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“Nessuno può dire perché McCann sia rimasta dentro ciascuno di noi. O forse nessuno può dirlo perché ognuno può dire una cosa diversa”. 170 meccheniani doc si rincontrano ed è la meraviglia. Ma chiediamoci, oggi chi sa ancora creare un valore dell’appartenenza così?

lunedì 23 settembre alla Bocciofila Martesana, 170 ex-colleghi McCann

Una serata speciale quella di lunedì 23 settembre alla Bocciofila Martesana. È lì, infatti, che 170 ex-colleghi McCann dagli anni ‘60/’70 in poi si sono ritrovati insieme, arrivati da lontano nel Paese, ma anche dalla Svizzera, dalla Francia, dal Portogallo.

Tanti non si vedevano da anni, qualcuno da decenni. Una magnifica lunga serata, che tutti dicono impossibile da dimenticare. Risate e abbracci, vicini un’altra volta, con tante cose da raccontarsi. A riconoscersi, a sentire gli amici dal palco animare l’evento, a godersi i video montati ad hoc con i contributi inviati dai partecipanti, a collezionare fotografie e pure a bere e mangiare. Un evento in cui si è potuta respirare quell’atmosfera che ha reso McCann l’agenzia speciale rimasta nel cuore di tante e tanti.

Due i momenti speciali sul palco: la presentazione della Fondazione Dottor Sorriso a cui è stata fatta una generosa donazione e la distribuzione di premi speciali come quello riconosciuto a chi ha portato alla festa il cimelio più strano, a testimonianza di esperienze condivise indimenticabili: i viaggi, le feste, le cene, gli staff meeting sulla stupenda terrazza di via Meravigli 2.

Tradizionalmente, McCann ha sempre allacciato con chi ci lavora un legame che resta anche quando ci si separa per le vicende della vita, e qualcuno passato per il suo reparto creativo (eh sì, il grande Andrea Concato), ha provato a descriverlo e a condividerlo con tutti gli altri. È nato questo testo letto con maestria da Gerry Scotti che ha inviato il suo video (per chi non lo sapesse, Gerry è stato copywriter in McCann prima di iniziare la sua carriera in radio e tv).

“La McCann per noi. Nessuno può dire perché McCann sia rimasta dentro ciascuno di noi. O forse nessuno può dirlo perché ognuno può dire una cosa diversa. È stata maestra, è stata amica, è stata compagna nel gioco e nel gioco duro. È stata quasi casa. Qualcuno l’ha vissuta come la più grande del Paese, o la più capace in TV. Tutti avevano l’impressione di essere i più competenti, i più efficienti, i più organizzati. E forse era vero. E di sicuro si lavorava spesso su grandi progetti per clienti globali. Dava un senso alla fatica. Non era solo ufficio e stipendio. Molti incontri, qualcuno speciale, qualcuno magico.  Qualcuno indimenticabile. Tutti con sentimenti diversi che si alternavano di continuo. Le gioie, le delusioni, gli amori, i rancori, succede in tutte le grandi comunità. In tutti c’era orgoglio. Non si mostrava in giro, tanto ce lo leggevano negli occhi. Il tutto generava una cosa grande: appartenenza. Magari la lasciavi, andavi da un’altra parte, ma continuavi a pensare di essere della McCann. Era McCannite. Ci si può curare. Ma nessuno di noi ha voglia di farlo. Infatti siamo qui”.