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Facebook e il ‘Metaverso’: la prossima grande rivoluzione ‘sconosciuta’ sta arrivando?

Facebook ha compiuto qualche passo ulteriore verso l’espansione del concetto di ‘Metaverse’, con l’annuncio di un nuovo investimento di 50 milioni di dollari in programmi di ricerca che esploreranno come sviluppare il Metaverse in modo responsabile e garantire che tutti i prodotti correlati siano realizzati tenendo in evidenza principi-base quali l’inclusività o il potenziamente delle funzioni applicative. D’altra parte anche il CEO di Facebook, Mark Zuckerberg, si è sbilanciato nettamente in tale direzione, affermando in un’intervista che Facebook diventerà alla fine “una società del Metaverse”.

Anche la promozione recentemente annunciata del capo della Realtà Aumentata e Virtuale (AR/VR) di Facebook, Andrew Bosworth, al ruolo di CTO dell’azienda indica che questo percorso è destinato a proseguire all’insegna del cambiamento. “Mentre ci concentriamo sul costruire la prossima piattaforma informatica, il nostro lavoro sulla realtà aumentata e virtuale approfondirà la connessione umana indipendentemente dalla distanza fisica e senza essere soggetta ai dispositivi digitali”, ha affermato Bosworth.

Quindi cos’è il Metaverso, esattamente, e perché può essere davvero importante? Metaverso è un concetto ampiamente citato e travisato, a volte deliberatamente, nel tentativo di far cassa sulle lacune diffuse nella conoscenza, altre volte invece perché non esiste una definizione condivisa, o dei parametri rigorosi, per indicarlo, in maniera pratica o teorica.

Per chiarire, la definizione di ‘metaverso’ è ‘Uno spazio di realtà virtuale in cui gli utenti possono interagire con un ambiente generato dal computer e con altri utenti’. La realtà virtuale, in questo contesto, non si riferisce solo alla realtà virtuale in se stessa: un metaverso è qualsiasi ambiente simulato, in cui gli utenti possono interagire, generalmente attraverso avatar digitali, creando un nuovo contesto reattivo all’interno della realtà normale. In questo senso, esistono già molte varianti di un ‘metaverso’: Fortnite, il celebre game, è ovviamente un metaverso, ma addirittura lo è qualsiasi gioco multiplayer online, che fornisce una piattaforma per l’interazione dell’utente in uno spazio simulato.

Ma questi sono elementi concettualmente minori: in una visione più ampia, il Metaverso (con la ‘M’ maiuscola) è un concetto molto più aperto, in cui invece di queste comunità virtuali sostanzialmente più piccole e specializzate, ci sarebbe una piattaforma di connessione digitale su larga scala, a cui chiunque può connettersi, in qualsiasi momento, per condurre una gamma di attività potenzialmente infinita. Ed è qui che entrano in gioco gli avatar digitali, sulla spinta anche degli NFT (Non Fungible Token) e del loro mercato, in cui si stanno acquistando, ad esempio, avatar digitali di ‘Bored Ape’, la ‘scimmia annoiata’, a prezzi apparentemente folli.

Sebbene i personaggi animati di per sé potrebbero, per gli estranei a questo ‘movimento’, non valere i milioni di dollari che gli acquirenti stanno pagando, le immagini agiscono come una sorta di status symbol digitale, sottolineando il rapporto con la cultura online, e sono anche un investimento vista l’esplosione del fiorente mercato NFT. Il prossimo passo vedrà questi personaggi tramutati in avatar, fornendo lo stesso prestigio e la stessa credibilità digitale nell’ ‘evolving concept’ del Metaverso.

Ma poi arriva la domanda più difficile: chi ospiterà la prossima piattaforma e costruirà il terreno più propizio alla prossima venuta del Metaverso (sempre con la M maiuscola, si intende)? Ed è proprio qui che Facebook sta entrando in gioco. Come dicevamo all’inizio di questo pezzo, l’azienda, con le sue vaste risorse e la sua esperienza nelle social connection, ha già affermato che mira diventare ‘a Metaverse company’, una definizione che, in questo contesto, potrebbe significare ‘THE Metaverse company’. In generale, il pensiero più diffuso al riguardo è che il Metaverse sarà molto simile a Internet: non ci sarà pertanto un host o una piattaforma centrale, ma un framework aperto, su cui chiunque può quindi costruire la ‘sua’ interpretazione proprietaria del Metaverse.

Passando dai concept teorici alle applicazioni pratiche, non è per nulla chiaro come ciò potrebbe accadere: ci sono idee potenzialmente valide sull’open source del codice, sulla Blockchain o sulla creazione di un software indipendente di sviluppo e supporto, ma la formula che riscuote il maggior credito, al momento, sembra quella prevede pochi grandi ‘facilitatori’ che ospiteranno gli elementi centrali del Metaverse, e manterranno quindi il controllo almeno su alcuni degli aspetti chiave dello stesso.

Facebook vuole entrare proprio in questa formula: guardando ai prossimi sviluppi della connessione digitale, il social network blu sta cercando di legare insieme vari progetti attivi nella Realtà Aumentata e Virtuale, di cui la recente creazione di smart glass con Ray Ban è solo l’esempio, per dar vita al nascente concetto di Metaverso: se riesce a posizionarsi ora e diventare il ‘facilitatore’ di alcune parti chiave del Metaverso – quello ‘grande’, che collega tutto il resto – può trasformarsi nella piattaforma-chiave per il futuro, e per gestire tutte le possibili interazioni che si presenteranno nello spazio digitale.

Quindi, benché il concept possa sembrare ancora vago, la direzione è chiara. Con le vendite di visori VR in aumento e gli elementi life NFT (e altri strumenti di connessione digitale) che guadagnano slancio anche sotto l’aspetto commercial-distributivo, Facebook sta essenzialmente anticipando le prossime mosse, per seguire la traiettoria che si va delineando e affermare la proprio crescente rilevanza.

Funzionerà? Sicuramente il potenziale in quest’ambito è enorme, e anche app come Snapchat stanno lavorando per allinearsi con il cambiamento futuro, ad esempio attraverso l’inserimento nell’inventory di capi di abbigliamento digitali e altri prodotti che esisteranno solo nello spazio virtuale. D’altra parte, per scoprire per tempo le future grandi tendenze bisogna concentrare le osservazioni tra i più giovani: durante la pandemia, con il ‘display time’ che si è allargato sempre di più per contrastare la noia del lockdown, i bambini si sono abituati a socializzare con gli amici in forme digitali, comunicando il loro stile personale attraverso i personaggi che li rappresentano sullo schermo.

Tra dieci anni, quando questi bambini passeranno alla fase successiva ‘anagraficamente’ queste saranno abitudini, integrate e allineate con l’ascesa simultanea della tecnologia. Facile comprendere perché Zuckerberg (e gli altri giganti delle tech company) si stiano instradando in questa direzione. È probabile quindi che i 50 milioni di dollari investiti, da cui questo ragionamento ha preso le mosse, siano solo il primo – e più piccolo – investimento che vedremo, se Facebook si impegnerà davvero per possedere una fetta rilevante del prossimo processo connettivo che verrà, aka il Metaverso.