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L’Italia è in testa alla classifica delle nazioni in cui la sensibilità giovanile verso la digital sustainability è più alta, con una quota femminile ancora maggiore. Lo conferma il Report ‘DiSI Young’

Massimo Antonelli, CEO di EY Italy
Massimo Antonelli, CEO di EY Italy

L’Italia è il Paese in cui si riscontra il maggior numero di sostenibili digitali (37%), giovani che utilizzano gli strumenti digitali e che, allo stesso tempo, adottano atteggiamenti e comportamenti orientati alla sostenibilità. Tra i giovani intervistati, le donne italiane sono quelle più sensibili alla sostenibilità digitale, con il 29% di sostenibili digitali, un dato più alto sia rispetto ai connazionali maschi sia rispetto al genere femminile degli altri Paesi oggetto di analisi. Seguono Spagna (34%), Polonia (26%), Germania (18%) e Francia (14%). È quanto emerge dal rapporto ‘Digital Sustainability Index (DiSI) Young – La sostenibilità digitale per i giovani’ presentatodalla Fondazione per la Sostenibilità Digitale e da EY Foundation Onlus presso il Museo dell’Ara Pacis di Roma. La ricerca, che indaga il ruolo della tecnologia come strumento di sostenibilità nella percezione dei giovani di alcune nazioni europee (Italia, Spagna, Polonia, Germania e Francia), è stata svolta su un campione rappresentativo di 800 ragazzi nella fascia compresa tra i 16 e i 24 anni.

Guardando ai dati complessivi della ricerca, si rileva che atteggiamenti, consapevolezze e comportamenti giovanili sembrano simili in tutti i Paesi analizzati. Le principali differenze, che emergono dall’analisi separata dei 4 cluster1 dell’indice DiSI Young, sono le seguenti:

  • Francia e Germania sono caratterizzate da una forte cultura digitale ma anche da una propensione alle pratiche di sostenibilità meno marcata
  • Italia e Spagna sono invece accomunate da comportamenti ed atteggiamenti molto simili in termini di sensibilità verso la sostenibilità (più alta di quella riscontrata in Germania ed in Francia), con una significativa differenza derivante da una maggiore digitalizzazione della Spagna rispetto all’Italia.

“Nell’analisi DiSITM Young leggiamo tracce comuni tra i vari Paesi, a ulteriore testimonianza del fatto che partite come la sostenibilità, il digitale, le competenze e l’innovazione oggi non possono che essere giocate su scenari internazionali”, ha commentato Massimo Antonelli, CEO di EY in Italia e COO di EY Europe West. “Tuttavia, tra questi dati positivi ci sono segnali che devono farci riflettere e agire, e riguardano soprattutto i rischi e ancora una volta le questioni legate a diversità e inclusione. Tra i rischi percepiti, i giovani in Italia ritengono che il cyberbullismo sia la principale problematica derivante da una società iper-connessa (60%) e la stessa visione emerge quasi in tutti i Paesi considerati. Al secondo posto troviamo l’uniformazione delle identità a degli standard ideali (39%) e la perdita del tempo personale (38%). Pensando alle nuove generazioni è quindi necessario investire su educazione e inclusione, partendo da un piano di educazione digitale nazionale (per oltre il 60% dei rispondenti al DiSI Young). E anche su questo i giovani ci danno una lezione interessante: perché se da una parte si aspettano che istituzioni e aziende facciano la propria parte, dall’altra sono disposti a mettersi in gioco come non mai e a riconoscere la propria responsabilità e il proprio impatto nel costruire una società più digitalizzata e più sostenibile”.

