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Arriveranno i 20 miliardi del PNRR, ma il punto è come li useremo, visto il ritardo nella trasformazione digitale delle aziende italiane? Una ricerca Alkemy lo mette nero su bianco, meno del 5% riesce a creare valore sostenibile con il digital. Agire anche sui Cda è importante. Perché non una lista ‘digital ready for Board’?

È l’idea lanciata da Paola Bonomo, Consigliere indipendente, Angel investor e Advisor nel campo delle tecnologie digitali, intervenuta tra gli altri alla tavola rotonda seguita alla presentazione della ricerca ALKEMY in collaborazione con Borsa Italiana e Assonime ‘Competenze digitali nei board delle società quotate. A che punto è la digital transformation in Italia?’, avvenuta ieri a Milano, presso la sala congressi Borsa Italiana, indagando 192 aziende quotate di 8 diversi settori (Automotive, Industria, Beni di Consumo, Energia, Servizi finanziari, Healthcare, Media e Servizi), con esclusione degli emittenti del mercato Euronext Growth, Global e delle società operanti nell’ambito Tech, telco e native digitali.

Ricerca che ha puntato il dito contro il ritardo dell’Italia, dove solo per il 5% delle aziende rappresenta creazione di valore. La causa? Appena per il 26% dei casi è strategia, ossia opportunità di ripensamento del proprio business. Prevale, invece la tattica, con il 53% a utilizzare il digital per raccolta dati, analisi di touch point, Crm, eCommerce. E c’è anche un 21% che non fa proprio nulla. Il tutto rappresentato nei 6 miliardi di valore attuale della digital transformation nel nostro Paese.

Eppure, insieme alla sostenibilità, si tratta della vera sfida contemporanea.

Una sfida che, rassicura Duccio Vitali, Ceo di Alkemy, creerà anche nuova e maggiore occupazione. Non a caso, Vitali si trova sostenitore dell’importanza di specialisti digital in ambito Cda, sposando pure l’idea di Bonomi di mutuare quanto fu fatto per l’universo ‘rappresentanza femminile’ nei Board.

A oggi, il 42% delle aziende non ha alcun membro del Board digitale. Sul totale dei consiglieri, il 90% non ha alcuna esperienza nel settore Digital e sul totale dei consiglieri, la quota digital è pari all’11% (negli USA il 24%).

Commenta Vitali: “Questo studio dimostra quanto chi ha in mano i processi decisionali sullo sviluppo delle aziende conosca ancora solo marginalmente il mondo del digitale, che invece è necessario  diventi il centro delle agende dei Board. I 20 miliardi in arrivo sono occasione unica che non possiamo sprecare. È necessario che queste risorse vengano impiegate in modo strategico e per farlo è importante aumentare le figure digitali nei top management e nei board. Solo in questo modo la digitalizzazione diventa una leva strategica per la creazione di valore”.