“Ho sognato il futuro. Io non c’ero più. Però voi stavate bene”. A parlare, tramite una nota vocale, è Fausto, il protagonista di Storia della mia famiglia, la nuova serie italiana Netflix presentata oggi a Roma: sarà disponibile su Netflix da mercoledì 19 febbraio con tutti e sei gli episodi. Come in alcuni classici del cinema, da Viale del tramonto ad American Beauty, la voce di Fausto, il protagonista (Eduardo Scarpetta) ci arriva quando è già venuto a mancare. Ma, rispetto a quei film, non c’è affatto l’idea dell’intrigo, quanto quella di una grande serenità.
Fausto è un padre che, a causa di una brutta malattia, ha dovuto lasciare il nostro mondo. Ma ha cercato di lasciare il più possibile che le cose si sistemassero, per i figli Libero ed Ercole, per la madre Luisa (Vanessa Scalera), per il fratello Valerio (Massimiliano Caiazzo) per gli amici Anna (Cristiana Dell’Anna) e Demetrio (Antonio Gargiulo). Ognuno di loro dovrà fare la sua parte. E tutti insieme dovranno prendersi cura di quei bambini, per non lasciarli alla madre, una ragazza poco affidabile. Storia della mia famiglia è l’ennesimo segnale che Netflix punta forte sul prodotto locale (ha promesso più di un contenuto originale al mese) e sulle case di produzione italiane: qui produce Palomar, con la scrittura di Filippo Gravino (Romulus, ACAB) e la regia di Claudio Cupellini. La confezione della serie oscilla tra la nuova serialità e la fiction generalista più classica, ma per questo piacerà molto al grande pubblica. È girata in modo semplice, ma trasmette emozioni. Grazie anche alle musiche, che vanno dai Clash ai Cure a Gianna Nannini.
Famiglia d’elezione e famiglia di sangue
Il concetto alla base di Storia della mia famiglia è quello della famiglia d’elezione, un concetto moderno che oggi a volte affianca, a volte sostituisce, quello classico della famiglia di sangue, secondo qualcuno l’unica famiglia possibile. È un tema forte, che qui viene trattato con molta delicatezza e poesia. “Nel mio modo di scrivere non c’è mai un intento ideologico” ci ha spiegato Filippo Gravino, uno degli sceneggiatori più interessanti della nostra generazione. “La cosa che sento chiarissima nel mio vissuto è che io credo che siamo in un tempo in cui è fondamentale uscire dai confini rigidi di una storia che non esiste più. E trovare la voglia di comprendere che tutto sta mutando. L’idea della famiglia allargata è sostanziale per la felicità di tutti”. “Il cambiamento non lo si può bloccare” aggiunge convinto Massimiliano Caiazzo, uno dei volti di Mare fuori. “Non si può fare finta di non vedere i cambiamenti. Abbracciare il cambiamento è l’unica cosa possibile. Se non lo abbracciamo avviene comunque”.
La risata e la commozione
Oggi contenuti come Storia della mia famiglia vengono chiamati dramedy, una volta si chiamavano tragicommedia. In particolare, la serie di Claudio Cupellini è decisamente una storia drammatica, che momenti di ilarità e ironia riescono ad alleggerire. La serie è come il suo protagonista, Fausto: addolorato, ma sempre pronto a scherzare e a tenere alto il morale di chi è intorno a lui e dovrà farcela senza di lui. “Quando si dice che una storia contiene la risata e la commozione è già una storia che parte avvantaggiata” commenta Cupellini. “Vuol dire aver riso, aver pianto, essere stati commossi. Ero aiutato da un testo che era molto fertile, mi dava la possibilità di giocare con questa tribù. Aver lavorato con degli interpreti così stato qualcosa che ha fatto fluire tutti in maniera naturale. Ogni giornata sul set era piena di sfumature. Pensiamo al circo della scena finale di 8 e ½ di Fellini: se qualcuno fosse capitato sul set avrebbe visto una scena simile a questo. Essendo una storia corale è stata una sorpresa continua”.
