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Da gennaio YouTube utilizzerà i propri dati di co-viewing per la pubblicità sulle CTV. I dubbi sulla trasparenza e l’intervento del MRC

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Il progetto di YouTube di commercializzare i propri dati di co-viewing televisivo a partire da gennaio, insieme ai recenti report che sospettano che il gigante dei video indirizzi gli investimenti degli inserzionisti verso siti partner di bassa qualità sull’open web, sta spingendo il Media Rating Council a voler dare un’occhiata più da vicino alla piattaforma di Google, secondo indiscrezioni raccolte da Ad Age.

Come accennato, il cambiamento avverrà a gennaio, anche se gli inserzionisti potranno ancora negoziare la pubblicità sulla base dei dati di co-viewing di Nielsen e delle stime di co-viewing di Comscore. Tuttavia, Nielsen ha già dichiarato che non intende incorporare i dati di co-viewing di Google nelle proprie misurazioni.

L’MRC vuole verificare i dati di prima parte di YouTube sul numero di persone che guardano i suoi video sul grande schermo televisivo, oltre a intensificare i controlli sulle prestazioni di Google Video Partners e delle altre reti di partner della piattaforma sulla scia delle recenti notizie, ha comunicato nei giorni scorsi il CEO dell’MRC, George Ivie.

La settimana passato, Ivie avevadichiarato che YouTube non aveva ancora acconsentito a una verifica da parte di MRC della sua misurazione di prima parte, basata su sondaggi, della co-visione della TV. Ma una portavoce di YouTube ha dichiarato al riguardo che “Ci impegniamo a collaborare con terze parti e con l’MRC per accreditare le loro soluzioni e le nostre metriche di prima parte, compresa la co-viewing”.

La decisione di YouTube di operare sulla base dei propri dati non verificati da terze parti è una mossa epocale che conferma i timori per la fine dell’attuale panorama frammentato di misurazione.

Dopo che Nielsen ha perso il suo accreditamento (ora ripristinato) nel 2021, i network e gli streamer hanno rapidamente stretto partnership con vari concorrenti di misurazione per avere un maggiore controllo sulle loro metriche e per rispondere alla necessità di dati più solidi nell’era digitale.

Il cambiamento ha costretto gli inserzionisti a familiarizzare con diversi stack tecnologici a seconda del network con cui operavano e ha creato preoccupazioni sulla trasparenza e sulla responsabilità in un settore che teme costantemente le frodi o le metriche errate.

I network hanno cercato di rispondere a queste esigenze formando un Comitato congiunto di settore (Joint Industry Committee, JIC) e persino stringendo accordi sul fronte degli acquisti. Ma non è stato facile: YouTube e altri hanno rifiutato di aderire al JIC, allargando la frattura tra le reti tradizionali e i loro concorrenti digitali.

L’abbandono delle currencies di terze parti dà sì a YouTube più potere sulle tariffe e sui dati (di cui diventerebbe il solo fornitore), ma mette a rischio la fiducia degli inserzionisti, una mossa incognita ma pericolosa per le possibili conseguenze, e per l’assenza di una validazione dei dati effettuata da una terza parte certificante.