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Universo della nutrizione: aziende attenzione, i nuovi Food eVangelist sono i giovanissimi della generazione Z. E tutto si complica, perché significherà sconvolgere le regole del marketing. Lo anticipa Food2020 by Ketchum

Lo studio internazionale (coinvolti 11 paesi tra Nord e Sud America, Asia ed Europa, Italia compresa), infatti, dimostra come oggi ‘influenzer’, o meglio ‘Food eVangelist’, ossia persona che impegna una buona parte della giornata in conversazioni reali o virtuali sul cibo, potenzialmente sia qualsiasi consumatore, non più una stretta nicchia, dunque, ma una massa che già vale il 24% della popolazione a livello mondiale e in Italia sale dal 37 al 43% della popolazione in Italia e dal 29% al 33% in Argentina.

Ma l’aspetto nuovo è l’influenza che il fenomeno sta avendo sulle nuove generazioni. A livello globale, quasi il 50% dei genitori intervistati dichiara il ruolo attivo dei propri figli nella scelta degli alimenti, con il 39% che legge le etichette e il 38% che evita ingredienti poco salutari. Un terzo, poi, preferisce alimenti biologici o di produzione locale e il 26% sta alla larga dai cibi troppo elaborati.

Nuovi i paradigmi del mangiare sano, crescendo l’importanza di fattori quali: tracciabilità degli ingredienti, territorialità, modalità di produzione. Il 49% degli intervistati ha più fiducia nei rivenditori locali che nei grandi supermercati e il 47% pensa che gli alimenti dei piccoli produttori siano più sicuri dei grandi. Tali dati balzano rispettivamente al 66% e al 58% tra gli americani.

Il 60% degli intervistati afferma che è importante insegnare ai figli fin da piccoli il valore degli alimenti biologici. Interessante la contraddizione secondo la quale è sempre maggiore, in tutto il mondo, la richiesta di tecnologie che consentano un risparmio di tempo nella scelta e acquisto degli alimenti (spesa online) ed è contemporaneamente sempre più diffuso il desiderio di avere un rapporto più diretto e personale con il rivenditore di prodotti alimentari (per il 50% degli intervistati).

E l’industria? Sta già rispondendo alle richieste dei Food eVangelist, con non pochi brand ad aver ad esempio annunciato cambiamenti nella formulazione dei prodotti, o reso più evidente la composizione e la tracciabilità degli ingredienti.

I Food eVangelist, intervistati negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Germania hanno oggi una maggiore fiducia nella sicurezza della catena alimentare di quanto non ne avessero nel 2013. Ciononostante in altri paesi il livello di fiducia è ancora piuttosto basso.

Tra i fattori che le persone ritengono più importanti nella comunicazione delle aziende alimentari troviamo trasparenza, chiarezza e onestà. Ma non basta. La fiducia non si costruisce con slogan e azioni di marketing. I consumatori chiedono coerenza, autenticità, vogliono sapere tutto su ciò che mangiano e non a caso si fidano più di amici e familiari che di medici e brand.

Infatti, nonostante per i Food eVangelist il cibo rappresenti il principale argomento di conversazione nei social network, la ricerca, ha evidenziato che preferiscono raccogliere informazioni sui brand e sulla produzione degli alimenti attraverso media tradizionali, quali telegiornali, quotidiani, blog e siti internet.

Al microfono di youmark, Andrea Cornelli, ceo Ketchum.