Andando ad analizzare temi centrali come infrastrutture, tecnologia come commodity e comportamenti sostenibili, la ricerca mette in luce una situazione poco incoraggiante, sotto il profilo della consapevolezza verso il ruolo del digitale:

  • Infrastrutture dei singoli Paesi: confrontando le condizioni infrastrutturali dei 5 Paesi analizzati con le risposte fornite dai giovani emerge una proporzione inversa tra disponibilità di infrastrutture e consapevolezza nell’utilizzo di queste come strumento di sostenibilità. Sono cioè proprio quei giovani che vivono in territori con ‘peggiori’ infrastrutture a rendersi maggiormente conto dell’importanza del digitale come fattore abilitante di percorsi di sostenibilità.
  • Tecnologia come commodity e sostenibilità: la ‘commoditizzazione’ delle tecnologie digitali non giova alla consapevolezza del loro ruolo in termini di sostenibilità e, al contrario, è proprio l’assenza di tecnologie altrove largamente disponibili e/o di servizi consolidati a rendere più evidente la consapevolezza della loro necessità, anche e soprattutto in relazione agli obiettivi di sostenibilità.

“Da anni la Fondazione per la Sostenibilità Digitale, con il suo osservatorio, studia gli italiani in relazione alla sostenibilità digitale”, ha aggiunto Stefano Epifani, Presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale. “I risultati della nostra ricerca mostrano l’importanza di lavorare sulle infrastrutture, ma soprattutto sulla consapevolezza: perché è proprio in Paesi come il nostro, caratterizzati da minore diffusione delle competenze digitali, che dobbiamo preoccuparci di sviluppare un uso consapevole delle tecnologie a favore della sostenibilità. Esiste una perfetta (e preoccupante) proporzionalità inversa, tra diffusione delle competenze digitali e consapevolezza di dover approfondire questi temi, che porta i più competenti a volerlo diventare ancora di più, ed i meno competenti a pensare di non aver bisogno di approfondire. Questa tendenza indica chiaramente alle Istituzioni l’importanza di azioni di supporto allo sviluppo di consapevolezza su un tema centrale per il nostro futuro come la sostenibilità digitale”.

Sostenibilità e cambiamento climatico: possiamo fare grandi passi in avanti proprio grazie al digitale

Particolarmente interessanti sono i dati che emergono verso le tematiche più attuali di ambientalismo, cyberbullismo, cambiamento climatico e social. Sul fronte dell’ambientalismo, emerge una realtà in cui quanto più i giovani si spostano verso convinzioni profondamente ambientaliste, tanto più tendono ad avere atteggiamenti diffidenti nei confronti della tecnologia. Risultato di questo comportamento è che proprio chi più potrebbe avvantaggiarsi dello sviluppo tecnologico e digitale per la sostenibilità, ne fa meno uso. Tuttavia, l’ambiente è considerato un tema centrale nei giovani di tutti i Paesi analizzati: il 71% dei giovani italiani intervistati considera il cambiamento climatico uno dei principali problemi dei quali bisogna occuparsi immediatamente. Tale dato è pressoché in linea con quelli di Spagna (69%) e Francia (62%), ma diminuisce in Polonia (56%) e Germania (42%). Oltre al cambiamento climatico, anche l’inquinamento è considerato uno dei principali problemi da affrontare. Questo per il 67% degli italiani, il 63% degli spagnoli, il 58% dei francesi, il 54% dei polacchi e il 47% dei giovani tedeschi.

Dall’analisi emerge anche un altro segnale allarmante: i giovani italiani fanno più fatica ad avere accesso a informazioni sulla sostenibilità; il 27% dichiara, infatti, di conoscere poco o per nulla il concetto di sostenibilità rispetto al 32% di Germania o al 62% di Francia, tanto che, in Italia come in tutti gli altri 4 Paesi, oltre 7 intervistati su 10 si dichiarano pronti ad approfondire tale concetto.
E in tal senso, viene in soccorso il digitale: per l’85% dei rispondenti italiani, la tecnologia digitale è uno strumento utile per migliorare la società, ma anche utile per la sostenibilità economica (74%), con percentuali simili in Spagna ma leggermente inferiori negli altri Paesi. Inoltre, il 69% dei giovani italiani considera la tecnologia digitale uno strumento utile alla salvaguardia dell’ambiente.

