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Google News Initiative ad Amsterdam: il ‘volto buono’ del poliziotto cattivo?

Nell’Unione Europea è trascorso un anno dall’approvazione della controversa ‘legge sul copyright’ e, in attesa che trascorra l’altro anno concesso alla normativa per essere recepita dalle legislazioni nazionali, non cessa l’attività di lobbying – da un lato – e di convincimento – dall’altro – da parte dei Big Tech statunitensi, i più colpiti dalla direttiva.

Trascurando per un momento l’articolo 11, che impone alle piattaforme video, di ‘bloccare’ il caricamento di materiale protetto da copyright (con tutte le polemiche annesse), l’attenzione si è concentrata sull’art. 17, già art. 13, altrimenti detto ‘link tax’.

Un obbligo già entrato in vigore negli anni scorsi in Spagna e in Germania, e abrogato più o meno silenziosamente dopo la dura reazione di Google, che aveva di fatto disattivato il proprio servizio Google News in quei paesi piuttosto che pagare quanto richiesto dagli editori per il link ai propri contenuti, ospitati su siti aperti perfettamente a norma. Ma disattivare tutte le ricerche in ambito europeo sarebbe un’altra storia, e non è certo che Google potrebbe permettersi di farlo.

E qui può tornare utile un approccio più soft, iniziato già da alcuni anni: così la settimana scorsa si è tenuto ad Amsterdam il secondo vertice della Google News Initiative (GNI), l’evento che dovrebbe supportare l’innovazione editoriale e “aiutare il giornalismo a prosperare”, riporta la nota del primo motore di ricerca al mondo. “L’industria delle notizie continua ad affrontare sfide difficili man mano che il modo in cui le persone trovano e accedono alle informazioni cambia”, prosegue poi. “Allo stesso tempo, stiamo vedendo risultati promettenti da editori che stanno sviluppando nuovi modelli di business e modi di lavorare per supportare il giornalismo di alta qualità nell’era digitale”.

E qui la mente non può che correre al Washington Post di Jeff Bezos, tornato in utile con l’assunzione di nuovi giornalisti e di 250 tecnici e ingegneri per sviluppare appieno tutte le possibili versioni digitali.

E ad Amsterdam, appunto, sono stati ospitati centinaia di editori, dirigenti, direttori e accademici di tutta Europa, Medio Oriente e Africa per discutere delle ultime opportunità e sfide per industria delle notizie. Si è parlato degli ultimi prodotti e innovazioni, nonché di argomenti importanti come il ruolo del machine learning nell’editoria e i nuovi modi per aumentare i ricavi. Mentre molti grandi editori hanno avuto successo grazie agli abbonamenti digitali (non in Italia, ndr), Google ha affermato di essersi impegnato sempre di più per garantire che i quotidiani e i periodici più piccoli e locali abbiano le stesse opportunità di scoprire che cosa funziona per i loro contenuti.

Ad Amsterdam, inoltre, è stata confermata l’espansione del laboratorio/programma di abbonamenti in Europa, dopo il successo di laboratori simili in Nord America e America Latina. Lo European Lab è stato sviluppato in collaborazione con FT Strategies e l’International News Media Association (INMA) ed è progettato per aiutare gli editori europei a aumentare le sottoscrizioni digitali. Il programma di nove mesi include consulenza online e di persona per aiutare gli editori a comprendere, sperimentare e ottimizzare i loro modelli di abbonamento. Le esperienze e le conoscenze acquisite dal Lab di GNI saranno condivise con gli editori di tutto il mondo per aiutarli a implementare le proprie strategie di abbonamento digitale.

Lo European Lab, ha sottolineato Google, è uno dei numerosi sforzi per aiutare gli editori a trovare nuovi modi per aumentare le entrate dai loro contenuti digitali. La collaborazione con gli editori europei si articola anche su prodotti come ‘Iscriviti con Google’, a cui il Gruppo Le Monde in Francia e Il Fatto Quotidiano in Italia hanno aderito proprio questo mese.

Il ‘volto buono’ di Google prende anche altri aspetti, quali la formazione di 370.000 giornalisti negli ultimi anni in Europa attraverso la Google New Iniziative o i tre importanti programmi di formazione con l’Europea Journalism Center (EJC). È stato anche rinnovato per un triennio il supporto al Digital News Report del Reuters Institute, per coprire un numero superiore di paesi nel rapporto e fornire un’ulteriore analisi approfondita degli sviluppi nelle news e nei media.

In attesa di scoprire quale forme assumeranno le nuove regole imposte dall’Unione Europea, insomma, Google cerca in ogni caso di tenere il piede in due scarpe, facendo di volta in volta il ‘poliziotto buono’ e il ‘poliziotto cattivo’ secondo le convenienze contingenti.