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Covid-19: ‘convinceteci che usciremo migliori da questa crisi’. E’ la sfida che lanciamo ai copy della comunicazione italiana. Un foglio bianco per dirci come saremo. Ecco il ‘dopo’ di Marco Faccio

Marco Faccio, HUB09 BRAND PEOPLE.

“Nulla sarà più come prima. Per fortuna.

Lo so, sono fottutamente fortunato, inutile negarlo. Ho una bella famiglia, amo mia moglie, e i miei figli, seppur adolescenti, non sembrano intenzionati a uccidermi con un martello. Ho una bella casa, un bel giardino, un po’ di animali e, soprattutto, la salute. La salute dei miei familiari “nella casa” e di quelli fuori: altri figli, fratelli, nipoti, cugini, pronipoti… un allegro esercito.

Ieri sera ho fatto cena con la famiglia, tutta… eravamo in 15 o 16, ognuno col proprio portatile sulla tavola, ognuno a casa propria; abbiamo riso un sacco, cantato, fatto gli scemi e bevuto vino. E’ stato bello. Bello veramente. Perché lo facciamo solo a Natale? Perché?

Oggi sono stato in giardino, abbiamo mangiato sotto la tettoia con la rosa, e c’erano il sole caldo e le margherite nel prato. Poi ho tagliato l’erba ascoltando musica e mi sono commosso, perché ho scoperto di essere felice, più felice di quanto sapessi di essere. Non c’è mai abbastanza tempo per essere felici.

Spero veramente che saremo in grado di migliorare, di evolvere, di cambiare. Spero che sorrideremo al vicino col quale abbiamo brindato dal balcone o col quale abbiamo cantato e a quel cugino che non vedevamo da 10 anni e del quale, francamente, non ce n’è mai fregato un cazzo. Non torniamo indietro amici, non accettiamo più l’agenda delle priorità false che inseguivamo prima, facciamo tesoro di quello che stiamo imparando.

E dovremo anche avere il coraggio di cambiare la classe politica e il nostro rapporto con le risorse, dovremo entrare in una nuova era, in cui l’etica assuma un ruolo importante come il respiro che in questi giorni abbiamo paura di perdere.

Già… anche il rapporto con la paura è cambiato in questi mesi… prima una paura distratta, poi una paura solida, cattiva. Un colpo di tosse, due linee di febbre ed eccola accovacciata sulla spalla… la precarietà. Tutti compressi, tutti con abbastanza tempo libero per riconoscere l’ansia invece di far finta di non vederla, di non sentirla. Poi passano i giorni e la malattia non è più così lontana, ognuno di noi conosce qualcuno che sta lottando… e la bestia si fa più vicina, più ringhiante, più cattiva. Ma poi… poi per magia passa, perché passa, credetemi, e quel che resta è il sole e la primavera che se ne fotte di te e delle tue angosce e viene su prepotente come sempre.

Le tartarughe sono uscite dal letargo e i ciliegi hanno messo i fiori, una coppia di rospi è già nel laghetto e ci dà come non mai. Niente, niente di diverso da tutti gli anni passati. Forse il cielo un po’ più azzurro, forse più silenzio. Nient’altro. La fuori il mondo va avanti benissimo senza di noi e quando ci torneremo, perché ci torneremo, dovremo ricordarcelo e fare in modo che nulla sia più come prima. La vita è bella indipendentemente da noi. Ricordatevelo”.