Interviste

Lorenzo Alaimo in Haibun, far succedere le cose, bene e in modo diverso

La ricerca regia è fondamentale, i registi come partner creativi, non esecutori. Le cdp al tavolo delle idee, altrimenti serve il compromesso. Più coraggio per campagne memorabili. L’AI come tool che potenzia le produzioni, ma non sa capire cosa ha senso raccontare e come

Lorenzo Alaimo nuovo executive producer in Haibun. Partiamo da qui, che titolo daresti a questa notizia?

“’Ritorno al futuro, Lorenzo Alaimo nuovo executive producer in Haibun’. Non è solo un nuovo ruolo, è un nuovo capitolo. Entro con l’obiettivo di portare visione, metodo e un’attitudine concreta: far succedere le cose, bene e in modo diverso”.

Entriamo nel merito della tua scelta, cosa ti ha convinto in Haibun e quali le sfide che ti sei posto?

“Mi ha convinto l’energia delle persone. Un gruppo coeso, curioso, con un entusiasmo raro e reale. In Haibun c’è ascolto, rispetto e voglia di costruire, non solo progetti, ma un’identità solida e contemporanea. La sfida che mi sono posto? Far succedere cose belle. Spingere sull’innovazione, ma anche sul metodo, sul dettaglio. Spazio per osare un po’ più in là con i processi, mettere il naso anche dove di solito non è richiesto, contaminare”.

Ci sono già dei lavori che possono farci capire cosa tu intendi per approccio alla produzione?

“Ne cito tre, sottolineando soprattutto come sono stati realizzati. Parto da Intimissimi Iuman, Matteo Mosterts alla regia  si è rivelata scelta vincente, una soluzione innovativa ci ha permesso di avere l’oggetto scenico esattamente come lo volevano i creativi di AKQA e lo stesso regista, in tempi record. Campari: stiamo lavorando su più fronti, dai contenuti social del canale Italia al Festival di Venezia, sino ai film Campari Soda firmati AUGE. Un lavoro di team, strategico, di dialogo e costruzione, non solo operativo. Vrajnes: con Omid Aghdami, regista e fotografo iraniano visionario alla sua prima produzione italiana. Ho creduto nel suo sguardo e lo abbiamo messo nelle condizioni ideali per esprimersi. Per me produrre significa questo. Dare ad ogni progetto quello di cui ha bisogno, il massimo perché realizzato diventi più giusto ancora che nell’immaginazione”.

Quanto è importante la ricerca regia e perché si ha l’impressione che sfugga un po’ di mano come capacità professionale differenziante?

“La ricerca regia è fondamentale. Paradossalmente è proprio per questo che viene sottovaluta. Il regista è l’anima visiva di un progetto. Non può essere scelto solo ‘perché disponibile’. Ogni film ha il suo respiro, il suo ritmo. E la sfida è proprio questa: riscoprire il regista come partner creativo e non come semplice esecutore”.

Essere casa di produzione nell’era dell’AI. Come vedi l’evoluzione del tuo lavoro?

“L’AI non è il nemico, è uno strumento che va studiato, conosciuto, appreso e applicato, con criterio. Chi la teme rischia di perderne l’opportunità, chi si lascia trasportare senza saperla governare rischia di non trarne il giusto valore. Il mio lavoro diventerà sempre più quello di un direttore d’orchestra: integrare, scegliere, capire quando usare un tool e quando invece è il caso di lasciare spazio alla mano e all’occhio umano. L’intelligenza artificiale può potenziare la produzione, ma non sostituisce il cuore di questo mestiere, ossia capire cosa ha senso raccontare e come farlo”.

Forte delle tue esperienze poliedriche, agenzie ma anche in un broadcaster come Sky, quanto è importante ragionare insieme idee e produzione e perché, pur nell’ovvietà dei vantaggi, non si è ancora riusciti a farla divenire prassi?

“E’ basilare, determinante. Eppure succede ancora troppo poco. Quando ci si siede allo stesso tavolo con i creativi sin dal brief, si evitano compromessi dopo. E’ in quel tavolo che nasce l’idea giusta, il piano giusto, la produzione che fila. Per me è prioritario. Produrre bene vuol dire pensare insieme, prima, a monte”.

Sarà un successo se? Come vedi il tuo percorso in Haibun da qui a un anno?

“Sarà un successo se porteremo Haibun a essere il posto dove le cose accadono. Se i registi ci cercheranno perché qui sentono di poter fare di più. Se le agenzie ci vedranno come partner veri, non solo esecutori. Se il team sarà orgoglioso dei progetti su cui lavora. Tra un anno voglio poter dire: abbiamo fatto la differenza. E siamo solo all’inizio”.

Un auspicio per il mercato, inteso in senso sistemico, ossia cosa auguri alla comunicazione tout court?

“Auguro a tutti noi meno paura. Più coraggio. La paura paralizza le idee, le rende tutte uguali. Il mercato ha bisogno di rischiare di nuovo. Di dire “proviamoci” più spesso. Vorrei vedere tornare campagne memorabili del passato, capaci di lasciare il segno.Un mercato non solo più brillante, ma più vivo. Più audace e coraggioso”.

Chi è Lorenzo Alaimo

Nato a Monza nel 1989, studia Economia e Mercati Finanziari alla LIUC, ma da subito il suo percorso segue tracce più creative. Dopo una prima esperienza imprenditoriale nella prototipazione rapida, quasi per caso approdata nel mondo della produzione, scoprendo una passione che non lo ha più lasciato. L’inizio è con eventi e activation pubblicitarie, poi come freelance lavora con diverse realtà tra cui M&C Saatchi, Utopia, Dude, Sky, fino all’entrata in agenzia con esperienze in Ogilvy e AKQA. Cestista prima, poi giocatore di football americano, oggi trova equilibrio tra vento e mare, facendo kitesurf. Di sé ama dire:”la testa sempre nei progetti, ma il cuore ancorato alle persone”.

 

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