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TF1 sulla piattaforma Netflix: il primo passo di una rivoluzione nella fruizione televisiva

Entro cinque anni, la visione della TV lineare in streaming (tramite OTT) potrebbe raggiungere una penetrazione superiore al 50-55% in Italia, in Francia e negli altri paesi più sviluppati mediaticamente in Europa, mentre la visione via etere potrebbe ridursi al 20-25% del totale
TF1 Netflix

TF1, azienda televisiva francese anni fa di proprietà pubblica e ora parte del gruppo Bouygues, ha stretto un accordo ‘storico’ con Netflix che prevede la disponibilità dei canali in diretta e dei contenuti on-demand di TF1 (tramite la sua versione di treaming TF1+) sulla piattaforma in Francia a partire dall’estate 2026. Questa partnership è descritta come la prima nel suo genere per Netflix con una grande emittente commerciale.

La mossa di TF1 mira a espandere il proprio reach in un contesto di cambiamento delle abitudini di visione e frammentazione dell’audience, sfruttando l’esperienza di scoperta di contenuti di Netflix per raggiungere un pubblico più vasto, in particolare per i suoi contenuti premium (drammi, reality, eventi sportivi in diretta). Nel 2024, TF1 ha mantenuto la leadership d’ascolto in Francia e ha registrato un fatturato consolidato di 2.356 milioni di euro, con un aumento del 2,6% rispetto all’anno precedente, trainato dalla crescita dei ricavi pubblicitari lineari e digitali.

Nonostante la sua derivazione (lontana, è diventata totalmente privata il 6 aprile 1987) dal primo canale della TV francese ORTF, TF1 è oggi una grande emittente privata che compete sul mercato televisivo francese per gli ascolti e i ricavi pubblicitari, pur essendo la tv più vista in Francia e mantenendo la leadership a livello europeo. Dal momento della privatizzazione, TF1 non ha più avuto diritto a una quota della ‘redevance audivisuelle’, la tassa riscossa dai contribuenti, in particolare dagli ascoltatori e dai telespettatori, con lo scopo di finanziare in parte o in toto le emittenti radiofoniche e televisive pubbliche in Francia. Tassa peraltro abolita dal Presidente Emmanuel Macron nel 2022 e sostituita da un prelievo IVA allo stesso scopo, a beneficio delle aziende di diffusione pubbliche.

Un’alleanza europea con la maggiore piattaforma OTT

Molte emittenti nazionali hanno sviluppato le proprie piattaforme OTT per offrire i loro contenuti in streaming, sia in diretta che on demand, spesso con un modello ibrido (gratuito con pubblicità, o con opzioni a pagamento per contenuti premium o senza pubblicità). Ne sono esempio, in Italia, RAI Play e Mediaset Infinity; nel Regno Unito ITVX e BritBox, estesa a USA/Canada; e anche nella stessa Francia l’emittente pubblica France.tv. TF, d’altra parte, ha un proprio servizio streaming TF+. Allora perché allearsi con un competitor – una scelta molto americana – considerato che in Francia la rivalità con gli USA è all’ordine del giorno, prima e ben oltre Donald Trump?

La decisione ricorda infatti il mercato statunitense, con molte emittenti nazionali (quali NBC, CBS, ABC, Fox) che hanno accordi per distribuire i loro canali live o i loro contenuti on demand su servizi OTT come Hulu with Live TV, YouTube TV, Sling TV (che sono ‘virtual MVPDs’, ovvero distributori video multipiattaforma virtuali) o tramite sezioni dedicate all’interno di piattaforme come Amazon Prime Video e Netflix. Tutto questo era considerato un ‘derivato’ delle abitudini di visione d’oltreoceano, con le ‘cable tv’ che offrivano sostanziosi ‘pacchetti’ di emittenti diverse tra cui scegliere. Poco per volta, con il progressivo ‘taglio del cavo’ le preferenze si sono riorientate sui servizi streaming, offrendo bouquet sempre più ampi.

