Podcast

Branded podcast? No: Original podcast with brands! Questo sarà il domani per James Cridland, il ‘futurologo dell’audio’

James Cridland
James Cridland

Nel convegno dedicato la branded podcast organizzato da OBE, ha spiccato per l’originalità del pensiero il ‘futurologo dell’audio’ James Cridland, collegato in streaming dall’Australia e, novità per un platea nazionale, tradotto in tempo reale da un’AI. Non tanto per l’inizio del suo intervento, in cui si è limitato a ripercorrere brevemente il passato degli ultimi 20 anni, il tempo di esistenza stesso dei podcast, ma per alcuni suggerimenti che ha proposto a un’audience fitta di appassionati di podcast, branded o meno fa poca differenza.

Il Branded Podcast è un ‘ultimate media’, ha sostenuto, che si avvale di tutte le possibilità offerta dalla rete per la propria diffusione, ed è preferito dalle generazioni più giovani, come mostrano le cifre là dove si è affermato – in USA e in UK sopra tutti gli altri paesi – che ne fanno una scelta prioritaria, più della TV e della radio.

Poi è un media coinvolgente, capace di sviluppare attività di brand che è ben distante, per tono di voce e frequenza di ascolti, da quella di attività analoghe generate da campagna pubblicitarie tradizionali ma anche dai social media: l’engement che è frutto di un ascolto che prosegue nel tempo e scansiona la giornata è qualche cosa di unico e di non replicabile.

Per supportare questa affermazione ha portato due esempi in ambiti opposti, per diffusione e obiettivi, ma ciascuno ben centrato sui propri obiettivi. Uno è il caso di Howdens, un brand di arredo di cucine e accessori, che possiede oltre 100 punti vendita nel Regno Unito: di fronte alle necessità di gestire in maniera organizzata tutti di pendenti dei negozi e i rispettivi direttori, la scelta è caduta su un podcast ‘privato’, che è disponibili sulla rete interna, e che assolve egregiamente al compito di sicronizzare attività e reazioni di tutto il personale.

Sul versante opposto il podcast del RACP, il Royal Australasian College of Physicians, che deve comunicare a oltre 23.000 medici dispersi su un territorio quasi sconfinato. La particolarità di questo podcast, professionale per gli obiettivi che si pone, è quello di essere aperto a tutti i cittadini, che siano interessati a questi temi. Ha così creata una comunità, non solo di professionisti, ma di ascoltatori tout court, che fanno leva sul mondo dei ‘professional’ per allargarsi a tutti l’universo dei consumatori prendone in considerazione le esigenze.

Perchè alla fine, ed è questo l’aspetto più interessante della visione di Cridland, non di branded podcast si dovrebbe continuare a parlare, ma di ‘orginal content with brands’. Un nuovo mix tra la vera forza del podcast, che lo rende protagonista sulla scena, e – al suo fianco – il brand che, lungi dall’esibirsi o, peggio, prevalere, vive parallelamente in un suo spazio, ben visibile e apprezzabile, ma privo di quelle caratteristiche di forzatura e di obbligatorietà che stanno minando dal di dentro l’esistenza dei podcast, o meglio dei branded podcast, di cui non sarebbe sbagliato prevedere l’estinzione, nella forma attuale per lo meno.