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Se siete un’agenzia, un consulente, o comunque una realtà che a diverso livello e titolo si occupa di comunicazione, dovete assolutamente proseguire nella lettura. Ci scrive un manager di un brand super noto. Occhio, perché come capirete dalle sue parole, di strada da fare ce n’è ancora molta. Siete certi di dare ai clienti quello di cui hanno bisogno? Fateci sapere

“E’ un pò di tempo che volevo scrivervi per farvi i complimenti per la vostra rubrica La Lavagna. L’ho trovata interessante, utile, stimolante e necessaria. In questo periodo storico di confusione e frustrazione, infatti, dal mio punto di vista questo tipo d’iniziative sono le benvenute e dovrebbero avere tutta l’attenzione possibile dagli addetti ai lavori. Mi scuso se questa e-mail arriva un pò in ritardo rispetto a quando La Lavagna è stata inaugurata.
Vi seguo quotidianamente e mi appassiono alle vostre interviste. Trovo interessante cercare di capire la frustrazione dei leader delle agenzie per il mancato riconoscimento professionale attraverso fee adeguati. Sinceramente parlando, ne sono molto dispiaciuto, perché il ruolo delle strutture di consulenza della comunicazione è fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di marketing e di business. Inoltre, penso che nell’era della comunicazione su piattaforme media multichannel il supporto delle agenzie diventi ancora più importante, per questo è sempre più necessario che i brand abbiano partner felici, entusiasti, motivati.
E’ da più di qualche anno che la suddetta frustrazione viene dalle agenzie comunicata attraverso interviste, workshop e interventi vari. Da altrettanto che le medesime strutture di consulenza della comunicazione annunciano e attuano ristrutturazioni, per proporsi a mercato e brand clienti come innovative, strategiche, integrate. Ma la mia prima domanda è ‘voi agenzie siete sicure di comunicarci le vostre capacità in maniera chiara’?
Personalmente, ogni volta che ne incontro una, mi sembra non sia cambiato nulla. Solo in rarissimi casi rispondono alle esigenze dei brief in maniera ampia. Molte volte, invece, lavorare con loro è faticoso per questioni che non sono focus per noi ‘clienti’. C’è un gap di comprensione tra agenzie e clienti.
Dal mio punto di vista i grandi gruppi dovrebbero organizzare dei workshop per ridefinire cosa vogliono oggi dire: 
 Strategia
– Creatività
 Digital
Project management
 Chi fa cosa (Marketing vs Agenzie)
Qualche esempio?
Non si sente mai parlare di strategia di produzione, ma sempre di consumer insight, assolutamente rilevanti, ma non esaustivi per completare un progetto. Mi piacerebbe confrontarmi con producer di agenzia che lavorano al meglio per capire come ottimizzare i costi o dare un valore alle scelte di approvazione production cost.
Ancora, chi guida oggi la creatività? A volte mi sembra che sia il media con la costruzione di piattaforme touchpoint o con opportunità di partnership con media owner. Insomma, come evolve il concetto creativo, chi dobbiamo briffare, un team media o copy e art? Tutti parlano di creatività digital, ma qual è il ruolo dei media touchpoint convenzionali nell’era digitale? Cosa vuol dire fare tv oggi? A quali problemi risponde una campagna tv driven e a quali altri una SoMe driven o altro?
E sempre a proposito di digital, nelle agenzie mi sembra si faccia ancora la distinzione tra strategic planner e digital planner. Ma ha senso in un mondo dove tutto è digitale? Uno stratega deve essere contemporaneo e aggiornato. Digital, poi, è una parola troppo ampia. Quando dobbiamo propriamente  parlarne? Quando facciamo e-commerce? E i banner, sono ancora considerati una discussione digital?
Concludendo, come già sopra detto, comprendo la frustrazione delle agenzie e ne riconosco il ruolo fondamentale nello sviluppo di progetti propedeutici al raggiungimento degli obiettivi di business, ma credo che da parte loro manchi proattività ‘ordinata’ (ad esempio, iniziative come la vostra La Lavagna) per coinvolgere i  clienti facendo capire che abbiamo bisogno l’uno degli altri.
Perché, forse, oggi l’esigenza di noi clienti è ‘ordinare’ la moltitudine di offerte creative che già le stesse piattaforme media offrono. Forse oggi, prima di sentir parlare di azioni creative, abbiamo bisogno di essere sollecitati nel riflettere se i nostri brand bible siano esaustivi e chiari per poi comunicare attraverso le molteplici piattaforme e opportunità”.  
Tommaso Calzolari,
GTM Manager – Marketing and Communication – Key Account FLE adidas AG