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I musicisti UK con un ‘silent album’ contro il governo Starmer. Ma in USA le ‘celeb’ investono sull’AI

In UK, un album 'silenzioso' e una campagna sulle prime pagine dei quotidiani contro le norme che prevederebbero un'azione attiva per non essere oggetto di 'scraping'. Ma negli USA crescono gli investimenti delle celebrities sull'AI.
Silent Album

Le notizie più recenti, sul rapporto complesso tra celebrities (della musica, della tv e del cinema) e AI arrivano dal Regno Unito, dove sono state a attivate iniziative di comunicazione efficaci contro una norma proposta dal governo di Keith Starmer sul diritto d’autore. Ma fanno ormai parte della cronaca quotidiana le notizie di truffe, riuscite o tentate, fatte con la diffusione di filmati ‘fake’ di questa o quella celebrity che sponsorizza un investimento, o una società finanziaria, o un’attività dal dubbio profilo. Per non parlare della vere e proprie truffe ‘romantiche’ che spesso configurano la circonvenzione di incapace.

Eppure un numero crescente di celebrities investe soldi veri su iniziative di sviluppo dell’AI, sia essa a utilizzo generativo comune o per attività più specifiche nel campo musicale o cinematografico. Un comportamento che merita un esame più approfondito.

Artisti e giornali si alleano in difesa del diritto d’autore

Nel Regno Unito, oltre mille musicisti, tra cui Kate Bush, Cat Stevens e Annie Lennox, hanno pubblicato un ‘silent album’ per protestare contro le modifiche proposte alle leggi britanniche sul diritto d’autore in materia di intelligenza artificiale, che a loro giudizio potrebbero portare al furto legalizzato di musica. L’album, intitolato ‘Is This What We Want’, è stato lanciato martedì e contiene registrazioni di studi musicali e spazi di esibizione vuoti, con solo i rumori ambientali, a sottolineare l’opposizione a una proposta di legge che consentirebbe agli sviluppatori di AI di addestrare i loro modelli su qualsiasi materiale a cui hanno accesso legalmente, richiedendo ai creatori di scegliere attivamente di vietarne l’utilizzo. I critici, tra cui gli artisti che partecipano all’album silenzioso, sostengono che questa proposta rovescerebbe il principio stesso della legge sul copyright, che garantisce ai creatori il controllo esclusivo sulle loro opere.

Contestualmente, i quotidiani nazionali e alcune importanti testate regionali del Regno Unito hanno unito le forze nel tentativo di fermare i bot dell’intelligenza artificiale che fanno ‘scraping’ dei loro i contenuti gratuitamente, opponendosi ai piani del governo volti ad annacquare le leggi sul copyright con l’obiettivo di rendere la Gran Bretagna una potenza dell’artificial intelligence. Temono che i piani permettano al AI di ottenere contenuti creativi – compreso il giornalismo – da Internet senza alcuna autorizzazione o pagamento. L’iniziativa ‘Make It Fair’, volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema, è stata lanciata oggi, mercoledì 25 febbraio, con una campagna pubblicitaria sulla sovracopertina di molte delle maggiori testate nazionali e regionali del Paese.

Queste attività non sono le prime a livello internazionale, basti pensare al lungo sciopero di attori e sceneggiatori negli USA contro il pericolo di essere sostituiti dall’AI, ma – forse per la mutata sensibilità delle opinioni pubbliche occidentali – potrebbero riuscire far ripensare alcune norme probabilmente troppo favorevoli all’AI: non un antistorico tentativo di bloccarne lo sviluppo, ma un’armonizzazione tra i diversi diritti che devono tutti essere protetti, per non finire come in Cina.

Guadagnare sull’heritage di una celebrity

La situazione però non è tale che un ‘clear cut’ sia sempre possibile. Prendiamo per esempio Michael Jackson: nonostante avesse accumulato circa 500 milioni di dollari di debiti al momento della sua morte, il suo patrimonio complessivo è aumentato adesso di due miliardi di dollari, secondo alcune stime, grazie a progetti come un ‘musical jukebox’ e persino ad album postumi usando lavori realizzati mentre era in vita.

