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Nel 2019 i ‘micro’ e i ‘mid’ influencer hanno prevalso sulle celebrity per le aziende italiane. Ma il futuro è un’incognita

“A livello internazionale il ricorso all’Influencer Marketing si sta diffondendo sempre più: nei mercati UK e USA, ad esempio, quasi la metà delle aziende analizzate da Influencer Intelligence dedica più del 10% del totale del budget di comunicazione a questa tipologia di iniziative”, ha affermato Nicola Spiller, Direttore dell’Osservatorio Internet Media della School of Management del Politecnico di Milano nel corso della presentazione, venerdì mattina, dei risultati della Ricerca.

“Nel panorama italiano invece la situazione è molto più eterogenea. Nonostante si rilevino diversi approcci all’Influencer Marketing e alla definizione dei relativi budget, emerge che nell’80% dei casi presi in esame gli investimenti in Influencer Marketing pesano meno del 10% sul budget di riferimento, sebbene si stesse riscontrando una progressiva crescita”. Crescita registrata naturalmente prima dell’attuale esplosione del Covid-19, il cui impatto è ancora tutto da determinare.

Dalla Ricerca dell’Osservatorio Internet Media, infatti, emerge soprattutto un trend di graduale preferenza verso i nano/micro/mid influencer rispetto alle celebrity. Le imprese italiane dichiarano infatti che tali influencer sono spesso considerati più adatti in termini sia di efficienza rispetto al rischio dell’investimento sia di efficacia, in quanto sono considerati maggiormente ‘autentici’, veri e propri creator caratterizzati da fan base maggiormente qualificate e attive. Questo trend è correlato alla tendenza delle imprese di rivolgersi a nicchie con cui comunicare in modo accurato e profilato.