Interactive

Footsprint, la nuova business unit di Gruppo Labelium, fa luce sull’impatto ambientale causato dal traffico online

Quest’anno il Gruppo Labelium ha creato una nuova Business Unit, Footsprint, nata con una visione nobile: fornire un servizio di sostenibilità digitale ai propri clienti attraverso la messa a disposizione di know-how e di tool in grado di misurare l’impatto ambientale della propria attività digitale.

La combinazione tra performance e sostenibilità è possibile e si traduce ogni giorno in azioni concrete, attraverso iniziative valide e innovative, come la recente ricerca che Footsprint ha realizzato sulle emissioni di CO2 provenienti ogni anno da pagine web apparentemente innocue.

Con l’obiettivo di fare luce sull’impatto ambientale causato dal traffico online (spesso percepito come invisibile), Footsprint, ha elaborato uno studio sui siti web dei primi 100 Advertisers negli Stati Uniti e ha pubblicato una classifica basata sulle emissioni di carbonio prodotte da ogni pagina visualizzata.

Ne è emerso che tre sono i principali fattori inquinanti dovuti alle emissioni generate dalle pagine web: data center, reti di trasmissione e hardware e, secondo la metodologia utilizzata, le emissioni annuali di CO2 che emergono dal traffico online sono di circa 10 milioni di tonnellate. 

Per dare un ordine di grandezza, si tratta di una quantità equivalente alle emissioni derivate dall’elettricità necessaria per alimentare tutte le case della città di Los Angeles per un periodo di un anno.

Il traffico generato dai siti web dei 100 maggiori inserzionisti nei soli Stati Uniti si traduce in 161.000 tonnellate di emissioni di CO2 all’anno. Per compensare un tale livello di emissioni di carbonio, sarebbe necessario piantare più di 7 milioni di alberi.

Come ‘pulire’ i siti web

Dotate di un buon design, le pagine web possono apparentemente ridurre la quantità di emissioni che generano. Spesso bastano soluzioni semplici come comprimere o ridimensionare il contenuto, utilizzare server di dati green e scommettere sul cosiddetto ‘lazy loading’ che impedisce il caricamento della parte inferiore del web a meno che l’utente non faccia scroll.

L’impatto ambientale causato da internet (rispetto a industrie più inquinanti come quelle agricole o edilizie) potrebbe non sembrare oggi eccessivamente gravoso, ma lo sarà a lungo termine, quando l’elettrificazione di case, automobili e molti altri ambiti della nostra vita attiverà emissioni nell’industria digitale e dovranno essere compiuti enormi sforzi per mitigare tali emissioni.

Alla luce dell’aumento esponenziale dei prezzi che stiamo conoscendo in questo periodo, anche nel nostro Paese vale la pena monitorare e razionalizzare l’impatto che l’inflazione sta avendo sul P&L delle aziende made in Italy: l’aumento del prezzo dell’energia ricade sul prezzo dell’hosting dei siti e di conseguenza sui profitti.

Una possibile risposta a questo fenomeno è dunque quella di lavorare sull’ottimizzazione dei siti in termini di sostenibilità e conversion rate optimization (CRO): una esperienza di acquisto più facile e veloce si traduce non solo in un aumento delle vendite ma anche in una riduzione di costi energetici e dunque in un risparmio per le aziende.