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Flop degli NFT di Porsche: la 911 virtuale offerta a 0,911 Eth (circa 1475 dollari) non conquista gli appassionati. Troppo cara e non abbastanza ‘esclusiva’. Il minting è stato ‘tagliato’ dopo tre giorni

L’ingresso di un importante player, quale il marchio automobilistico Porsche, all’interno dello spazio Web3 è di solito occasione di festa per i collezionisti di NFT. Tuttavia, la preoccupazione espressa da alcuni prima del lancio, lunedì scorso, si è rapidamente trasformata in un’ammucchiata di NFT invenduti, quando i risultati hanno costretto il brand ad annunciare l’intenzione di ‘tagliare’ il drop.

Il progetto di Porsche si concentrava sul modello 911 della casa automobilistica tedesca, con un lancio previsto di 7.500 NFT (coniati sulla blockchain di Ethereum) che avrebbero celebrato la celebre sportiva e consentito ai possessori dei token di accedere a eventi e a prodotti esclusivi. Inoltre, avrebbero permesso agli appassionati delle auto tedesche di “aiutare a progettare il futuro di Porsche nel mondo virtuale”.

Ma il fermento intorno al progetto si è immediatamente trasformato in delusione quando Porsche ha annunciato che avrebbe venduto gli NFT a 0,911 ETH l’uno, pari a circa 1.475 dollari. Si tratta di un prezzo molto alto in un mercato di NFT che ha perso vigore rispetto all’inizio dello scorso anno, soprattutto per un progetto come questo con diverse migliaia di NFT in offerta.

Su Twitter alcuni importanti collezionisti hanno risposto definendo la mossa ‘tone deaf’, ‘clueless’, e anche ‘cash grab’, un mezzo per arraffare denaro, mentre alcuni hanno suggerito che 0,0911 ETH (circa 145 dollari) sarebbe stato un prezzo molto più ragionevole. Ma Porsche non ha inizialmente accusato il contraccolpo in pubblico, e i suoi piani non sonostati immediatamente cambiati.

Poco dopo l’inizio del minting pubblico lunedì scorso, le vendite primarie hanno subito un rallentamento e, in quello che è visto come una campana a morto per qualsiasi progetto appena lanciato, gli NFT sono stati rapidamente rivenduti al di sotto del prezzo di conio sui mercati secondari

“I nostri possessori si sono espressi chiaramente”, ha in seguito twittato l’account ufficiale del progetto. “Ridurremo il nostro minting e fermeremo il conio per proseguire con la creazione della migliore esperienza per una comunità esclusiva”. Anche la decisione di annunciare l’intenzione di ‘uccidere’ il minting, senza però farlo immediatamente, è stata criticata da alcuni. Il co-CEO di Rug Radio, Farokh Sarmad, ha criticato la il modo in cui il progetto è stato comunicato su Twitter, scrivendo: “Chiunque stia gestendo @eth_porsche, non sta aiutando il marchio @Porsche (e fa schifo)”.

In seguito, Porsche ha comunicato dopo la fine del minting pubblico che: “L’NFT è destinato a essere un investimento a lungo termine. Vediamo un grande interesse per il minting da parte degli amanti dell’arte e degli appassionati di Porsche. Molti clienti della comunità Web3 si sono ovviamente trattenuti perché la rivendita immediata o a breve non sembrava redditizia, a causa della personalizzazione dell’NFT. Ma le dimensioni della comunità non sono decisive per noi. Ciò che è fondamentale è offrire alla comunità gli eventi e i servizi più esclusivi e individuali possibili”.

Porsche è solo l’ultimo esempio dei tentativi non riusciti dei brand di affermarsi nel Web3. Mentre alcune aziende tradizionali sono state elogiate per aver collaborato con progetti NFT esistenti, come hanno fatto Budweiser e Adidas, o per aver utilizzato la tecnologia in modi che non sono di per sé fonte di guadagno (come Starbucks e Reddit), altre hanno dovuto affrontare notevoli critiche.

Il Mic Drop di Pepsi è stato un esempio notevole: anche se si trattava di una mentina gratuita, è stato criticato per la goffaggine del messaggio e la strana grafica. Il recente lancio dell’NFT di Game of Thrones è stato ampiamente deriso per l’immagine poco puntuale. E, anche se alla fine è andato tutto esaurito, il lancio di NFT da parte di Tiffany & Co., l’anno scorso, legato ai ciondoli a tema CryptoPunks, è stato criticato per il suo elevato prezzo di conio.

In generale, i sostenitori del Web3 sembrano sempre più entusiasti – a parole – dei marchi che tentano di costruirsi reputazione nello spazio virtuale regalando NFT o rendendoli accessibili e convenienti. I tentativi di aziende affermate e di celebrità di estrarre valore semplicemente attraverso prezzi elevati associati a valori concreti minimi o nulli hanno mostrato in fretta la corda.

Per molti osservatori, l’avventura di Porsche è un altro esempio di quest’ultima situazione, e il brand potrebbe aver imparato una prima dura lezione sul Web3, mentre sta valutando la possibilità di modificare il proprio percorso per andare verso un finale (sperabilmente) più favorevole.