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I Big Tech USA nel mirino della Commissione Europea: rischio maxi multe e cessioni forzate di asset per smontare i monopoli di fatto

Oggi il passo formale: l’Unione Europea torna a prendere di mira le piattaforme online con una doppia proposta legislativa, contro la concorrenza sleale e, secondo aspetto non meno importante, per la diffusione dei contenuti online.

I colossi del tech dovranno quindi rispettare le regole sulla concorrenza UE e saranno responsabili per la gestione dei contenuti pubblicati: le multe previste, nei due casi, potranno arrivare fino al 6% e al 10% dei ricavi globali. Per i recidivi, inoltre, la minaccia concreta dell’obbligo di scissione dei gruppi, costringendo le piattaforme a cedere parte dei propri asset in Europa.

I Gruppi in gioco, inutile specificarlo, sono i cosiddetti Tech Giant, da Amazon ad Apple, da Facebook a Google: il meglio del Nasdaq insomma, e questo solo fatto, oltre alla grande potenza di fuoco lobbistico di cui dispongono queste aziende, fa presumere un confronto non facile. Irrobustito dal presidente eletto Joe Biden, notoriamente vicino, come la maggioranza dei democratici USA, ai protagonisti della Silicon Valley californiana. Le proposte dovranno comunque affrontare il proprio iter di approvazione fra Parlamento e Consiglio, e i tempi per il via libera finale non sono dunque ancora chiari.

In ogni modo oggi la scena è occupata dalla Commissione Europea, che ha presentato i provvedimenti legislativi – il Digital Market Act e il Digital Service Act – firmati dalla vicepresidente della Commissione Ue, Margrethe Vestager, e dal commissario Ue per il Mercato interno, Thierry Breton. I testi cercano di svecchiare un quadro normativo fermo al 2000, l’anno di pubblicazione di una direttiva sull’eCommerce ampiamente superata dallo sviluppo tecnologica e dalla crescita vertiginosa dei player del settore. “Le due proposte servono a un unico scopo: essere sicuri che noi, come utenti, abbiamo accesso a un’ampia scelta di prodotti e servizi online”, ha spiegato Vestager in un comunicato, “senza dimenticare mai che quello che è illegale offline è illegale online”.

Il Commissario UE per il Mercato aveva addirittura accusato le piattaforme USA di disinteressarsi della regolamentazione europea. “Dobbiamo organizzare il nostro spazio digitale per i prossimi decenni”, aveva dichiarato Breton al portale Politico. “Molte grandi piattaforme sembrano essere diventate troppo grandi per interessarsi agli effetti che producono su cittadini, imprese e persino sulle nostre società e sulla democrazia”.

Ma quali sono questi ‘giganti troppo grandi per interessarsi delle regole europee’? Sostanzialmente la definizione, secondo quanto recitano le due proposte odierne, è decisamente omnicomprensiva: basterebbe una audience superiore al 10% del totale degli abitanti dell’Unione, pari a 45 milioni di utenti, per ricadere sotto le nuove regole.

Va da sé che tutti i social media, gli operatori eCommerce internazionali, i motori di ricerca sono ampiamente al di sopra questo limite. E il rischio vero, al di là delle multe miliardarie minacciate e in qualche caso irrogate, riguarda proprio l’attività monopolistica di fatto di questa piattaforme. E bastano tre infrazioni delle regole nell’arco di cinque anni perché la Commissione possa adottare anche le misure più estreme. E la minaccia si estende a possibili azioni ‘preventive’ per evitare l’insorgere di situazione molto complesse da correggere ex-post.

Da oggi pertanto si apre la guerra tra le due sponde dell’Atlantico, sotto le dichiarazioni diplomatiche di cui si sono ammantate le proposte.