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L’Unione Europea avvia una ‘indagine conoscitiva’ sulla possibile tassazione dei tech giant per l’utilizzo dei dati internet. Amazon (e gli altri) dichiarano subito la loro contrarietà

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Sembra che a Bruxelles ci sia un rinnovato impegno a favore di una tassa sul traffico Internet. E il Commissario europeo per il mercato interno e i servizi, Thierry Breton, ha annunciato l’avvio di una indagine conoscitiva sul tema, sottolineando che la consultazione aiuterà l’esecutivo Ue a decidere se i giganti del web dovranno essere effettivamente ‘tassati’ per partecipare ai costi delle reti di telecomunicazione.

L’iniziativa non è nuova – è già stata bocciata un decina di anni fa – ma qualche mese fa quattro grandi operatori di telecomunicazione europei, il CEO di Telefonica Jose Maria Alvarez-Pallete, il CEO di Deutsche Telekom Tim Hoettges, il CEO di Vodafone Nick Read e il CEO di Orange Stephane Richard, cui si è aggiunto il CEO di Telecom Italia Pietro Labriola, sono tornati alla carica, sostenendo che l’attuale Regolamento Europeo è irrimediabilmente invecchiato, e che oggi i Tech Giant sviluppano da soli oltre le metà del traffico dati sulle reti europee, senza pagarne il costo, mentre gli operatori hanno dovuto investire oltre mezzo miliardo di euro per tenere il passo. È stata citata anche l’analoga imposta della Corea del Sud, per sostenere la fattibilità della cosa

Immediata la reazione dei GAFAM – Google (Alphabet); Apple; Facebook (Meta); Amazon; e Microsoft – che direttamente o tramite attività di lobbying si sono dichiarati contrari a nuove imposte. E non è mancato neppure un riferimento alle passate attività di Breton al vertice dell’allora France Telecom, per seminare sospetti sull’oggettività dell’intervento del Commissario.

Il primo reagire pubblicamente all’ipotesi è stato comunque Amazon, che ha pubblicato sul proprio sito un accorato riassunto di tutto quello che il gigante dell’eCommerce fa (o sostiene di fare) a supporto dell’industria e del commercio europei, dall’aiuto alla lotta all’inflazione al supporto per le SMB europee. Tutto apprezzabile, ma c’entra davvero poco con la questione, che è riassunta invece in una frase sola “”The idea of an Internet Levy is seeking to solve a problem that in reality does not exist“. Perché questa ipotetica tassazione farebbe aumentare i costi per le piccole imprese, accrescerebbe il costo della vita per i consumatori europei, minerebbe la neutralità della rete e gli obiettivi del Digital Decade Europeo.

Questi interventi dei GAFAM mostrano però un cosa, al di della giustezza o meno di una tassa che è, per il momento, ancora vaga e tutta da definire: l’Unione Europea non può, almeno per ora, battersi ad armi pari con i tech giant sul terreno dell’Intelligenza artificiale, della guida autonoma e di altre innovazioni digitali, ma, come dimostrano l’approvazione del GDPR, del Digital Service Act e del Digital Market Act, quando decide di intervenire su qualche argomento, traccia un sentiero che fa scuola in tutto il mondo sviluppato.