Interactive

Approvato il Digital Markets Act della UE: multe fino al 10% del fatturato mondiale per chi infrange le regole. E fino al 20% se recidivo

L’Unione Europea (UE) ha stabilito, con il Digital Markets Act (DMA), regole fondamentali per reprimere gli abusi anti concorrenziali da parte delle più grandi piattaforme tecnologiche del mondo, i cosiddetti ‘Big Tech‘, in una mossa destinata a definire nuovi standard per la parità di condizioni nei mercati digitali globali.

In un accordo negoziato giovedì sera, i rappresentanti del Parlamento europeo e del Consiglio Europeo hanno raggiunto un accordo politico sul DMA, che stabilisce una serie di divieti e obblighi per le aziende, tra cui Google, Meta, Apple e Amazon, e una serie di piattaforme minori. È probabile che l’accordo includa anche Booking e il gigante cinese dell’eCommerce Alibaba. Rientrano infatti nel campo di applicazione delle regole piattaforme con una capitalizzazione di mercato di 75 miliardi di euro o un fatturato nello Spazio economico europeo pari o superiore a 7,5 miliardi di euro

“Il Digital Markets Act pone fine al predominio sempre crescente delle società Big Tech”, ha affermato l’eurodeputato Andreas Schwab, del PPE e membro della Commissione parlamentare mista dello Spazio economico europeo (SEE). “D’ora in poi, le aziende Big Tech devono dimostrare di consentire anche una concorrenza leale su Internet. Le nuove regole aiuteranno a far rispettare questo principio di base. È finito il tempo dei lunghi casi di antitrust durante il quale le autorità erano in ritardo rispetto alle grandi aziende tecnologiche. L’Europa sta così garantendo più concorrenza, più innovazione e più scelta per gli utenti”.

Le nuove regole per le cosiddette ‘piattaforme gatekeeper‘, derivate da anni di applicazione dei principi dell’Antitrust nell’economia digitale, includono restrizioni sulla combinazione di dati personali provenienti da diverse fonti, permessi per consentire agli utenti di installare app da piattaforme di terze parti, divieti sui servizi di raggruppamento e divieto di pratiche di autopreferenzialità.

Il Parlamento è anche riuscito anche a convincere il Consiglio dei requisiti di interoperabilità per i servizi di messaggistica, il che significa che gruppi come WhatsApp, Facebook Messenger o iMessage dovranno aprirsi e interagire con piattaforme di messaggistica più piccole. Per le chat di gruppo, questo requisito verrà implementato in un periodo di quattro anni.

Le sanzioni per la violazione delle regole possono arrivare fino al 10% del fatturato mondiale annuo in caso di prime infrazioni e persino fino al 20% in caso di infrazioni ripetute.

Il Parlamento, infine, ha anche avuto successo nella sua richiesta di inserire i browser web e gli assistenti virtuali nell’ambito dei servizi delle piattaforme principali.