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Microsoft presenta il nuovo Work Trend Index, il lavoro del futuro sarà probabilmente un mix fluido di incontri fisici e collaborazione digitale. Attenzione allo stress da telelevoro

Negli ultimi mesi l’emergenza sanitaria e la necessità di distanziamento sociale hanno cambiato drasticamente le abitudini lavorative, e la domanda ricorrente è se questi cambiamenti siano destinati a perdurare anche in futuro. La nuova edizione del Work Trend Index di Microsoft prova a rispondere a questo quesito combinando tre fonti: i trend che emergono dall’utilizzo degli strumenti di collaborazione digitale di Microsoft; i risultati di una survey globale di Harris Poll che a fine Maggio ha coinvolto oltre 2.000 persone attive da remoto in sei Paesi (circa 350 individui in Italia); e le evidenze di oltre 30 progetti di ricerca di Microsoft con cui si è cercato di comprendere l’esperienza dei ‘remote worker’ attraverso survey, interviste, analisi, focus group e studi sul cervello umano.

Dai risultati emerge che la fatica percepita a causa delle riunioni da remoto ha base reale. Sembra infatti che la collaborazione da remoto sia più mentalmente più sfidante – come evidenzia l’analisi delle onde cerebrali – rispetto a quella di presenza. Allo stesso tempo però sembra che anche tornare a collaborare in presenza risulti faticoso, perché i meccanismi sociali e organizzativi della collaborazione digitale non si replicano esattamente a livello fisico. I video-meeting generano fatica, come emerge dallo studio dei marcatori di stress che risultano più significativi nei casi di video-conference rispetto ad altre attività lavorative come la gestione di e-mail. Gli elevati livelli di concentrazione richiesta determinano l’insorgere della fatica intorno ai 30/40 minuti e nelle giornate particolarmente affollate di riunioni video si inizia a percepire lo stress dopo un paio d’ore di lavoro.

Numerose le cause: la necessità di concentrarsi continuamente sullo schermo per estrapolare informazioni rilevanti, la minor disponibilità di segnali paraverbali che tipicamente aiutano a gestire la conversazione, la condivisione dello schermo che impedisce di visualizzare bene le persone con cui si sta interagendo. Il consiglio che emerge dallo studio è fare pause regolari ogni paio d’ore e non superare i 30 minuti per i singoli meeting.

La pandemia potrebbe aver cambiato la cultura del lavoro per sempre, accelerando una maggiore compenetrazione di vita lavorativa e privata. Oltre la metà dei genitori intervistati, il 54% a livello globale, ha dichiarato che è stato difficile bilanciare le esigenze personali mentre lavorava da casa. Su scala internazionale questa sfida è stata percepita in modo particolare dai millenials e dalla generazione Z, presumibilmente perché tra gli under-40 è più facile rintracciare i doveri legati alla gestione di figli piccoli e la necessità di condivisione degli spazi abitativi. L’Italia in questo caso è risultata in controtendenza, dal momento che i più (66%) dichiarano di aver gestito senza difficoltà il work-life balance e anche tra i millenials (65%) e la generazione Z (67%) non è stato un problema.

In questa situazione, inoltre, si è generata una maggior empatia tra colleghi (62% la media globale e 54% il dato italiano), ognuno più conscio delle sfide personali degli altri. Altro dato positivo è relativo all’inclusività del lavoro. Oltre il 52% delle persone a livello globale e a livello italiano si sono sentite più valorizzate o incluse in quanto partecipanti da remoto ai meeting, dal momento che in modo molto paritario tutti si sono trovati a operare nella stessa modalità di virtual room. I confini della giornata lavorativa canonica 9-18 potrebbero sbiadire. I trend di utilizzo di Teams dimostrano che le persone sono più attive la mattina e la sera, ma anche nei weekend. Le chat sono cresciute tra il 15% e il 23% nella fascia tra le 8.00 e le 9.00 e tra le 18.00 e le 20.00 e stanno spopolando durante il weekend dove sono cresciute del 200%.

Gli uffici fisici, tuttavia, non sembrano destinati a scomparire: secondo gli studi di Microsoft il lavoro del futuro sarà più probabilmente un mix fluido di incontri fisici e collaborazione da remoto. L’ 82% dei manager a livello globale e addirittura l’89% in Italia si aspetta policy più propense al lavoro agile nella fase post-pandemica. In Italia il 72% di manager e dipendenti ha proprio espresso il desiderio di continuare a lavorare da casa almeno part-time. Esistono tuttavia alcuni nei: a livello globale, in molti (60%) si sentono meno connessi ai propri colleghi e solo il 35% ha uno studio in cui lavorare, perciò sono frequenti le distrazioni, i problemi di connessione e la mancanza di ambienti ergonomici.

Di conseguenza se è vero che il futuro del lavoro sarà più agile di quanto sia mai stato finora, è altrettanto vero che le sedi fisiche con i loro vantaggi in termini ergonomia e relazione continueranno a rivestire un ruolo importante.