che svolga il migliore lavoro possibile, ci chiediamo però come mai, visto che in questo periodo di emergenza sono state create numerose Task Force di esperti impegnati a risolvere specifiche tematiche per trovare le migliori soluzioni possibili, non sia stato fatto lo stesso per quanto riguarda la comunicazione anche di questa App, che infatti dall’inizio ha suscitato critiche e diverse perplessità.

Si tratta di uno strumento che, al pari di quanto è accaduto in altri Paesi, potrebbe veramente svolgere un ruolo risolutivo per arginare l’epidemia, ma per essere efficace va scaricata da almeno il 60% della popolazione.

Dunque, appurata la sua sicurezza in fatto di privacy, ma non sta a noi stabilirlo, è ovvio che diventa di fondamentale importanza un progetto di comunicazione end to end, che non si risolve semplicemente in un nome, che ne rappresenta solo una parte.

E poi, e qui lo chiediamo a UNA e ad ADCI, non sarebbe stato il caso foste stati coinvolti?