Analisi delle reciproche ragioni di una scelta

I vantaggi per Netflix dell’accordo sono abbastanza evidenti: arricchimento dell’offerta e consolidamento della posizione in Francia. TF1 detiene un’enorme quantità di contenuti popolari nel paese, tra cui notiziari (spesso i più visti), serie TV (come ‘Demain nous appartient’ e ‘Ici tout commence’), reality show (es. ‘Koh Lanta’, ‘The Voice’) e importanti eventi sportivi in diretta. Aggiungere questi contenuti nativi francesi rende l’offerta di Netflix molto più attraente per il pubblico locale. Questo amplia la sua proposta e la rende più un ‘hub’ di intrattenimento completo.

In più c’è da considerare l’ottemperanza agli obblighi normativi: in Francia (come in molti altri paesi europei), le piattaforme OTT globali sono soggette a obblighi di investimento nella produzione di contenuti locali. L’accordo con TF1, che è un grande produttore di contenuti francesi, potrebbe aiutare Netflix a soddisfare o a essere visto come più proattivo nel rispettare tali requisiti normativi.

Ma non sono da trascurare i vantaggi per TF1. Innanzitutto l’aumento della visibilità e della portata dei contenuti: Netflix ha una base di abbonati enorme e una capacità di distribuzione globale (anche se l’accordo è limitato per il momento alla sola Francia). Mettere i propri contenuti su Netflix significa raggiungere un pubblico potenzialmente vastissimo e diversificato che potrebbe non guardare la TV lineare o visitare la piattaforma TF1+. Ma soprattutto, in un’era in cui aumenta la frammentazione del pubblico, accedere all’ecosistema di ‘discovery’ e raccomandazione di Netflix significa dare una ‘seconda vita’ e una maggiore esposizione ai propri programmi.

Uno sguardo al futuro molto prossimo

Con sempre più persone che si spostano verso lo streaming on demand, i broadcaster tradizionali come TF1 affrontano la sfida di mantenere la propria rilevanza. L’integrazione su Netflix permette a TF1 di ‘andare dove si trova il pubblico’, intercettando gli spettatori sulle piattaforme dove passano più tempo. Questo può rallentare o contrastare il declino degli spettatori sulla TV lineare, mantenendo il valore dei propri contenuti, e rafforza per TF1 il modello ‘complementare’ tra la TV lineare, la sua piattaforma TF1+ e ora Netflix, offrendo ai consumatori diverse vie per accedere ai suoi contenuti.

Non si può sottovalutare, infatti, l’impatto che il combinato disposto CTV + OTT sta avendo sullo spettatore comune, spinto da un mercato della pubblicità su CTV in forte crescita, trainato dalla possibilità di targeting avanzato basato sui dati degli utenti e da una misurazione più precisa delle performance rispetto alla TV lineare. L’elevata penetrazione delle Smart TV implica che un numero crescente di utenti ‘entra’ direttamente nelle app delle piattaforme OTT (Netflix, Prime Video, RaiPlay, Mediaset Infinity, YouTube, ecc.) piuttosto che sintonizzarsi su un canale lineare tramite il digitale terrestre e poi eventualmente passare all’app. La convenienza, il controllo (pausa, riavvolgimento, avanzamento veloce) e la personalizzazione offerta dalle piattaforme OTT sono alcuni dei fattori chiave di questa preferenza.

La trasformazione in itinere

Si prevede che entro cinque anni, la visione della TV lineare in streaming (tramite OTT) potrebbe raggiungere una penetrazione superiore al 50-55% in Italia, in Francia e negli altri paesi più sviluppati mediaticamente in Europa, mentre la visione via etere potrebbe ridursi al 20-25%. Sebbene non ci sia una singola statistica che fornisca la quota esatta di utenti CTV che ‘entrano’ direttamente sui canali OTT rispetto al DTT, i dati indicano chiaramente che una quota maggioritaria e in rapida crescita di utenti a livello globale utilizza le app OTT come punto di accesso primario per i contenuti video, soprattutto per l’intrattenimento on demand, ma anche per fruire di eventi dal vivo, come mostra chiaramente lo sforzo di Prime Video per assicurarsi i più rilevanti appuntamenti sportivi globali e nazionali.

Entrando sulla piattaforma di Netflix, TF1 ha compiuto un primo passo molto significativo. Chi vorrà seguirla su questa strada?

di Massimo Bolchi