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‘Scoppia’ il compromesso sulla proprietà di TikTok US. Rimane alla cinese Bytedance, ma Oracle diventa partner tecnologico e gestirà i dati degli utenti americani

L’importante è non perdere la faccia. Così potrebbe riassumersi la vicenda della offerte statunitensi per TikTok US e le ultime mosse conosciute tra gli attori in gioco. Tre giorni fa Microsoft comunica pubblicamente che la propria offerta, elaborata insieme al gigante del retail Walmart, non è stata accetta da Bytedance, la casa madre del social cinese di minivideo. Ha vinto Oracle, è stato il pensiero corso immediatamente nella menti di tutti. Ma domenica, dopo un’azzardata conferma ufficiosa di questo fatto, la notizia vera: ‘Oracle è partner di tecnologia negli Usa dell’app, nulla più di questo’.

D’altra parte era difficile immaginare che il governo di Pechino, dopo essere sceso in campo in difesa di Bytedance, con una norma che subordina alla propria approvazione qualsiasi cessione di tecnologia, avrebbe accettato supinamente un vendita tout courtPer il governo cinese, meglio una chiusura della attività americane che un passaggio di proprietà determinato dall’ordine presidenziale che da domani avrebbe impedito qualsiasi transazione economica tra Bytedance e soggetti americani.

D’altro canto, l’app è stata colta in una situazione di stallo geopolitico, con l’amministrazione Trump che l’accusava di spiare gli americani e i funzionari cinesi che attaccavano il protezionismo statunitense. Un braccio di ferro, corredato da iniziative giudiziarie di TikTok e Bytedance negli USA, che si sta trasformando in una sconfitta americana di fronte alle autorità cinesi. Ora spetta al segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Steven Mnuchin, verificare gli estremi dell’accordo di partnership tra i due contendenti, ma la situazione è già delineata.

“Dal nostro punto di vista, dovremo assicurarci che il codice sia protetto, che i dati degli americani siano protetti, che i telefoni siano protetti e cercheremo di avere discussioni con Oracle nei prossimi giorni con le nostre squadre tecniche “, ha detto Mnuchin in un’intervista alla CNBC. Parole ben diverse da quelle pronunciate in agosto dal presidente Donald Trump, che aveva tuonato contro TikTok minacciando la chiusura del business statunitense. D’altra parte Larry Allison, il capo di Oracle e uno tra gli uomini più ricchi del mondo secondo Forbes, è tra i sostenitori di Trump da tempi non sospetti: difficile immaginare un rifiuto che sarebbe uno sgarbo istituzionale ma soprattutto chiuderebbe l’unica via d’uscita apparentemente onorevole per un governo federale che si è trovato in un cul de sac dopo le ultime mosse di Pechino.

Per ora non ci sono indicazioni che la partnership di Oracle apporti cambiamenti sostanziali al software di TikTok, il che fa sembrare sospetto l’intero accordo. “Un accordo in cui Oracle acquisisce l’hosting senza codice sorgente e modifiche operative significative non risolverebbe nessuna delle legittime preoccupazioni su TikTok”, ha detto su Twitter l’ex capo della sicurezza di Facebook Alex Stamos, “e l’accettazione di un simile accordo da parte della Casa Bianca dimostrerebbe che questa operazione non è altro che una truffa. ”

D’altronde Oracle non riscriverà l’algoritmo di TikTok o gestirà la moderazione, sarà un appaltatore piuttosto che una sussidiaria, e non è chiaro in che modo potrebbe rendere gli utenti meno vulnerabili a pressioni o sotterfugi. In sostanza, se in precedenza erano fondate le preoccupazioni su TikTok e la sua gestione, adesso non c’è motivo per cui si dovrebbe essere essere meno preoccupati. A parte le elezioni di novembre, e la necessità di evitare di ‘perderci la faccia’.