Interviste

Questo titolo è una premessa: l’unica certezza è che nessuno sa dove stiamo andando. Partiamo da Cannes

Rispondendo a una sorta di provocazione sollevata da Karim Bartoletti, nella sua figura di Festival Representative dei Cannes Lions, nonché presidente Cpa. ‘Sorta’ perché in realtà si tratta di pensieri e riflessioni su cui tutti ci stiamo interrogando

Il punto è metterli a sistema, perché lo tsunami non ci colga impreparati.

La necessità di una nuova visione

Peraltro dal nostro punto di vista, il tema ha veramente ampia portata e riguarda aspetti economici ma anche sociali e soprattutto culturali. Per questo da tempo sosteniamo l’esigenza di governare l’innovazione, che oggi viene sintetizzata nella rivoluzione AI, ma che in realtà come tipo di traiettoria ha origini già nella deriva presa dai social. Il tutto, non solo nell’ottica degli interessi della nostra industry, ma in generale dello stesso futuro. Inutile negare quanto abbiamo sotto gli occhi. Dalla falsa promessa di una democrazia allargata grazie ai social alla sempre maggiore concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi con le big tech a dettare legge. Inutile negare quanto si stia assottigliando la ‘classe media’ grazie a un potere d’acquisto che in Italia ci depaupera a partire dai salari che non crescono. Non è il caso di interrogarci su quanto sia forse fallace, inutile e probabilmente anche inefficace questa rincorsa al di più, ovunque, e a minor prezzo? Il discorso è ovviamente lungo e articolato e impone la scesa in campo di nuove visioni capaci di dare direzione e governo a quanto immaginiamo possa essere il piano per il nostro Paese di domani. Ovviamente mettendo in primo piano anche i giovani che, ricerche alla mano, non sembrano passarsela così bene. Con i danni da dipendenza da connessione a farsi già sentire e l’ansia per un futuro che non vedono a renderci in qualche modo responsabili.

Ma, come si dice, agiamo dove possiamo

Ossia a partire dalla nostra industry, dall’analisi di questo Cannes 2025 , perché, a detta di Karim Bartoletti, è stato l’ultimo brindisi a un mondo che fu. Vi proponiamo quindi questa mezz’ora di chiacchierata a ruota libera, per arrivare a un obiettivo: facciamo sistema, parliamone, esaminiamo le possibili figure che il cambiamento sta assumendo e assumerà, per prevenire, organizzarci, governare.

Sul podio mancano le nostre marche perché manca il coraggio

“E quando manca il coraggio è perché c’è paura. Se devo fare l’analisi di quello che è successo quest’anno, è stato il Cannes della paura, dove tutto andava benissimo, tutto era raccontato benissimo, c’erano speeches di gente che diceva cose bellissime, ma era chiara l’atmosfera da ultima abbuffata prima che il tavolo salti. L’attuale non è un momento di verità, perché se fai finta di raccontarla è perché hai paura di qualcos’altro. I brand si sono scontrati con la difficoltà che possono essere visti in tanti posti e quindi hanno trovato nuovi posti dove farsi vedere, il tutto ha creato uno smembramento culturale dell’advertising, che un tempo poteva fare più facilmente cultura, grazie alla breccia su tante persone che vedevano i messaggi in pochi luoghi e negli stessi momenti. Oggi c’è troppo rumore, cui si aggiunge la paura legata alla degerarchizzazione del mercato e la creatività dell’AI. Nessuno, però, sta aprendo una conversazione sul cambio di sistema, ossia come faremo i lavori in AI, come funzionerà, chi avrà la proprietà intellettuale di quel progetto. Perché, per capirlo, non mettiamo allo stesso tavolo degli avvocati, dei clienti, delle associazioni, dei cost controller, delle case di produzione, dei creativi, dei creator, delle agenzie, il media, dei talenti? Cosa sarà la competenza? Ad esempio nel caso dei produttori, cosa diventerà quando produzione e creatività saranno quasi la stessa cosa, arriveremo ancora al livello di consulenza che abbiamo perso anni fa?…”.

Buon ascolto.