La tribù degli affetti, l’unica speranza per il futuro
Se Storia della mia famiglia è come il suo protagonista, Fausto, porta in scena quello che è il sentimento che trasmette più di ogni altro: la speranza e l’idea di futuro. “Quando è nata la mia prima figlia, 13 anni fa, mi sono detto: non perdiamo la speranza nell’umanità” ci ha confessato Filippo Gravino”. “Poi le cose nel mondo sono cambiate. Quando è nata la seconda le ho detto: non perdere fiducia negli affetti, nelle persone che ci circondano. Il senso di questa storia è circondarsi di una serie di persone, io la chiamo tribù. Oggi è quello che mi dà la sensazione di felicità. È l’unica cosa che mi dà speranza nel futuro. Per formare una tribù devi saper perdonare, non condannare ogni errore. Anche se sbagliamo mille volte, se ne azzecchiamo una, questa cosa ha senso”.
Eduardo Scarpetta è l’attore del momento
Ognuno dei sei episodi di Storia della mia famiglia è dedicato ad un personaggio: Fausto, Lucia, Valerio, Maria, Demetrio, più l’epilogo. Andiamo a conoscerli. Fausto è Eduardo Scarpetta, omonimo e discendente del noto Eduardo Scarpetta, grande autore e attore teatrale e padre di Eduardo, Peppino e Titina De Filippo. È uno degli attori in rampa di lancio in questo momento. Dopo Qui rido io, di Mario Martone, in cui interpreta proprio il trisavolo da cui prende il nome, lo abbiamo visto ne L’amica geniale, Le fate ignoranti e La legge di Lidia Poët. Ha dalla sua la bellezza, il fisico, e una simpatia ed empatia innate. “Mi preparo leggendo sempre tutto il materiale” ha spiegato a proposito del ruolo di Fausto. “Mi sono dovuto informare sulla malattia, mio padre ha avuto quasi lo stesso male. Ho preso informazioni sulla dispnea, un malfunzionamento respiratorio, che ti fa sentire in affanno anche se sei seduto. Ho lavorato sulla tosse”. “Noi attori sin dall’inizio abbiamo avuto molta cura nei rapporti tra noi” continua. “Siamo tutti persone appassionate. È una serie felice ma anche triste, malinconica. Ma tutto è equilibrato, quando ci passiamo la palla tra noi è tutto sensato”.
Vanessa Scalera, madre sbagliata?
Accanto a Fausto c’è Lucia, una madre sui generis, non allineata, una madre sbagliata. Ma chi può dire se una madre sia giusta o sbagliata? “La madre non è Maria di Nazareth” risponde Vanessa Scalera, che la interpreta, con la consueta ironia. “È una madre che ha cercato di regolarizzare se stessa nel mondo, di trovare il suo posto: ha parlato prima a se stessa che ai figli. Non è riuscita a capire se stessa e ha fatto dei gran casini nella vita. Non è riuscita a sostenere quei figli perché i figli che ha fatto sono molto particolari”. “Pensiamo sempre alle madri, ma poi queste madri si scontrano con personalità diverse” continua. “Fausto ha dominato la vita degli altri e prova a dominare anche quella di Lucia. Ma non ci riesce”. Vanessa Scalera conclude con un pensiero per gli attori con cui ha condiviso il set. “Mi hanno conquistato con il loro talento. Il talento è affascinante. Il talento è sexy”.
Massimiliano Caiazzo, dipendenze affettive
Del sex appeal di Scarpetta abbiamo detto, ma anche Massimiliano Caiazzo, star di Mare fuori, non è da meno. “Valerio ha subito più di tutti il fascino di Fausto, che è stato il suo riferimento maschile, inarrivabile” spiega a proposito del suo personaggio. “Il livello di Fausto è il livello di Fausto. Così tra i due inizia ad esserci un rapporto di dipendenza che si sfocia nella dipendenza dalla cocaina. La soluzione, per lui, è riconoscersi fragile e provare a trovare il suo posto. E vedendo la madre come un essere umano e non un supereroe, una madre perfetta. Riconoscersi fallibile e non avere aspettative”.
Antonio Gargiulo: ci vuole volontà
Demetrio, l’amico di Fausto, è interpretato dall’esordiente, ed emozionato, Antonio Gargiulo. “Demetrio viene chiamato in casa pur non volendo: ma la morte di Fausto rappresenta la nascita di Demetrio come individuo” spiega. “È un adulto che non ha ancora capito il suo scopo nella vita”. Anche l’attore riflette sulla famiglia. “Quella che raccontiamo è l’essenza della famiglia come è intesa oggi, come io la vivo” ci racconta. “Mi sono trasferito a Milano per studiare e lavorare, e abbiamo creato con gli amici delle famiglie da zero, scegliendoci. Ci vuole però una grande volontà per portare avanti una scelta”.
di Maurizio Ermisino