Che Paola Cortellesi, con il suo film C’è ancora domani, abbia vinto il Premio del Pubblico alla Festa del Cinema di Roma che si è appena chiusa (e altri due premi, il Premio Speciale della Giuria e la menzione speciale miglior opera prima) è un segnale forte sul senso della kermesse romana.
Oltre a un riconoscimento a un cinema fatto per il pubblico e che il pubblico dimostra di apprezzare, visti gli incassi, oltre che un sintomo di salute per il cinema italiano, è il simbolo di un festival interamente dedicato alle donne. Che i film siano stati diretti da registe, o da registi uomini, a Roma è stato un susseguirsi di ritratti di donne in cerca di riscatto, di emancipazione, del proprio posto nel mondo, di liberazione dal giogo di uomini violenti e vessatori. Storie in arrivo da qualsiasi epoca, dal passato o dal presente, ma tutte accomunate da un univoco messaggio di empowerment femminile. A proposito di donne, e di cinema italiano, ci rallegriamo per il premio come miglior attrice, il Premio Monica Vitti, ad Alba Rohrwacher per Mi fanno male i capelli, un film ispirato proprio alla figura dell’amata attrice simbolo del nostro cinema. Il resto dei premi ve li raccontiamo alla fine. Anche perché, si sa, a Roma i premi non sono poi così importanti.
Storie al femminile: Widow Cliquot, Firebrand, Un amor, Volare
È come se C’è ancora domani, il film di Paola Cortellesi, una volta aperta la Festa del Cinema abbia dettato la linea di un discorso sull’empowerment femminile. La sua storia di una casalinga nella Roma neorealista degli anni Quaranta, vessata da un marito violento e in cerca di una catarsi da una vita opprimente, si compie con il celebre voto del 2 e 3 giugno del 1946, quello in cui le donne, per la prima volta, avevano diritto a votare e quindi ad avere una loro voce. Un punto d’arrivo importante per chi, come lei, si è sempre sentita dire che doveva stare zitta. Ma sono tante le storie al femminile che hanno seguito quella della Cortellesi, con il comune denominatore della lotta per affermarsi in un mondo di uomini. È così per la protagonista di Widow Cliquot (una Haley Bennet affascinante donna-bambina), che racconta la storia della vedova del proprietario di un vigneto che, una volta scomparso il marito prende in mano l’azienda – mentre tutti la credevano incapace e la spingevano a vendere – e con delle scelte nette e delle migliorie essenziali ne detta il successo (dando vita al celebre brand di champagne Veuve Cliquot). Così come ha dovuto lottare per se stessa e per un regno migliore Katherine Parr (un’intensa Alicia Wikander), la sesta moglie di Enrico VIII d’Inghilterra, protagonista del film inglese Firebrand: neanche il fatto di essere regina le evita di essere maltrattata e sottomessa, con estrema violenza, dal malmostoso vecchio re (un irriconoscibile Jude Law). Anche Un amor, della spagnola Isabel Coixet, pur attraverso il racconto di una relazione amorosa, ci fa capire come, ancora oggi, una giovane donna sola e con problemi economici (una Laia Costa sempre più convincente) sia oggetto di ricatti, anche sessuali, dagli uomini che si sentono in una naturale posizione di dominio. Un dominio che la giovane assistente di uno scrittore (Camila Morrone, prossima star di Hollywood su cui scommettiamo), la protagonista di Gonzo Girl, esordio alla regia di Patricia Arquette, proverà a scardinare gettandosi nel mondo letterario, alcolico e lisergico del giornalista (ispirato alla figura di Hunter S. Thompson), ma uscendone consapevole e cresciuta. A proposito di opere prime, Roma ha tenuto a battesimo anche l’opera prima da regista di Margherita Buy, Volare. Un film che, con toni più leggeri (e a tratti spassosi) ha raccontato un altro percorso di crescita di una donna, in questo caso una cinquantenne, e del superamento delle sue paure.
