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Il digitale inquina, sarà responsabile del 20% del totale delle emissioni di CO2 mondiali entro il 2050. Allo IAB Forum presentato ‘ZED – Zero Emission Digital’, per far convivere trasformazione digitale e transizione ecologica

Il funzionamento dei prodotti e dei servizi digitali ogni anno produce 1.6 miliardi di tonnellate di gas serra. Se dovessimo dividere questo dato per la popolazione, risulterebbe che ognuno di noi produce oltre 400 kg di anidride carbonica. La industry del digitale è responsabile per il 4% delle emissioni di CO2 mondiali e questo dato è destinato a raddoppiare entro il 2025.

“Evidenze che dovrebbero destare preoccupazione e farci riflettere sul digital carbon footprint della rivoluzione digitale. Parole come ‘Cloud’ possono far pensare, soprattutto ai non addetti ai lavori, che Internet sia qualcosa di etereo. Invece il problema delle emissioni è molto concreto e, vista la digitalizzazione accelerata, occorre sensibilizzare ORA su un utilizzo più consapevole delle infrastrutture e degli strumenti digitali”, ha commentato Carlo Noseda, Presidente IAB Italia.

Tra emissioni, consumo d’energia, scarti, la rivoluzione digitale sta diventando sempre meno ecologica: il digitale inquina! È una verità scomoda che è ancora poco diffusa. Qualsiasi gadget, foto e video salvati sui nostri cellulari, o qualsiasi azione compiuta sulla rete consuma energia e quindi genera emissioni. Un semplice esempio: in Italia ci sono 35 milioni di utenti che utilizzano l’eMail, e la spedizione di ognuna di esse produce circa 4g di CO2. Se tutti noi mandassimo un’email ‘inutile’ in meno a settimana (una ricerca UK stima che ogni britannico spedisce circa 10 e-mail inutili tipo ‘OK’ o ‘Thank You’ alla settimana), risparmieremmo 140 tonnellate di CO2 per un totale di 7.280 tonnellate all’anno: il corrispettivo di 26mila km percorsi in macchina.

Il digitale sarà responsabile del 20% del totale delle emissioni di CO2 mondiali entro il 2050

IAB Italia, consapevole dell’urgenza di intervenire già ora con delle azioni concrete per ridurre l’impatto ambientale del mercato digitale, presenta dal palco della 19esima edizione dello IAB ForumZED – ZERO Emission Digital‘, un progetto atto a far convivere trasformazione digitale e transizione ecologica. Fortemente voluto dall’Associazione il progetto prevede tre step: la presentazione del ‘Manifesto per un digitale sostenibile‘, un vademecum delle regole e comportamenti corretti da adottare come singoli e come aziende; un sistema di metriche validato che vada a misurare il digital carbon footprint di siti web, app, eMail, video e per ultimo l’avvio di una campagna di sensibilizzazione per rendere il mondo digitale più sostenibile.

“Se non sai quanto consumi su internet, non sai quanto inquini. Siamo partiti da questo presupposto nel progettare il ‘Manifesto un digitale sostenibile’ che enumera le regole d’oro su come essere ZED. Stiamo lavorando poi su un sistema per misurare il digital carbon footprint e che possa diventare una vera e propria certificazione per le aziende”, ha preseguito Noseda.

Si tratta di un percorso che secondo IAB Italia coinvolge tre passaggi fondamentali che ogni azienda e le persone che la compongono devono seguire per una maggiore sostenibilità ambientale.

Primo passo: MISURARE

Quali sono i rifiuti digitali nella tua azienda? Quali i processi che creano un’impronta carbonica digitale? Identificarli è il primo passo verso un efficientamento delle proprie procedure digitali. Una volta individuati si può procedere all’organizzazione di una vera e propria pulizia digitale, incoraggiando tutti verso comportamenti virtuosi (ad esempio: limitazione dei messaggi inutili, archiviazione e conservazione delle sole informazioni fondamentali). A differenza degli altri rifiuti – plastica, indifferenziato o altro – quelli digitali sono più facilmente smaltibili e spesso a portata di un semplice click. Disporre di strumenti semplici per misurare l’andamento del digital carbon footprint della propria organizzazione è uno strumento indispensabile per assicurarsi un progresso tecnologico che vada di pari passo con la sostenibilità ecologica.

Secondo passo: AGIRE

IAB ha redatto un vademecum dei principali comportamenti da adottare per ridurre il proprio digital carbon footprint. Un elenco di attività di cui ognuno è responsabile e che può mettere in atto in ogni momento: dalla pulizia dei file sul proprio PC, alla cancellazione di GIF o foto condivise in chat silenziate da tempo, ma anche dall’eliminazione di newsletter mai aperte.

Terzo passo: DIFFONDERE IL MESSAGGIO

Occorre evitare di intervenire con anni di ritardo così come è avvenuto per altri settori.
Diffondere il messaggio è fondamentale e sul sito zeroemission.digital si potranno trovare tutti gli strumenti per poterlo fare: dal manifesto scaricabile ai loghi da inserire sul sito e sulle campagne social, fino al footer per le email. Ogni azienda dovrebbe mettere in atto azioni di comunicazione per sensibilizzare sul tema e portare tutti ad agire concretamente.

“Oggi sono disponibili poche linee guida su come le tecnologie digitali dovrebbero essere usate in modo sostenibile, e quali standard dovrebbero essere seguiti. Chiediamo ai soci IAB Italia e tutte le aziende di appoggiare questa campagna, aiutandoci a sostenere e a diffondere il manifesto per il digitale sostenibile. Presto avremo a disposizione uno strumento per misurare il digital carbon footprint dei siti web e faremo una analisi dell’impatto dei siti dei nostri soci per indicare obiettivi concreti di riduzione delle emissioni digitali. Ringrazio le aziende (Blackrock, Mint, Vodafone, Eni, Sky, Pirelli, Lavazza, Omnicom Media Group, Crafted) che già hanno creduto nel progetto. Tutti noi possiamo fare qualcosa già da oggi e il bello del digitale è proprio questo: si possono ottenere risultati anche nel breve se si collabora facendo sistema”, ha concluso Noseda.