OnlyFans ha recentemente festeggiato il suo sesto anniversario. Il suo successo è stato in crescendo da quando è stato lanciato il 1° luglio 2016 dalla britannica Fenix International Limited. La sua accoglienza da parte del mercato è stata tale che, come accade per ogni prodotto che ha successo e il cui uso si espande a livello globale, è stato oggetto di ammirazione, ma ha anche raccolto strenui detrattori che mettono in dubbio la moralità dell’attività. Per questo motivo, in rete si trovano innumerevoli articoli che cercano di decifrare il mistero (e la chiave) di quello che non si può dire non abbia rappresentato un trionfo per la piattaforma.
Messo in discussione o meno, il suo modello di business dirompente è infatti riuscito a raggiungere numeri che fanno impressione quando si analizzano i dati del traffico organico di questo servizio di abbonamento ai contenuti (ovviamente in stragrande maggioranza – eufemismo – sex related).
Interamplify ha messo al lavoro i suoi tecnici SEO, per approfondire il fenomeno che ha catturato creatori di contenuti e abbonati. Una ricerca esaustiva che oggi permette di offrire uno studio interpretativo dei dati di ricerca di OnlyFans su Google negli Stati Uniti, che si sono guadagnati di gran lunga il titolo di Paese che consuma di più questo ‘intrattenimento’.
Probabilmente non c’è bisogno di spiegare cosa sia OnlyFans. È conosciuta in tutto il mondo per essere una piattaforma in cui, in cambio di un abbonamento mensile, si possono vedere i post di un creator. Anche se può sembrare il contrario, il prodotto non è nuovo. Infatti, prima della nascita di OnlyFans, esistevano già altri concorrenti come Patreon, dove dal 2013 è possibile guadagnare condividendo contenuti.
Ciò che colpisce di OnlyFans dal punto di vista SEO, è come le query organiche su Google siano cresciute esponenzialmente fino a diventare la terza query in più rapida crescita nelle search effettuate negli Stati Uniti negli corso degli ultimi cinque anni: si raggiunge un incremento del +3700% in questo periodo di tempo. Ma perché questi dati sono così significativi negli USA e quali sono le ragioni dei picchi raggiunti dalle search?
Uno dei dati che ha suscitato l’interesse di Interamplify sono appunto stati i picchi di ricerca. Il motivo per cui negli Stati Uniti la tendenza a fare ricerche su OnlyFans è aumentata in modo significativo in determinati periodi di tempo è la grande domanda a cui trovare risposta. Che si può esemplificare nei due eventi che hanno sviluppato il loro massimo potenziale negli ultimi anni (per lo meno negli USA): il Covid e Bella Thorne, l’ ex attrice Disney approdata su OnlyFans.
Nella top 3 delle query correlate al termine OnlyFans spicca infatti Bella Thorne. Potremmo analizzare anche le prime due, ma l’ex attrice Disney, ora riconvertita in regista di film per adulti, è particolarmente rilevante perché ha segnato un ‘prima’ e un ‘dopo’ per la piattaforma britannica. Dopo aver creato il suo account il 14 agosto 2020, ha raccolto 1 milione di dollari in sole 24 ore, e il doppio appena in una settimana. Ma la delusione generata dai suoi contenuti ha fatto sì che gli abbonati richiedessero il rimborso della quota, mandando in crash il sito e costringendo la direzione di OnlyFans a prendere i necessari provvedimenti.
Questo fatto spiega perché una delle query con il maggior numero di ricerche associate all’azienda è Bella Thorne e perché la conversazione ha avuto un picco tra il 23 e il 29 agosto. La cosa è di molto evidente nel grafico in basso:
Finora sono stati studiati i dati del search di OnlyFans associandoli alle attività degli abbonati, ma che cosa è successo invece dal punto di vista della creazione di contenuti? Il Covid-19 ha in comune con Bella Thorne la capacità di generare interesse per la piattaforma tra gli utenti, indipendentemente dal ruolo che scelgono di adottare all’atto dell’iscrizione.
Nel’ultimo aggiornamento offerto dall’agenzia governativa ufficiale Data USA, indica che le donne negli Stati Uniti guadagnano in media uno stipendio inferiore a quello degli uomini per un lavoro equivalente, soprattutto nelle posizioni dirigenziali o nelle prestazioni di alto livello. Non sorprende che, con l’arrivo di Covid-19 e delle ben note restrizioni alla mobilità, la perdita di posti di lavoro o comunque la riduzione dell’attività economica, le query abbiano registrato un nuovo picco di intensità, perché la piattaforma è stata presentata come un’ancora di salvezza e una fonte di reddito apparentemente semplice e alla portata di chiunque creasse contenuti.
Indipendentemente dal fatto che si analizzi la pandemia come fattore condizionante o come incentivo, l’arrivo del coronavirus significa che OnlyFans è diventato il mezzo di sostentamento di molti creator statunitensi. Inoltre, se a questa situazione aggiungiamo le aspettative di guadagno suscitate da casi come quello di Bella Thorne, ci troviamo di fronte alla spiegazione di questi nuovi dati di query e traffico, con gli utenti che pongono domande, associate al record della regista e alla quantità di denaro che genera il suo account, mostrando un chiaro interesse per la monetizzazione della piattaforma.
Una tendenza che, lungi dall’essere associata solo al periodo della pandemia, continua a essere in crescita, con oltre 248 milioni di visite al sito web solo dagli Stati Uniti nel gennaio 2022, secondo Statista, rispetto a un timido 23,5 milioni dal Regno Unito, nonostante il prodotto abbia origine in quest’ultimo Paese. Solo nel maggio 2022 sono stati creati 272.426 account su OnlyFans. La piattaforma stessa afferma di pagare cinque milardi di dollari all’anno ai suoi creatori di contenuti e di averne ben 1.500.000 registrati.
Lo scatenarsi di eventi come l’apparizione di celebrità, la situazione eccezionale di limitazione degli spostamenti e dell’attività lavorativa causata da un’epidemia sono lo scenario ideale perché sia i creator sia i consumatori abbiano apprezzato l’opportunità di far parte di una comunità ove i contenuti potevano essere monetizzati pagando un abbonamento mensile.
In questa analisi, Interamplify ha voluto mostrare che con strumenti come Google Trends è possibile rilevare gli interessi del search degli utenti, facilitare l’interpretazione delle loro intenzioni e offrire a un’azienda gli strumenti e i servizi necessari per adattarsi alle nuove esigenze dei consumatori.