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Gli Oscar 2015 a Borghi/Movie Magic dicono che il trend parla come il digitale: ritrovato realismo, verità, avvicinamento dello spettatore alla narrazione

Gli Oscar e Hollywood in genere, rappresentano un punto di riferimento per interpretare le tendenze generali del mondo della comunicazione. Fermo restando le differenze che sussistono tra cinema e pubblicità, riconosco nei vincitori di quest’anno molti dei trend che a mio parere segneranno – e già interessano – il mondo dell’advertising. 

Avete citato Boyhood e Birdman, due film molto diversi, ma entrambi figli di una ritrovata attenzione al ‘realismo’. I trucchi di post di Birdman in questo senso non ci devono trarre in inganno, il piano sequenza, la steady, l’inquadratura quasi sempre addosso ai personaggi, il teatro, protagonista del film (il mondo della finzione smascherata per eccellenza), proiettano lo spettatore dentro la storia, chiamandolo a viverla insieme ai protagonisti.

Nel mondo della comunicazione digitale si parla più in generale di ‘engaging’, – coinvolgimento, in Birdman ho avuto l’impressione forte di una volontà di avvicinare lo spettatore alla narrazione, ‘sfondando’ la parete invisibile dello schermo. Vedere Micheal Keaton in mutande, nudo di fronte al suo pubblico, rimanere intrappolato fuori dalla sala e costretto a camminare tra la gente, non più personaggio ma per la prima volta veramente ‘persona’ normale, mi è sembrato un richiamo fortissimo al mondo del digitale, dello svelamento e della condivisione di corpi e immagini nell’era di internet.

Popolarità e prestigio spesso non coincidono, Keaton attraverso il teatro cerca un prestigio  e una legittimazione culturale alla quale fino a quel momento non aveva accesso. In realtà esponendosi, nudo alla folla non ha fatto che aumentare la sua popolarità. Sparandosi in scena (anche qui la realtà irrompe nella finzione), pensa ingenuamente di recuperare credibilità e forse prestigio ma così facendo aumenta ancora una volta la sua popolarità. In ospedale la figlia Emma Stone gli annuncia ‘papà siamo a già a…milioni di visualizzazioni…’.

A proposito di realtà, mi permetto un piccolo fuori programma parlandovi della campagna che abbiamo realizzato per Kinder con Gigi Cassano (agenzia Providence), avvalendoci di persone vere (e non personaggi), messi di fronte alla macchina da presa a loro insaputa ed esposti alle reazioni che una situazione di emotività non controllata ci porta a catturare, siamo riusciti a realizzare una campagna di grande coinvolgimento che in questi giorni ha superato il milione di visualizzazione su Youtube e i vari social network.

Boyhood pur essendo un film completamente diverso risponde allo stesso desiderio di realtà che si respira nel nuovo cinema. Offrirci la possibilità di osservare la crescita reale di un adolescente alle prese con i propri turbamenti e tutti i dilemmi della crescita, credo faccia riflettere su cosa vuol dire fare comunicazione. Il pubblico non solo è partecipe ma gli è offerta una verità, il meno possibile mediata dallo schermo. Non è più credo, il momento dei supereroi e della fantascienza alla quale siamo abituati (penso ad Interstellar, ingiustamente escluso dalla cinquina, un film di fantascienza molto plausibile e radicato nelle problematiche che vive il nostro mondo), ma della realtà e dell’emozione, della verità raccontata senza artifici. Il successo di Thank you Mom degli anni passati, o delle campagne Dove, penso vada inserito in questo quadro generale, e Boyhood ne è testimone”.

Giorgio Borghi, executive producer e partner Movie Magic International.