Valve Corporation, casa di sviluppo di videogiochi statunitense fondata nel 1996, è coinvolta in una controversia legale nel Regno Unito, con le richieste di compensazione che ammontano a 656 milioni di sterline.
La società è stata accusata di utilizzare la forza dominante della loro piattaforma di gioco Steam per ridurre la competizione e stabilire prezzi ingiustificati per i videogiochi. Questa enorme denuncia è stata avviata perché l’azienda americana avrebbe impedito a oltre 14 milioni di utenti di sfruttare i prezzi competitivi, favorendo l’esclusione della concorrenza nel mercato videoludico. Ad oggi Steam è una delle piattaforme digitali più importanti nel settore del gaming, con oltre 120 milioni di utenti attivi mensilmente. Un altro fattore che ha alimentato questa causa è stata inoltre l’alta commissione prelevata da Valve su tutte le vendite effettuate nella piattaforma, che in certi casi può raggiungere anche il 30%.
Le cause legali che coinvolgono questo settore stanno aumentando sempre più: recentemente la piattaforma di gioco online Fortnite è stata multata per oltre 1,1 milioni di euro con l’accusa di promuovere pubblicità ingannevoli. In quel caso l’accusa mossa nei confronti del gioco era stato quello di aver proposto ai minori delle pubblicità fuorvianti, che inducevano i ragazzi a comprare direttamente nel negozio del gioco.
Anche Activision, l’azienda statunitense produttrice di videogiochi, si è ritrovata a dover pagare 23,4 milioni di dollari per violazione di brevetti all’incubatore tecnologico Acceleration Bay.
Al giorno d’oggi, con il continuo sviluppo del settore del gaming, la crescente attenzione sui giganti del settore, indica una tendenza verso una maggiore regolamentazione e trasparenza nel mercato dei videogiochi. Questi sviluppi potrebbero quindi rappresentare una svolta significativa per i consumatori, cercando di equilibrare il potere delle piattaforme digitali con i diritti degli utenti.