E proprio per la salvaguardia dell’ambiente, oggi i giovani hanno stravolto i loro modelli di consumo e la cultura sulla base dei loro valori, infatti, 6 intervistati su 10 concordano sull’importanza della sostenibilità ambientale nelle preferenze di acquisto in ognuno dei Paesi esaminati – eccezion fatta per i polacchi, che concordano in misura minore con l’affermazione (50%) – tuttavia non sono disposti a spendere di più. Dato simile sull’importanza della sostenibilità anche quando si viaggia, il 55% degli italiani quando viaggia preferisce scegliere una struttura green anche se costa di più.

Il digitale, tra rischi e opportunità: focus su social network e cyberbullismo

Oggi una società digitalizzata offre sicuramente maggiori vantaggi, dal DiSI Young emerge che per il 57% degli italiani il digitale offre costante flusso di idee e aggiornamenti, oltre che un abbattimento dei costi di apprendimento (43%), demolizione delle gerarchie sociali tradizionali (36%) e connessione con attori internazionali (25%). Tuttavia, alla domanda “quanto pensi di sapere di digitale?” soltanto il 35% ha risposto molto, il 58% dei giovani ha risposto abbastanza e il 6% poco. Per quanto riguarda l’utilizzo quotidiano che se ne fa degli strumenti digitale, il 46% degli italiani lo usa per lavoro o per studio, il 54% per svago, il 25% non utilizza strumenti digitali. Da segnalare che la maggior parte dei rispondenti utilizza lo smartphone o il tablet oltre 4 ore al giorno (42% degli italiani, 47% tedeschi, 49% polacchi, 51% spagnoli, 61% francesi).

Dall’analisi si evidenzia che i giovani sono ben consapevoli delle opportunità del digitale, ma anche dei rischi: per il 52% degli italiani la tecnologia è un’opportunità sì ma con qualche rischio, mentre per il 5% degli italiani è ancora una minaccia, in linea con il punto di vista dei giovani degli altri Paesi esaminati. Il dato sale leggermente soltanto nel caso degli intervistati francesi (12%).

Per quanto riguarda i social network, la ricerca ha evidenziato come quasi un intervistato italiano su 5 (16%) pensa che i social non siano un ambiente sicuro per i giovani. Questa visione è condivisa però in misura maggiore – da circa un intervistato su tre – in Paesi come Germania (34%) e Francia (32%). Per i giovani italiani, tra le problematiche di una società iper-connessa troviamo in primis il cyberbullismo (60%) (eccezion fatta per la Spagna, dove i giovani spagnoli individuano infatti il problema principale nella perdita del tempo personale), al secondo posto l’uniformazione delle identità a degli standard ideali (39%), seguito dalla perdita del tempo personale (38%), infine l’annullamento della sfera privata (26%).

Cosa chiedono i giovani oggi: un Paese più digitale e sostenibile anche grazie alla collaborazione tra istituzioni, aziende e cittadini

I giovani di oggi chiedono in primis a sé stessi di fare di più, ma anche ai cittadini e alla società. Infatti, nonostante 1 giovane italiano su 3 (under 20) si dichiara costantemente connesso ai social, tuttavia, alla domanda “cosa pensi a riguardo?” il 65% risponde “bisognerebbe insegnare ad usarli proficuamente”.

È importante dunque che tutti gli attori in campo agiscano in sinergia per una società più digitale ma anche più sostenibile. Infatti, alla domanda “secondo te, di chi è la responsabilità nella scarsa adozione delle tecnologie per la salvaguardia dell’ambiente e la sostenibilità economica e sociale?” Il 57% degli italiani risponde che la responsabilità è delle istituzioni, per il 25% è dei cittadini, per il 18% delle aziende. In particolare, un giovane italiano su quattro (25%) ritiene che sia dei cittadini la responsabilità della scarsa adozione delle tecnologie per la salvaguardia dell’ambiente e la sostenibilità economica e sociale. Tale dato cresce di almeno nove punti percentuali in ognuno degli altri Paesi considerati, fino ad arrivare al 48% registrato in Francia. In tal senso, il Paese può sicuramente dare un forte contributo: per i giovani di oggi i Paesi devono puntare sì alla crescita economica ma con un consumo equilibrato delle risorse naturali (42% degli italiani).