Cinema e musica: U2, Sting, Zucchero, Negramaro, Gaber, Fela Kuti
Un altro filo conduttore della Festa di Roma è stata la musica, confermando una tendenza in atto da molto tempo. Nella promozione e celebrazione di un artista il documentario o il film concerto sono un passo ormai imprescindibile, una realtà aumentata che si aggiunge ai dischi (che ormai diventano playlist) e ai concerti. Abbiamo visto così i film Zucchero – Sugar Fornaciari e Negramaro – Back Home: Ora so restare, il primo un documentario e il secondo un film concerto. Ma ci sono anche dei film di questo tipo che seguono logiche diverse. Il documentario Kiss The Future, del bosniaco Nenad Cicin-Sain (ancora senza una distribuzione italiana) racconta il rapporto tra gli U2 e la Bosnia che portò la band, nel 1997, a tenere a Sarajevo quello che fu molto più di un concerto: è un film che nasce da un sentimento profondo del regista per quel momento. E così anche Io, noi e Gaber, di Riccardo Milani, nasce dalla Fondazione Gaber per celebrare i vent’anni dalla scomparsa di Giorgio Gaber, ed è permeato da un amore per un personaggio di cui, ancora oggi, tanti vorrebbero ascoltare la voce. Fela – Il mio Dio Vivente è un atto d’amore di Daniele Vicari per il musicista africano Fela Kuti e Posso entrare? An Ode To Naples è una lettera d’amore di Trudie Styler per la città partenopea, città antica che oggi sembra proiettata verso il futuro: il marito della Styler, un certo Sting, a un certo punto del film canta Fragile, e la canzone qui ha un significato tutto particolare.
Le star e la Festa di Roma
Sting, accanto alla moglie Trudie Styler, insieme a Monica Bellucci (nel film Diabolik chi sei?), accanto al nuovo compagno Tim Burton, sono state tra le poche star che hanno illuminato il red carpet. Certo, lo sciopero degli attori che sta ancora bloccando l’industria americana non ha giovato a un festival che sugli attori ha sempre puntato tanto. Le star sono mancate anche a Venezia, certo: ma al Lido va in scena un festival che, da sempre, è competitivo e dove contano i film. Roma, invece, è da sempre un festival in cerca d’autore, nel senso di un posizionamento. Nato ai tempi della grandeur di Veltroni e Bettini, ha sempre puntato sul rapporto con gli attori, soprattutto americani e britannici. E così nei primi anni sono arrivati Robert De Niro, Sean Penn, Sean Connery e autori come Martin Scorsese e i Fratelli Coen. Diventato un festival quasi autarchico negli anni dell’amministrazione Alemanno e la direzione di Gianluigi Rondi, e poi una sorta di Venezia in minore, sotto la direzione di Marco Muller, sembrava aver trovato un’identità negli anni di Antonio Monda, da alcuni poco amato, ma direttore efficace: quella di un festival non competitivo, sullo stile di Toronto, una grande vetrina di cinema, con un occhio al pubblico. La nuova gestione Farinetti/Malanga, che offre un festival di qualità, ha riportato in auge il concorso che, come dicevamo in apertura, in fondo interessa a pochi, e riorganizzato la kermesse secondo categorie, tutte dai nomi in inglese: Progressive Cinema, Grand Public e Freestyle (che in fondo erano le vecchie concorso, Premiere ed Extra) a cui si è aggiunta la categoria Best Of, che ammette di prendere film passati in altri festival, cosa che per una festa pensata per il pubblico è logica, ma che in passato è stata contestata agli organizzatori. Siamo convinti che la via più giusta per Roma sarebbe quella di un festival non competitivo. Ma, anche se la competizione c’è, a Roma si fruisce comunque la Festa come più piace, scegliendosi i film e creandosi un proprio cartellone. Tra i film da vedere, in uscita a novembre, vi consigliamo Dream Scenario, storia di un uomo che, all’improvviso, appare nei sogni di centinaia di persone in tutto il mondo, con il volto di Nicolas Cage; Cento domeniche, diretto e interpretato da Antonio Albanese, ex operaio che ha lavorato una vita e a causa del fallimento della banca perde tutti i suoi risparmi; Club Zero di Jessica Hausner, film provocatorio e urticante sui disturbi alimentari tra i giovani. Piuttosto stupiscono le scelte in fatto di immagine coordinata: continua a chiamarsi Festa del Cinema di Roma, con la scritta in bianco e rosso e il logo con la lupa capitolina. Ma nei manifesti, con la grande Anna Magnani, campeggia la scritta Rome Film Fest, con altro font, scritta in giallo e senza logo. Chissà da cosa dipendono queste scelte.
