Dario De Lisi, Chief Creative Strategy Officer e Alessandro Talenti, CEO di Uniting Group
Sta finendo il 2022. Che anno è stato per voi?
È stato un anno molto positivo, che concludiamo centrando tutti gli obiettivi che ci eravamo prefissati, nonostante un contesto sociopolitico ed economico complicato. Siamo molto soddisfatti perché abbiamo dimostrato concretamente di passare dalle promesse ai fatti, a partire dai nostri primi format proprietari, nati come da piano nel q4 2022. Due sfide non scontate, concluse con ottimi risultati e tanti feedback positivi da tutti i player coinvolti.
Senza fornire anticipazioni sui numeri, possiamo dire che il fatturato ha avuto una forte cresciuta rispetto all’anno scorso. L’organico sta aumentando, contestualmente alle nostre competenze, che migliorano non solo a seguito dei nuovi innesti di grande qualità, ma anche grazie alla crescita dei professionisti già con noi da tempo. Insomma, un grande anno, in cui le conferme sono state la migliore vittoria, non banali dato il nostro percorso di crescita così veloce.
Quali gli obiettivi raggiunti di cui andate più fieri?
Come anticipato, sicuramente i nostri format. Per noi, questa modalità di approccio al business rappresentava una nuova sfida, che ha comportato la capacità e la voglia di investire su qualcosa che esiste solo potenzialmente, con i rischi che ne conseguono. Poi il percorso che abbraccia i temi ESG, per i quali abbiamo fortemente voluto la reazione di un ruolo ad hoc, affidandolo a Denise Lo Piparo che seguirà internamente tutti gli aspetti afferenti a questo mondo. Un altro elemento che conferma la concretezza del nostro racconto, coerente con la value proposition sviluppata per il Gruppo.
Contingenza a parte, che cosa augurate al vostro comparto per il nuovo anno, insomma quali gli ambiti sistemici su cui lavorare pro tutti?
Uno degli obiettivi che ci siamo prefissati come gruppo, coerentemente con ciò che rappresenta la nostra visione del comparto e dell’industry, è lavorare per fare in modo che la semantica cambi ed evolva. Non soltanto saper fare le cose che il mercato già ci riconosce, ma anche la capacità di costruzione di un livello di racconto, di interrelazione, anche con stakeholder nuovi a livello istituzionale, sia governativi sia locali, differenti.
Un cambiamento del lessico e del linguaggio funzionale alla possibilità che il comparto possa dialogare con il contesto nel quale si muove, più articolato e complesso, dove le esigenze, i modelli di business e le tecnologie cambiano. Da qui la necessità di competenze più ampie. Vivere da protagonisti questo percorso è l’obiettivo che ci siamo posti.
In che direzione va il rapporto con i clienti, su cosa state ragionando per vestire meglio le loro esigenze, a quali ambiti, nuovi servizi, visioni?
Ormai da tempo abbiamo lanciato la nostra nuova value proposition, non tanto per cambiare lo storytelling, ma perché stavamo evolvendo noi stessi, anticipando le nuove necessità del mercato. Fortunatamente, i clienti ci stanno seguendo in questa consapevolezza. Prima era una risposta a un’esigenza, mentre ora sempre più spesso si interfacciano con noi per co-creare qualcosa fin dall’inizio. Fornire gli strumenti e il codice strategico per far raggiungere loro l’obiettivo prefissato è il nostro compito. Per farlo forniamo un know how all’interno di una visione più ampia e sistemica, che possa dare risposte diverse e coerenti di volta in volta.
Sta cambiando il linguaggio tra le parti. Meno tattico e più strategico. La nostra sfida è dialogare con le multinazionali in qualità di partner e con un linguaggio corretto.
La vostra prossima sfida?
La prima sfida è quella di consolidare il business attuale rendendo la struttura ancora più solida mettendo a sistema tutto quello che abbiamo costruito negli ultimi due anni. In parallelo, sulla base di questi presupposti, il secondo step è quello di continuare ad evolvere nel dialogo sia interno sia esterno. Insomma, prima consolidare, poi evolvere.