Ma non è certamente l’unico caso: dal lavoro di voice-over a quello di attore ‘umano digitale’, fino agli spettacoli teatrali immersivi, l’intelligenza artificiale sta facendo esplodere l’industria delle celebrità morte. Ora gli attori ‘digitali’ narrano libri o articoli, oppure sono protagonisti di video o film, in app che ne riproducono le voci e l’aspetto utilizzando l’AI: da James Dean a Judy Garland, da Laurence Olivier a Burt Reynolds, i loro eredi hanno firmato accordi e liberatorie per fare tutto legalmente.

Occhio agli ‘scammer’

Eppure crescono anche gli utilizzi illegali, spesso legati a promuovere truffe o investimenti azzardati: a chi non è capitato, scorrendo i reel di Instagram o TikTok, di vedere un ex presidente dell’INPS, o un ex Primo ministro, o ancora una celebrity famosa, raccontare le meraviglie di una criptovaluta o di un modo di moltiplicare i propri risparmi, rapidamente e senza rischi. Queste però non sono cose che accadono solo in Italia, sono diffuse e presenti a livello internazionale. Anche Down Under, in Australia, il Governo ha dato vita a un sito, ScamWatch, per mettere in guardia i cittadini sulle truffe online che si presentano con frequenza sempre maggiore: ‘Stop. Check. Protect.’. Tre piccoli passi per tenere l’Australia al sicuro dagli scammer. Un programma basico che dovrebbe essere sempre adottato da chiunque sia online, in qualsiasi Paese risieda.

Attori, musicisti e celebrities investono sull’AI

Per artisti perennemente in guerra con l’AI ve ne sono anche altri che investono in progetti di artificial intelligence, come Silvester Stallone che ha finanziato, con altri soci, Largo.ai, una piattaforma di analytics guidata dall’AI per i settori del cinema, della televisione e della pubblicità.

reynolds, mint mobile

Non è certamente il solo: la community di Hollywood non si è certo fatta pregare per partecipare agli sviluppi dell’AI. Tra i primi, nel gennaio del 2023, Ryan Reynolds ha creato una pubblicità per Mint Mobile, la cui sceneggiatura è stata interamente generata da ChatGPT. Negli ultimi anni, poi, sempre più celebrità hanno condiviso con orgoglio il loro coinvolgimento nell’evoluzione del mondo dell’AI, investendo apertamente in varie startup di AI, società di machine learning e altri progetti, come Leonardo DiCaprio, will.i.am, Dr. Dre e altri.

L’attore Ashton Kutcher ha co-fondato la società di venture capital Sound Ventures, che ha investito nelle società di IA OpenAI, Stability AI e Anthropic. Ma anche Elton John, con la sua impresa di tech music Audoo e gli investimenti nelle API di Qloo, o Robert Downey Jr., che ha contribuito a fondare una serie di aziende tecnologiche specializzate nella riduzione e nell’inversione dell’impatto del cambiamento climatico sul nostro pianeta, tra cui ClimateAI.

Oppure ancora il già citato Leonardo DiCaprio, che è socio in una società di venture capital che ha stretto una partnership con la startup di recycling analytics Greyparrot all’inizio del 2023, investendo 1,6 milioni di dollari nell’azienda e nell’impegno ambientalista. Quando queste celebrità scelgono di investire e parlare dei loro investimenti in progetti di AI, influenzano i loro fan a istruirsi su questi argomenti e forse a coinvolgersi più che in qualsiasi altro modo.

Ma gli investimenti delle celebrities si traducono non solo in una più ampia portata pubblica e in una maggiore consapevolezza sociale, ma anche – evidentemente – in importanti contributi finanziari e opportunità per le startup. Le aziende che si occupano di AI contano sul sostegno finanziario di milionari e miliardari nell’ambito delle celebrità per poter continuare a finanziare i loro progetti e far progredire le tecnologie di intelligenza artificiale.

Ma questo rischia di portare ulteriore confusione a quanto scritto nel paragrafo presente: chi vede il proprio musicista (o attore) preferito parlare con entusiasmo dei suoi investimenti nell’artificial intelligence, sarà ancora in grado di riconoscere un fake video dello stesso che falsamente propone un altro investimento scam? O servirà un’AI specializzata per distinguere il ‘vero’ dal ‘falso’?

‘Meditate gente, meditate’ diceva un vecchia pubblicità televisiva italiana. Forse è ancora attuale

di Massimo Bolchi