Interactive

La tecnologia di tracciamento del Covid-19 è “nelle mani delle autorità sanitarie di tutto il mondo”. Missione compiuta per Apple e Google

“Abbiamo collaborato per costruire la tecnologia di notifica di esposizione al contagio che consentirà alle app delle autorità sanitarie di funzionare in modo più accurato, affidabile ed efficace su telefoni sia Android sia OS”, si legge nella nota congiunta distribuita ieri da Apple e Google. “Nelle ultime settimane, le nostre due società hanno lavorato insieme ad autorità sanitarie, scienziati, organizzazioni sulla privacy e leader dei governi di tutto il mondo per raccogliere contributi e indicazioni. La notifica di esposizione ha come obiettivo specifico l’avviso tempestivo, particolarmente importante per rallentare la diffusione della malattia dal momento che il virus si può diffondere in modo asintomatico”.

Questo significa che la tecnologia di tracciamento del contagio da coronavirus “è da oggi nelle mani delle autorità sanitarie di tutto il mondo”: Apple e Google, che lavorano insieme al progetto dal 10 aprile scorso (una ‘prima volta’ storica) hanno cioè certificato il sistema di tracciamento dei contatti che servirà – si spera – a contenere la pandemia Covid 19.

A questo punto, spetta ai governi nazionali rendere disponibili le rispettiva app di tracciamento: le due società, che coprono la quasi totalità dei SO degli smartphone (attualmente nel mondo il 99% degli smartphone monta uno dei due sistemi operativi, con il 74,13% di market share per Android e il 24,79% di iOS di Apple).

Tassativo il rispetto delle normative GDPR: la nuova app di notifica del contatto userà il bluetooth a basso impatto (per salvaguardare in primis la batteria dall’eccessivo consumo) e sarà “volontaria, anonima e nel rispetto della privacy”, ribadisce la nota. Le identità degli utenti non sono note ad altri utenti Google o Apple e la corrispondenza per le notifiche di esposizione viene eseguita solo sul dispositivo, sotto il diretto controllo dell’utente. Il sistema non raccoglie né usa la posizione del dispositivo tramite GPS o altro sistema e sono sempre gli utenti a decidere se vogliono segnalare una diagnosi positiva.

Nei prossimi giorni le app verranno pubblicate sui rispettivi marketplace, scaricabili gratuitamente: con questo ultimo passo si chiuderà l’intervento in prima persona nella pandemia dei due giganti del tech.

Il pallino tornerà in mano alle singole nazioni: in Italia la app desinata allo scopo è Immuni, ma le prime settimana di vista sono state segnate da polemiche: sui suoi creatori (Bending Spoons e soci, inclusa un società cinese); su chi l’abbia scelta davvero, se il Ministro per l’Innovazione o i servizi; sulla mancate sperimentazione di un’alternativa; sul suo essere davvero open source; sulla disponibilità pubblica del codice. Davvero un inizio poco favorevole per un’app che dovrebbe essere downloadata da tutti gli smartphone, che sono circa il 70% dei cellulari italiani, per essere efficace. A mano che non abbia ragione che ha già ridotto di molto questa percentuale, al 30%, al 20% del totale. Immuni anche dall’italica confusione?

Massimo Bolchi