“Io: Ciao, mi chiamo Vincenzo Pastore e non tocco una busta paga da circa 8 mesi.
Coro: Ciao Vincenzo.
Io: Sono un ex tossicopydipendente. Ho cominciato fine anni ’90 solo per provare, per gioco, e da allora non ho più smesso. Ogni occasione era buona per fare, provare, sperimentare. E infatti, alla fine le sigle le ho provate quasi tutte. Per quasi 20 anni.
Poi a fine 2014, per una partita tagliata male, sono finito in overdose.
Sono vivo per miracolo.Anche per me era arrivata la parola ‘Game Over’. O forse in realtà si tratta di ‘Insert coin and start new game?’ Propendo per la seconda.
Uscire dal tunnel dell’ultimo giorno del mese non è semplice. Ma ora bisogna guardare avanti. Ho lasciato sul campo molti amici che volevano uscire dal giro. Qualcuno a fatica c’è riuscito ma altri sono ricaduti nel paradiso artificiale del posto fisso.
Ma, ognuno ha il suo destino e di certo io sono la persona meno adatta per dare consigli.
Dipendenza o indipendenza?
Oggi, dovessi mettermi in proprio non lo farei per me. Dovessi mettermi in proprio lo farei per tutti quei manager (creativi e non), contattati in questi mesi e che loro malgrado ho trasformato o in latitanti o in esperti meteo.
Sui primi non dico nulla in quanto ectoplasmi e se dico che esistono gli ectoplasmi magari mi rinchiudono. Forse è stato il vento a far muovere la sedia.
Sui secondi, quelli esperti di meteorologia, posso dire che grazie a loro non guardo più le previsioni del tempo perché tanto ho avuto la certezza che: ogni giorno è un giorno di cacca; ogni giorno non succede nulla; ogni giorno non si muove nulla; ogni giorno non è più negli anni ’80; ogni giorno c’è crisi; ogni giorno hai scelto il giorno sbagliato per farti vivo. Anche domani.
Mi scuso con i signori sopra elencati per il mio palesarmi. Di certo, guardando le loro reazioni, l’indipendenza sembra essere l’unica soluzione possibile. Poi però in quelle stesse sigle in questi mesi sono state assunte diverse persone. E allora la dipendenza è ancora possibile.
Una cosa comune a tutti quelli che fanno questo lavoro è dare la colpa a qualcun altro. Se non esce un campagna, la colpa è sua. Se non si vince un premio, la colpa è di quello. Se non si fa carriera, la colpa è loro. Ecco: forse è arrivato il momento di non prendersela più con nessuno. Se uno sente che è pronto per non incolpare il DC o l’Amministratore Delegato, che indipendenza sia.
Se invece non è ancora arrivato quel momento, la dipendenza ci sta tutta ma ricordate di lamentarvi con moderazione. Il passo che porta dalla dipendenza all’indipendenza è molto più rapido e veloce di quello che potrebbe portarvi dall’indipendenza alla dipendenza.
Il mio augurio è che possiate essere indipendenti sempre, anche sotto contratto. È l’approccio quello che conta, secondo me. In questi mesi ho avuto la possibilità di osservare il mercato da un altro punto di vista. Vedere le cose da lontano. Non mi fermavo da quasi 20 anni (questo fa di me un vecchio decrepito che usa termini obsoleti come obsoleto e decrepito) e da buon napoletano doc, un pochino di ‘nullafacenza’, mi ci voleva proprio.
In questi mesi ho preso diversi caffè che dovevano trasformarsi in chissà cosa e che poi alla fine sono diventati solo tazzine sporche. Di sicuro ho capito che sono troppo vecchio per le agenzie piene zeppe di bimbi minchia MA sono anche troppo giovane per appendere i miei attributi al chiodo.
In questi mesi ho fatto anche incontri importanti. Ho conosciuto la ‘FUFFA’, ad esempio. In realtà c’eravamo già incrociati negli anni precedenti solo che nel frattempo ha fatto carriera. Ha provato a dirmi qualcosa ma non sono riuscito ad afferrare niente di quello che diceva. Ho ascoltato una strana lingua fatta di inglese al 98% e quasi inglese per la restante parte. Quello mi ha fatto sentire preso per il cool ma ci sta.
Ho visto biglietti da visita che indicavano qualifiche che sfidavano anche la quarta dimensione. Però sono stati anche mesi nei quali ho lavorato con nuove realtà e ho avuto ancora di più la certezza che i neuroni alla fine pagano sempre. E che il mercato, per quelli seri e bravi, non è affatto in crisi. In qualsiasi modo decidano di affrontare le sfide. Dipendenza o indipendenza.
Anzi. Forse i nodi stanno per arrivare al pettine. Anche termini come nodi e pettine sono vecchi. Mi scuso con la generazione 3.0. Ho scoperto, dopo 20 anni di dipendenza e 8 mesi d’indipendenza, che le idee sono ancora una moneta apprezzata nel mercato della comunicazione. Per un attimo mi hanno fatto credere di no e che quindi tutti i miei risparmi, che avevo investito in serietà, intuizione e tessuto neuronale, fossero carta straccia. Invece non è così e forse chi ha voglia di fare ha meno pezze al culo di quanto qualcuno possa immaginare.
Vedere che oggi più di ieri qualcuno diventa artefice del proprio destino mi riempie di gioia. Ma anche chi decide di restare ancorato ad una sigla altrui mi fa felice. Purché lo faccia con onestà intellettuale (niente da fare, il mio vocabolario andrebbe aggiornato).
Io non so cosa ne sarà di me, ma questo conta poco. Presto uscirò dalla convalescenza e comunicherò le mie decisioni a tutti. Per farlo sapere a quei tutti mi basteranno 2 secondi.
M’interessa invece di più sapere cosa ne sarà di noi, amanti di questo lavoro che tutti pensano di poter fare. Anzi, che oggi tutti fanno.
Ai giovani che decidono di provarci in proprio dico che ogni cosa è possibile e che non vince chi ha la sigla più lunga ma solo chi ha un’idea e sa usarla meglio. Di sicuro i dinosauri vi ostacoleranno in ogni modo ma un varco si trova sempre se uno è abituato a usare il cervello (giuro che è l’ultimo termine desueto che uso).
Ai giovani che lavorano nelle agenzie invece dico solo una cosa: non mandatemi più CV lamentandovi di dove siete. Vi dirò presto io quando ricominciare a farlo”.
Vincenzo Pastore, copywriter
(aspettiamo le vostre idee a redazione@youmark.it)