In esposizione, una selezione di 13 tra disegni e pitture realizzate da Dady Orsi nell’arco della sua sessantennale carriera. La mostra, come sottolinea nella nota Elena Pontiggia, “intende individuare, attraverso quello che i fisici chiamano carotaggio, un’indagine a campione, una tonalità espressiva che attraversa tanti suoi lavori. La pittura di Orsi muove da cose concrete, una figura, un gatto, un raggio di sole, e ne mostra l’ambiguità, l’indecidibilità, l’estraneità a quanto crediamo di sapere, ai nostri stessi concetti di spazio e, quindi, di tempo”.
La mostra è patrocinata da AitArt (Associazione Italiana Archivi d’Artista).
Il pittore, incisore e illustratore Dady (Edoardo) Orsi nasce a Genova nel 1917. Trascorre la sua infanzia a Venezia, dove subisce il fascino degli artisti legati alla madre (Mario Sironi, Felice Carena, e soprattutto il maestro Guido Cadorin). Nel 1934 si trasferisce a Milano dove frequenta l’Accademia di Belle Arti di Brera, e sotto la guida del pittore e scultore Aldo Carpi comincia a lavorare alle vetrate per il Duomo di Milano. Alla fine degli anni Quaranta si dedica alla grafica editoriale per le case editrici DeAgostini, Martello e Schwarz. Diventa art-director del Cotonificio Fossati-Bellani dove incontra il fotografo Federico Patellani, con cui lavorerà fino al 1972 all’immagine coordinata della Riva Motoscafi. Interessato da sempre alla letteratura e al teatro, stringe rapporti con Eugenio Montale, Salvatore Quasimodo, Giovanni Testori e Miro Silvera. Dal 1969 fino al 2003, anno della sua morte, Orsi trascorre gran parte del tempo nella sua amata Liguria, dedicandosi all’intensa attività pittorica, che poi espone nelle più importanti gallerie milanesi (Fornasetti, Barozzi, Giorgi, Blanchard e Schubert). La sua pittura si evolve nell’arco di sette decenni in maniere multiformi. Principio di ogni opera è l’esplorazione personale dei materiali e dei colori. Rapidità di tratto, sensibilità cromatica e gusto della misura hanno sempre caratterizzato la sua opera.