Si è svolta a Milano la 18a edizione del Netcomm Forum – l’evento di riferimento per il mondo digitale sui temi dell’evoluzione dell’eCommerce, del digital retail e della business innovation a livello nazionale e globale – che quest’anno indaga le frontiere della shopping experience, come suggerisce il titolo ‘The Extended Retail: dai Metaversi allo Space Commerce’.
“Fornire una fotografia dell’Italia del commercio digitale è quantomai un’attività complessa”, ha aprto la giornata Roberto Liscia, Presidente di Netcomm. “Bisogna innanzitutto tenere conto delle nuove abitudini di acquisto dei consumatori, per i quali – soprattutto nel caso della Generazione Z – il confine tra online e offline non ha più senso di esistere. L’altra faccia del mercato è costituita dalle imprese, le quali si trovano ad affrontare una situazione economica instabile, anche a causa di fattori geopolitici, e l’urgenza di acquisire quelle competenze digitali e tecnologiche fondamentali per restare competitive sul mercato”.
Questa esigenza è anche dimostrata dalle cifre relative al numero dei consumatori online, che, dopo il ‘balzo’ del 2020, hanno mostrato negli ultimi due anni un andamento stagnante, anzi stanno accusando una modesta flessione, passando dai 33,3 milioni di acquirenti del 2022 ai 33 milioni di quest’anno. In parallelo, però, è esploso il fenomeno dell’omnicanalità, cioè l’integrazione tra acquisti online digitali e retail fisico, passata da 2,3 milioni a 3,2 milioni di store in cui questo integrazione a attiva quotidianamente.
Il comparto allargato dell’omnichannel commerce, incluse quindi la logistica, la packaging industry e i sistemi di pagamento, prevedono per quest’anno di raggiungere un valore di 85 miliardi di Euro di fatturato, con 400 mila occupati, in crescita del 100% rispetto al 2016. Si tratta del comparto con la maggiore crescita di fatturato del settore privato in Italia, e del secondo per incremento dell’occupazione. Il tutto presentando un elevato moltiplicatore economico e occupazionale: ogni euro fatturato determina un ritorno di 2,4 volte. Unico elemento negativa una progressiva riduzione dei margini, che si è evidenziata negli ultimi anni.
“Da una parte, l’inflazione ha generato un’attenzione crescente per il prezzo da parte dei consumatori, mentre il reshoring e la ridefinizione della produzione hanno ridotto i margini delle filiere tecnologiche e dell’eCommerce”, ha sottolineato Liscia. “D’altro canto, i comportamenti del consumatore vanno chiaramente in questa direzione, con un’attenzione al ‘prezzo migliore’ che si mantiene alta: il 49% – un consumatore su due – pone infatti queste elemento come quello più importante nelle sue ricerche online, marketplace o DTC che sia”.
Ma in realtà quello che è cambiato è il rapporto tra il cliente e il canale/retail: I consumatori possono accedere più facilmente alle informazioni e il retail deve sviluppare e gestire la nuova omnicanalità, In particolare, i canali tradizionali devono arricchire l’esperienza del cliente: la logistica diventa perciò il fattore chiave di un’esperienza frictionless. Così come i sistemi di pagamento più comuni
“Intelligenza Artificiale, Blockchain, Realtà Aumentata, Metaversi e NFT stanno aprendo nuovi orizzonti e potenzialità nell’Extended Retail, ma portano con sé anche nuove sfide che le imprese, soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni, non possono affrontare da sole”, ha concluso Liscia. “Per questo, è essenziale che il Governo, anche attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, sostenga questa evoluzione 4.0 del settore, si faccia carico della formazione digitale e supporti l’aggregazione delle Pmi in consorzi per aiutarle a diventare competitive anche a livello internazionale. La valorizzazione del Made in Italy passa anche da questo”.
Ci sia permessa una postilla presa dal successivo colloquio tra Liscia e Jaques-Antoine Granjon, Presidente e Fondatore di VeePee, l’uomo che ha portato la brand platform francese a fatturare tre miliardi di euro nel mercato globale.
“Il metaverso mi sembra un fenomeno transitorio, che sta già affrontando le prime ‘cadute’ nella percezione comune”, ha sostenuto Granjon. “Invece l’AI è davvero un rivoluzione prossima ventura che avrà impatti su tutti i settori e tutti i lavori, anche i più specializzati. Ma stiamo attenti che non accada quello che è già successo con il cloud: molto economico all’inizio della diffusione, diventato oggi un fiume di dollari che attraversano l’Atlantico”.
D’accordo che è un francese, che potrebbe avere un annoso pregiudizio sugli americani, ma forse la UE dovrebbe pensare anche a sviluppare le AI, non soltanto a normarle…