Youmark

Il mercato cinese è opportunità. Abbiamo perso il treno degli investimenti e dell’educational. Dobbiamo recuperare. Differenziazioni territoriali e culturali non lasciano scelta. Vince il mix tra prospettiva esogena ed endogena. Con la comunicazione a giocare un ruolo primario. Perché al Made in Italy serve rilevanza. E pure le pmi devono provarci

E’ in sintesi quanto emerso ieri dall’incontro ‘Si fa presto a dire Cina. Come cambia il paese del Dragone’ organizzato da TNS in partnership con UniCredit, presso la sede Y&R a Milano, in via Tortona 37, e raccontato al microfono di youmark da Simona Maggini, Y&R General Manager, che, assieme  a Giuliano Noci, Vice Rettore Italia Cina – MIP, Alexandra Parolini, Group Sales and Business Project Director – PGM – La Perla, e Ivana Ventura, Chief Development Officer – TNS Italia, ha animato la relativa tavola rotonda.

Le opportunità sono ancora molte. Ma non si deve più perdere tempo. E se da un lato le caratteristiche strutturali del nostro sistema industriale (prevalenza di pmi) potrebbero remare contro, dall’altro non ci sono più scuse. Anche perché la via per supportare le nostre aziende c’è, qualsiasi sia la loro dimensione, grazie a contratti di consulenza flessibili, tarati anche su esperimenti, che consentono di procedere per test.

Tenendo ben presente che non basta sbarcare e provare a vendere. Occorre conoscere (la Cina è molti mercati e molti target diversi in uno, basta pensare a Pechino e Shangai), sfruttando le potenzialità di una consulenza che sappia abbinare prospettiva esogena ed endogena.

E poi serve diffondere cultura. A differenza di quanto fecero da subito i tedeschi, infatti, noi non ci abbiamo investito per nulla. E i risultati si vedono, al ‘Made in Italy’, fatta eccezione per lusso e fashion, manca rilevanza. Lo sapevate che il nostro food è catalogato tra il resto dell’etnico?