Le serie tv: Mare Fuori e Suburraeterna accendono Roma
A proposito di Freestyle, è questa la sezione dove la Festa, cosa che a dire il vero accade già da qualche anno, apre ad altre forme, e anche alle serie tv. Quest’anno sono state presentate La Storia, tratta dal libro di Elsa Morante, I Leoni di Sicilia, prodotto Disney+, l’amatissima Mare Fuori 4, che vi abbiamo appena raccontato, e Suburraeterna, spin-off di una serie che è un cavallo di battaglia Netflix e che a Roma gioca in casa. Le serie tv in una festa dedicata al pubblico ci stanno alla perfezione. Però la Festa di Roma rischia di esagerare: 169 film sono troppi, si riuscirà si e non a vederne un decimo, e non dimentichiamo che la sezione parallela e indipendente Alice nella Città ha un programma ricchissimo. E abbiamo sempre un dubbio. Da un lato siamo felici che possa godere dell’happening della Festa di Roma, e a sua volta portare un grande valore aggiunto (l’evento mare fuori è in coproduzione tra le due, come il film Il ragazzo e l’airone del grande Hayao Miyazaki). Ma ci spiace sempre di non poter vedere con calma gran parte del suo programma.
I numeri: Oltre 90mila presenze
E adesso diamo i numeri. Il totale dei biglietti emessi, tra pubblico e accreditati, è 70.640 e gli accrediti sono stati 5.121. Gli ingressi agli eventi gratuiti sono 5.148 e i biglietti delle sale in città 7.485. Così il totale delle presenze registrate è di 83.273, e quelle stimate a fine festa di 92.000. Le proiezioni sono state 543 e i film 169, provenienti da 31 paesi. Le sale utilizzate all’Auditorium Parco della Musica sono state 3 e le sale in città ben 15, ed è proprio questa l’idea della nuova gestione Farinelli-Malanga, fare una festa che arrivi su tutto il territorio della Capitale. I partner della Festa sono stati 88. Diamo uno sguardo ai media: gli articoli sulle testate nazionali e locali sono stati 1.132 e gli articoli sul web 9.711; i servizi andati in onda su TG e radio 828 e gli articoli internazionali 661. Anche i numeri che riguardano il web e i social media sono importanti: il sito ufficiale ha contato 212.000 visitatori e 950.000 visualizzazioni. Per quanto riguarda i social media Facebook ha 125.200 interazioni, Twitter 38.900, Instagram 68.500, Tik Tok 20.000; su Youtube le views dei video sono state 387.000.
Tutti i premiati:
Miglior Film Pedágio (Toll) di Carolina Markowicz
Gran Premio della Giuria: Urotcite Na Blaga (Blaga’s Lessons) di Stephan Komandarev
Miglior regia: Joachim Lafosse per Un silence (A Silence)
Miglior attrice – Premio Monica Vitti: Alba Rohrwacher per Mi fanno male i capelli
Miglior attore – Premio Vittorio Gassman Herbert Nordrum per Hypnosen (The Hypnosis)
Miglior sceneggiatura: ASLI ÖZGE per Black Box
Menzioni speciali:
Ashil (Achilles) di Farhad Delaram
C’è ancora domani di Paola Cortellesi
The Monk And The Gun di Pawo Choyning Dorji
Premio Miglior Opera Prima BNL BNP Paribas (scelta fra i titoli delle sezioni Concorso Progressive Cinema, Freestyle e Grand Public), al film:
– Cottontail di Patrick Dickinson
Sono state inoltre assegnate due Menzioni Speciali Miglior Opera Prima BNL BNP Paribas ai film C’è ancora domani di Paola Cortellesi e Avant Que Les Flammes Ne S’eteignent (After The Fire) di Mehdi Fikri.
Premio Ugo Tognazzi alla Miglior commedia (scelta fra i titoli delle sezioni Concorso Progressive Cinema, Freestyle e Grand Public), al film:
Jules di Marc Turtletaub
È stata inoltre assegnata la Menzione Speciale del Premio Ugo Tognazzi ad Asta Kamma August E Herbert Nordrum Per Hypnosen (The Hypnosis).
Il primo figlio di Mara Fondacaro
Nei giorni scorsi sono stati assegnati i seguenti riconoscimenti:
Premio alla Carriera a Isabella Rossellini
Premio alla Carriera a Shigeru Umebayashi
Premio Progressive alla Carriera a Haley Bennett
Premio Progressive alla Carriera a Camila Morrone
Premio FS a La Nostra Monument Valley di Alberto Crespi e Steve Della Casa assegnato dal Gruppo FS Italiane
Premio Il viaggio in Italia a L’impero della natura. Una notte al parco del Colosseo di Luca Lancise e Marco Gentili patrocinato dal Ministero del Turismo ed Enit – Agenzia nazionale del turismo
La Regione Lazio ha assegnato il premio Lazio Terra di Cinema a Juliette Binoche