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Filo diretto tra We Are Social e Luis Sal, il creator di Muschio Selvaggio. Marta Prosperi (WAS): “Non solo conversion. Con un approccio strategico, un creator può agire su varie fasi del funnel e l’influencer marketing servire diversi obiettivi di comunicazione”

Marta Prosperi e Luis Sal
Marta Prosperi e Luis Sal

di Massimo Bolchi

Si è tenuto presso la sede di WE ARE SOCIAL l’appuntamento incentrato sulla presentazione
della ricerca ‘Next Gen Influence’ – di cui abbiamo già parlato qui – con un’interessante conversazione tra Marta Prosperi, Influencer Marketing & Strategy Director, e Luis Sal, autore di ‘Muschio Selvaggio’, uno dei podcast italiani più seguiti su YouTube, ripartito con la nuova stagione il 30 settembre.

La disciplina dell’influencer marketing si è decisamente evoluta nel tempo, se volessimo dare una definizione oggi quale sarebbe?

Fin da quando We Are Social ha iniziato la sua attività nel 2010 abbiamo osservato da vicino lo sviluppo della creator economy, aiutando i brand a orientarsi in questo scenario. E ora, che il settore sta vivendo una fase di maturità, è più importante che mai per le aziende e per i creator interpretare il cambiamento che sta già avvenendo intorno a noi.
Oggi, con il termine influencer marketing, ci riferiamo a una disciplina molto più complessa di quanto possa sembrare. Gli aspetti da considerare sono infatti molteplici e strettamente legati ai continui cambiamenti sociali, comportamentali e tecnologici.
Anche l’universo dei creator si è notevolmente espanso, con lo sviluppo di numerosi verticali. Ciò che conta davvero è l’obiettivo principale: non basta creare partnership commerciali, ma bisogna puntare su contenuti che siano coinvolgenti e di valore per il pubblico. Quando un creator riesce a creare una sinergia naturale con il brand, si raggiunge un traguardo che soddisfa tutti, dando vita a una collaborazione autentica e di successo.

Ma chi sono gli influencer oggi? Macro, Micro, Nano influencer: esistono davvero queste categorie? In che modo ci si può orientare?

In realtà questa categorizzazione più che superata si è evoluta, nel senso che la definizione si può sempre usare, però il punto è che non si fa più una definizione semplicemente numerica. Si assiste alla proliferazione di moltissimi influencer più piccoli ma più settoriali, più verticali, perché si è ampliata la tipologia degli argomenti di cui si parla. Quindi non è più solo una questione di volere l’influencer con tanti numeri (o con pochi numeri) ma identificare la persona che è la più adatta a toccare un certo tema, e che meglio può arrivare alla conversion, perché ha un rapporto più diretto con la community. Sempre che l’obiettivo sia la conversion, perché un creator può agire sulla brand awareness, sulla consideration, sulla reputation, o sulle PR: ci sono diverse strategie che si possono mettere in atto con l’influencer marketing.

Nella tavola rotonda Luis Sal ha affermato che lui non sponsorizzerebbe mai un brand che non utilizza. Non è una visione un po’ ristretta?

No, perché tutti noi abbiamo conoscenza limitata delle marche che popolano il panorama complessivo: quello che intendeva evidenziare è che lui non utilizza (o non utilizzerà) qualcosa che non sia coerente con il suo stile di vita e i suoi interessi. E su questo noi siamo più che d’accordo: quando facciamo lo scouting di potenziali creator per un brand questo è il primo punto, quanto è credibile un dato creator affiancato a una determinata realtà? Solo se la risposta è positiva, allora si parte a costruire la collaborazione.

Ma in che modo i brand oggi possono far passare la loro comunicazione attraverso i content creator?

Il grande vantaggio che hanno portato i creator è di rimettere la creatività al centro del processo, dopo gli anni trascorsi a focalizzarsi probabilmente molto sulla frequenza dei messaggi necessaria per arrivare al consumatore. Ora, in un contesto decisamente più competitivo, c’è bisogno di qualcosa che sia riconoscibile, appealing e diverso. Il creator offre nuove opportunità, riportando la creatività al centro della scena. Oggi è possibile scegliere tra persone estremamente talentuose in vari settori, ognuna con uno stile unico e apprezzato dal proprio pubblico. Questo non significa semplicemente eccentricità fine a sé stessa, ma piuttosto la capacità di costruire un legame autentico, potremmo dire umano, tra il brand e le persone.

Mi ha fatto specie che lei parli di ‘link umano’ proprio quando stavo per farle l’ultima domanda, quella relativa all’intelligenza artificiale. Come vede l’impatto sul comparto dell’IM?

L’AI può essere impiegata nei tool di analisi, scouting o creazione di immagini e video ed è certamente una risorsa importante, ma rimango convinta che la componente umana resti insostituibile.